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Agroecologia, SDGs, salvezza. Il decalogo della FAO

Agroecologia, ecoagricoltura, agricoltura biologica. L’unica via per la salvezza del pianeta e chi lo abita è sotto gli occhi di tutti. Basta superare la coltre della Viral Deception, l’inganno virale di chi manovra la politica e l’informazione. Per vendere tanto al chilo i falsi concetti di ‘naturale’ e ‘sostenibile’. E spacciare in quanto tali i prodotti da ‘agricoltura integrata’ che invece derivano da filiere ove l’impiego di agrotossici è intensivo e massiccio. Il decalogo della FAO e alcune brevi riflessioni.

‘Anche se la finestra è la stessa 

non tutti quelli che vi si affacciano vedono la stessa cosa. 

La veduta dipende dallo sguardo’ (Alda Merini)

Agroecologia, il decalogo della FAO

L’agroecologia viene definita dalla FAO (Food and Agriculture Organization) sulla base di 10 principi. (1) Un decalogo che i 197 Stati membri della FAO – e l’Unione Europea, che pure vi aderisce – dovrebbero seguire per guidare la trasformazione dei propri sistemi agricoli. In sintesi:

– diversità, sinergie, efficienza, resilienza, riciclo, co-creazione e condivisione di conoscenze,

– valori umani e sociali, cultura e tradizioni alimentari,

– economia circolare e di solidarietà, governance responsabile. (5)

I 10 elementi sono interconnessi e interdipendenti. Rappresentano una guida per la politica, ma anche per gli stakeholders. Le parti sociali interessate, a partire dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata), in vista di pianificazione e gestione della transizione agroecologica. (2)

Agroecologia e tutela dell’ambiente

L’ecoagricoltura, o agroecologia, integra i valori ecologici e sociali nella progettazione e gestione dei sistemi agroalimentari. L’attuazione concreta di questi valori consente di:

– ottimizzare le interazioni tra piante, animali, esseri umani e ambiente,

– aumentare la fertilità dei suoli,

– eliminare l’utilizzo di pesticidi e agrotossici,

– conservare la biodiversità e i paesaggi. (3)

Ecoagricoltura e società

La food security – vale a dire, l’approvvigionamento di alimenti sicuri e nutrienti a tutti gli esseri umani – è l’obiettivo da perseguire con un approccio olistico, ecologico ed equo-solidale. Il sistema ecoagricolo, basato su produzioni di piccola scala, vale perciò a esprimere diversi vantaggi per i protagonisti della filiera.

I contadini, in una logica di filiera corta, traggono vantaggio da:

– minori costi di produzione e trasporto,

– maggiori ricavi, grazie alla disintermediazione (in caso di vendita diretta al consumatore) o comunque di riduzione dei passaggi commerciali intermedi,

– maggiore autonomia decisionale e di gestione.

I consumatori possono acquistare cibi davvero freschi e naturali, senza agrotossici, migliori anche per la salute e il sistema immunitario. A prezzi accessibili, non speculativi, che remunerano equamente il lavoro di chi produce. Con gli ulteriori vantaggi di:

– educazione ai cibi e alle loro stagionalità, grazie al contatto diretto coi contadini,

– consapevolezza e responsabilità delle scelte di consumo.

Agroecologia, qui e ora. Ecco perché

Covid-19 è la dimostrazione pandemica del fallimento di un intero sistema. Laddove non solo l’ambiente ma l’uomo stesso vanno perdendo la loro difesa più importante, la resilienza. Negli organismi di molte specie, il sistema immunitario. E non v’è da stupirsi, considerati gli effetti degli agrotossici sulle popolazioni dei primi Paesi esportatori di commodities. Dall’Argentina agli USA, la tossicità è acuta. O sulle api, sentinelle della vita sul pianeta. Mentre noi stessi serviamo da cavie alle Corporation dei veleni, anche in Europa.

L’agroecologia è l’unica via da seguire, per salvare la Terra e i suoi abitanti. Nonché per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals) che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha inserito in Agenda 2030. (4) E non possono prescindere da una riforma strutturale delle filiere agroalimentari.

La svolta necessaria

Servono riforme di ampio respiro nelle politiche agricole, come indicato dalla FAO. A partire dalla Politica Agricola Comune (PAC) in Europa, che è tuttora la prima area di scambi di derrate alimentari nel pianeta (5,6).

Finanziamenti diretti alle produzioni agroecologiche su piccola scala sono indispensabili a sostenere la creazione di valore condiviso sui territori. E i prodotti dell’agricoltura contadina devono venire distribuiti anche nei supermercati, senza pretendere quelle onerose certificazioni che di fatto costituiscono barriere di accesso al canale della distribuzione moderna.

Ricerca e innovazione devono venire sostenuti con investimenti di rilievo, pubblici e privati. Il futuro non è la Lab Meat ma i cibi secondo natura. Nel rispetto delle biodiversità, bisogna:

– favorire il recupero di varietà autoctone e resilienti,

– sviluppare strumenti eco-compatibili per promuovere salute, resilienza e crescita delle piante (es. micorrize).

Dalla rivoluzione verde all’impero degli OGM, i falsi storici

La ‘rivoluzione verde’ è il primo falso storico. I contadini che ora dipendono dai monopolisti di pesticidi e sementi (Big 4) sono impoveriti dai maggiori costi di agrochimica ed energia senza registrare alcun rialzo dei listini delle loro derrate. Avvelenano se stessi e i loro figli, prima ancora di quelli altrui. Oltre ai suoli, le acque e l’aria, nonché il nostro cibo.

L’impero degli OGM è il secondo falso storico, La Grande Truffa come si è scritto nel nostro omonimo ebook gratuito. La prima generazione di OGM si è rivelata solo strumentale all’aumento delle vendite degli agrotossici più devastanti, come glifosato e dicamba. I quali sono stati approvati sulla base di frodi scientifiche a tutt’oggi impunite. E danneggiano, tra l’altro, il microbioma da cui dipende il sistema immunitario.

I nuovi OGM che si affermano oggi a livello globale sono solo un dejavù. Destinati a consolidare un sistema malato di monopoli e abusi su ecosistemi e popolazioni. Decine di migliaia di esperimenti di ingegneria genetica sono già dispersi nell’ambiente, senza alcuna valutazione del rischio su biodiversità e pianeta.

Dario Dongo e Camilla Fincardi

Note

(1) FAO (Food and Agriculture Organization). The 10 Elements of Agroecology,

(2) FAO. The 10 elements of agroecology guiding the transition to sustainable food and agricultural systems,

(3) John Reimann. Regeneration Farming. Global ecosocialist network, 4.2.20,

(4) UNEP (United Nations Environment Programme), Last call for a food systems revolution, 19.07.19,

(5) Cristina Cruz. The sustainable intensification of agricolture in Europe. Open Access Government, 19.04.18,

(6) Cfr. Dejan Ljami. Agroecology, The way of sustainability in Europe’s farming. Open Access Government, 17.01.20.

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna e in diritto italo-francese presso l’Université Paris Nanterre, attualmente è iscritta al Master in Giurista e Consulente della Sicurezza alimentare presso l’Università di Bologna.

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