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OGM vecchi e nuovi, sfruttamenti e monopoli, ‘Soyalism’

Tra  OGM  vecchi e nuovi, monocolture e abusi su ambiente e popolazioni, ‘Soyalism’. Il nuovo film-documentario dell’amico  Stefano Liberti, di cui ci è caro ricordare l’altrettanto imperdibile saggio ‘Land grabbing. (1)

Alimentare il pianeta, la questione irrisolta

Come alimentare  il pianeta. Se ne è parlato a Expo Milano 2015, tra aperitivi e cene ufficiali. Dimenticando solo gli obiettivi ONU di fine millennio (MDGs,  Millennium Development Goals) – eradicare la fame e la povertà estrema – che sono ovviamente falliti. Salvo venire riproposti, col nuovo acronimo SDGs (Sustainable Development Goals), in vista del 2030. La malnutrizione è frattanto aumentata, aggravata anzi dall’ulteriore privazione di risorse idriche. Con il sostanzioso contributo dell’industria bellica occidentale, che tuttora miete vittime a poche miglia dai nostri mari. E poco più in là, anche nello Yemen così prossimo a Expo Dubai 2020.

Le politiche  europee e internazionali continuano a trascurare gli sprechi alimentari,  che superano un terzo della produzione globale. (2) Si trascura l’impatto delle monocolture sulla biodiversità, quello degli agrotossici sulla desertificazione dei suoli. Ancor peggio, si tace su rapina delle terre  e deforestazioni, crimini internazionali contro l’umanità e l’ambiente tuttora perpetrati per lasciare spazio alle monoculture di palma e soia, le prime due cause di tali atrocità.

Soyalism’, l’imperialismo della soia OGM

Stefano Liberti  è un segugio da filiere alimentari, le segue nei dettagli sui tragitti intercontinentali e locali. Fino a risalire al significato economico e alle implicazioni socio-ambientali che solo ciascuno di noi può giudicare se compatibili con la propria coscienza. E magari, cambiare le proprie scelte di consumo affinché anche la filiera venga costretta a cambiare. Senza olio di palma, senza OGM, senza animali in gabbia né antibiotici, per iniziare.

Soyalism, l’ultimo docufilm, muove dalla produzione di carni di maiale. La zootecnia suina è letteralmente esplosa, grazie al rapido aumento della domanda nel Paese più popoloso del mondo, la Cina. Grazie alla riduzione delle diseguaglianze sociali che soltanto la Repubblica Popolare Cinese ha saputo raggiungere nei termini previsti dai  Millennium Development Goals. Ma per produrre maiali servono mangimi e la dittatura della soia si riafferma con inaudita violenza.

Dal Brasile  alla Cina, passando per USA e Mozambico. La filiera dello sfruttamento globalizzato di popoli, ambiente e lavoratori viene messa allo scoperto, non c’è altro da aggiungere. La concentrazione del potere in una manciata di  Corporation  che controllano tutto e tutti, facendo scomparire nell’acido della miseria l’agricoltura contadina e le comunità locali. I paesaggi rurali vengono rasi al suolo per fare spazio alla monocoltura di soia OGM, da inondare col  Roundup  (glifosate) e altri agrotossici che avvelenano i suoli come i corsi d’acqua e gli esseri viventi.

La foresta amazzonica  viene devastata senza tregua, con rinnovato stimolo sotto la presidenza Bolsonaro, per rifornire le gigantesche fabbriche di maiali sul lato opposto del pianeta. Rendersi conto di tutto ciò è la base per fare in modo che questo scempio possa avere fine, solo attraverso la pressione dal basso  dei consumAttori globali. I quali possono assumere decisioni responsabili, come decidere di escludere dalla loro spesa tutti i prodotti che contengano olio di palma nonché le carni e i latticini che non garantiscano la derivazione da animali nutriti con mangimi non-OGM. Per legge, nelle produzioni bio, e per scelta da parte di operatori saggi (compresi i fornitori dei prodotti a marchio Coop Italia). Il #votocolportafoglio è la sola forza che costringe l’offerta a cambiare, si ricordi bene.

Le proiezioni  di ‘Soyalism’ hanno luogo in vari Paesi. I prossimi appuntamenti in Italia sono a Torino il 12 giugno, a Milano il 20 e Belluno il 21. (3)

NBT, il nuovo che avanza

Qualcuno intanto  sollecita la  deregulation  degli OGM, vecchi e nuovi. Eliminare le regole stabilite a tutela della salute di esseri umani e animali, ecosistemi e biodiversità. Con la scusa di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari. Una storia già vista, che non ha neppure scalfito la  food security  ma ha invece  accresciuto il dominio imperialista dei colossi dell’agrochimica. Le  Big 4  ora controllano più del 60% del mercato globale di sementi e pesticidi. Capaci di comprare o corrompere quasi tutto e tutti, nelle istituzioni e la politica, i ‘corpi intermedi’ (es. confederazioni agricole e industriali), la stampa, le università e i centri di ricerca.

I nuovi OGM  sono travestiti con un nome rassicurante che richiama la riproduzione secondo natura,  New Breeding Techniques  (NBT). Ma in entrambe le ipotesi – transgenesi (‘metodo OGM classico’) e cisgenesi (NBT) – la naturale sequenza dei geni viene modificata attraverso un intervento alieno, cioè umano. Con la sola differenza che nel primo caso viene inserito materiale genetico che proviene da una specie non sessualmente compatibile, nel secondo si modifica il gene proprio della pianta, anche trasferendovi materiale di altre piante della stessa specie. La Corte di Giustizia UE ha perciò affermato, con sentenza 25.7.18, che anche i nuovi OGM devono soggiacere alle regole stabilite in Europa per tutti gli organismi geneticamente modificati. (4) Autorizzazione e monitoraggio, valutazione dei rischi, tracciabilità, etichettatura.

Il 4.6.19  Paolo De Castro – nella veste di presidente pro-tempore della Commissione agricoltura del Parlamento europeo – ha inaugurato la prima riunione del Consiglio agricoltura sotto la nuova legislatura tirando fuori proprio il tema della ricerca e innovazione mediante ‘genome editing’. Dichiarando gli NBT cruciali per ‘riduzione dei consumi idrici, dei consumi di fertilizzanti e dei fitofarmaci, ma anche riduzione dei rischi per gli agricoltori, ciclicamente afflitti da vecchi e nuovi patogeni’. (5) Gli stessi argomenti che i lobbisti di Monsanto proponevano 20 anni fa per chiedere all’Europa di de-regolare gli OGM, come avevano già ottenuto in USA. Una propaganda poi smentita dai dati sullo straordinario incremento dei consumi di pesticidi, come abbiamo documentato nell’ebook gratuito ‘OGM, la Grande Truffa.

Curiose coincidenze, il ruolo di Paolo De Castro – nella precedente legislatura, in seno alla Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo – di relatore per il  Transatlantic Trade and Investment Partnership  (TTIP). E il recente via libera alla riapertura dei negoziati. Nel  Far West della propaganda, si vuole convincere la popolazione europea che gli NBT costituiscano la soluzione da sdoganare con urgenza per porre rimedio ai problemi di più ampia portata che sono stati causati da quello stesso modello fallimentare di  agricoltura intensiva. Sostenuto da una Politica Agricola Comune che privilegia l’agricoltura di larga scala a discapito delle piccole produzioni locali.

‘È il mercato, bellezza’?  Magari fosse! È piuttosto il  Soyalism  dei ‘Signori del Cibo’, per citare Stefano Liberti. Il nuovo che avanza trova il sostegno bipartisan di una politica etero-diretta, la quale ambisce a trasformare l’Europa in un incubatore permanente di  Franken-seed. Ma è davvero questa la soluzione alla questione alimentare mai seriamente affrontata? ‘Un sistema di sfruttamento delle risorse naturali e umane che, per soddisfare le esigenze del mercato monopolistico di sementi e agrochimica,  deve applicare ogni soluzione tecnica e genetica in grado di garantire la produzione. A prescindere dalla presenza di minacce naturali’. È questo il nuovo paradigma dell’agricoltura in Europa?

#Égalité!

Dario Dongo e Guido Cortese

Note

(1) Stefano Liberti,  Land Grabbing  (2011, ed. Minimum Fax)
(2) Gustavsson et al, 2011. Bio Intelligence Service, 2010
(3)  Soyalism. Il trailer e gli aggiornamenti sulle proiezioni
(4) Cfr. dir. 2001/18/CE, reg. CE 1829 e 1830/03. Per una volta, la Corte di Giustizia ha disatteso le conclusioni del suo avvocato generale. Il quale aveva insistito per sottrarre i nuovi OGM alle regole stabilite per gli ‘OGM classici’. Si veda l’articolo  https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/nuovi-ogm-nessuna-regola
(5) V. http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2019/06/04/de-castro-per-la-pac-ricerca-e-innovazione-senza-incertezze_683270d2-2526-4795-9cbd-b4b5d3d14051.html
(6) Così si direbbe. E l’approccio adottato dall’Europa nel caso Xylella, purtroppo, ne costituisce altro tragico esempio. Si veda  https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/xylella-e-decreto-emergenze-dibattito-e-petizione

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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Informatico e apicoltore professionale. Ex obiettore di coscienza, ha prestato servizio e poi volontariato in una mensa per senza fissa dimora a Torino. Si occupa di diritto al cibo, food policy, sovranità alimentare e biodiversità. Ha fondato l’associazione degli Impollinatori Metropolitani con l’obiettivo di difendere la biodiversità attraverso progetti specifici di rigenerazione sociale e ambientale. Rappresenta la Comunità Slow Food degli Impollinatori Metropolitani. Ha promosso la nascita della rete nazionale degli apicoltori urbani. Dirige un mercato agricolo indipendente, collabora e scrive per Egalitè (Onlus Roma) che si occupa di difendere i diritti di persone svantaggiate, e con i giornali Great ItalianFood Trade, Qualeformaggio, L'apicoltore Italiano e riviste minori.

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