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Pesticidi, siamo tutti cavie di Big 4

Pesticidi nell’ambiente, nel piatto e nell’organismo umano.  Nell’inaccettabile omissione delle doverose valutazioni tossicologiche degli effetti cumulativi e additivi dei cocktail di agrotossici utilizzati in agricoltura convenzionale, noi tutti siamo le cavie di Big 4, i monopolisti di veleni e sementi. È ora di fermare il timer.

Pesticidi, l’appello di PAN Europe

Oltre un quarto degli alimenti commercializzati in Europa contiene residui di due o più pesticidi, secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). E la situazione è molto peggiore per alcune derrate. I frutti estivi (ribes, ciliegie, fragole e banane), ad esempio, sono inquinati da variegati cocktail di pesticidi in oltre il 60% dei casi.

L’assenza di una valutazione della sicurezza sulle miscele di pesticidi presenti nei nostri alimenti non solo non soddisfa i requisiti delle regole UE, ma espone anche a rischio la salute dei consumatori, con evidente violazione dei diritti umani’ (PAN Europe, comunicato stampa 4.7.19). (1)

Da quattordici anni ormai, la normativa europea in materia di pesticidi prescrive l’esame tossicologico dei loro effetti cumulativi e sinergici. (2) Nondimeno, la Commissione europea continua a omettere la prescrizione delle doverose analisi del rischio di sicurezza chimica. Tollerando l’impiego di combinazioni di pesticidi soggetti ad autorizzazioni che si basano invece sulle valutazioni degli effetti delle singole molecole. Senza considerare, appunto, l’impatto dei loro mix su ecosistemi, esseri umani e bambini, animali (api incluse).

Pesticidi, un cocktail micidiale

L’ultimo rapporto dell’EFSA sui residui di pesticidi negli alimenti (3), pubblicato il 26.6.19 e basato su campioni di frutta e verdura raccolti nel 2017 in tutti gli Stati membri dell’UE, riconferma i preoccupanti esiti degli anni precedenti. Preoccupanti in Europa, anzitutto, ove pur vigono regole di protezione della salute dei consumatori ben più stringenti che nei Paesi extra-europei. Come si è visto nei recenti esempi di USA, CanadaBrasile.

Poco più della metà (54%) degli alimenti analizzati è libera da residui di pesticidi. Ma più di uno su quattro (27,5%) contiene 2 o più residui di agrotossici. Una minaccia composta da 353 molecole. Il 62% dei campioni – 2 su 3 – di frutta e frutta secca europea convenzionale (non biologica) contiene pesticidi.

La presenza di mix di due o più residui di pesticidi riguarda il 70% dei campioni di ribes e more e oltre il 60% di ciliegie, fragole, lattuga, rucola e banane. Ma se, come e quanto l’interazione tra molecole possa amplificarne la tossicità non è ancora dato stabilire, in difetto di valutazione della loro sicurezza. Nelle acque superficiali e sotterranee peraltro residuano ancora quelle sostanze altamente tossiche vietate da decenni. Come DDT, atrazina e altri inquinanti organici persistenti (POP).

Una minaccia alla fertilità

Il consumo di alimenti contaminati da pesticidi è correlato alla riduzione della fertilità. A causa dell’ampia occorrenza di interferenti endocrini, nei prodotti ‘fitosanitari’ come nei MOCA e nei materiali impiegati in migliaia di oggetti di uso corrente. Tra gli agrotossici più pericolosi, PAN Europe, segnala:

– clorpirifos, un insetticida neurotossico che influenza lo sviluppo del cervello nei bambini, è tra i più diffusi negli alimenti prodotti in Europa, spesso oltre i limiti massimi consentiti (come emerso su 400 campioni),

– boscalid, un fungicida che altera il sistema endocrino, secondo la valutazione d’impatto della Commissione del 2016. Compare tra i primi 5 pesticidi rilevati, ma dovrebbe essere bandito, secondo le norme europee, (4)

glifosato, il principio attivo ideato da Monsanto (ora Bayer), classificato come probabile cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). È spesso rilevato in lenticchie (42%), orzo (23,5%) e piselli (25% ) e nel miele, anche oltre i limiti di ‘sicurezza’.

L’esposizione alle miscele di pesticidi è aumentata negli ultimi anni e mentre le istituzioni promettono – da oltre un decennio – di sviluppare un protocollo di valutazione per le miscele, i consumatori sono diventati cavie. Chiediamo ai nostri legislatori di introdurre subito un ulteriore requisito di sicurezza per le miscele. E di smettere di fingere che le miscele chimiche siano sicure‘. (Angeliki Lysimachou, responsabile scientifico di PAN Europe, 4.7.19)

Ci associamo a questo accorato appello, chiedendo alla nuova Commissione europea e alle autorità governative nazionali di intervenire senza ulteriore ritardo per garantire la salute pubblica e la protezione dell’ambiente.

Rinnoviamo il nostro invito – ai consumAttori, nonché alle rappresentanze di filiera e della società civile – ad aderire alla campagna #Buycott! Basta! olio di palmasoia OGM e prodotti di origine animale in arrivo dal continente americano. #NotInOurNames,!#NonInNostroNome, interrompiamo la domanda dei prodotti che derivano da filiere venefiche e abusive dei diritti umani!

#Égalité!

Marta Strinati e Dario Dongo 

Note

(1) PAN Europe, fondata nel 1987, riunisce 38 organizzazioni dei consumatori, della sanità pubblica e ambientale, sindacati, gruppi di donne e associazioni di agricoltori di tutta Europa. È parte del Pesticide Action Network (PAN),  una rete di oltre 600 organizzazioni non governative, istituzioni e individui fondata nel 1982 e attiva nei 5 continenti, in oltre 60 Paesi. Per ridurre al minimo gli effetti negativi degli agrotossici e sostituirli con alternative ecologicamente valide e socialmente giuste.

(2) V. reg. CE 396/05 relativo ai livelli massimi di residui di pesticidi in alimenti e mangimi, e successive modifiche

(3) V. The 2017 European Union report on pesticide residues in food https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/5743

(4) Cfr. reg. CE 1107/09 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, e successive modifiche. Allegato II 3.6.5 e 3.8.2

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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