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Global Syndemic, il mix micidiale di malnutrizione e crisi ecologica 

Global Syndemic,  sindrome epidemica globale. Il micidiale mix di malnutrizione e crisi ecologica costituisce la più grave minaccia per la salute delle popolazioni del pianeta, secondo l’ultimo rapporto degli  esperti internazionali riuniti da  The Lancet.  (1) I dati di scenario e la via da seguire.

Global Syndemic, il mix micidiale

La prima causa di malattie  a livello globale è la malnutrizione nelle sue varie forme, come declinate alle diverse latitudini. Malnutrizione, vale a dire eccessi e/o carenze di nutrienti e micronutrienti, diete squilibrate. Lo scenario è destinato ad aggravarsi a causa dei cambiamenti climatici, che peggiorano le condizioni di accesso al cibo.  L’interazione delle tre pandemie  – obesità, denutrizione e crisi ecologica – è definita dalla Commissione sull’obesità di  The Lancet  come ‘The Global Syndemic‘. Vale a dire una sindemia (o sinergia di epidemie) che colpisce la maggior parte delle persone in ogni Paese e regione del mondo.

driver  principali  della  Global Syndemic  sono il cibo e l’agricoltura, i trasporti, la progettazione urbana – affinché la popolazione possa approvvigionarsi di cibi freschi e salutari, anziché dipendere da  fast food  e rivenditori di cibi ultraprocessati,  nelle ‘paludi alimentari’ ove sono costrette le famiglie più povere nei Paesi sviluppati – e il consumo del suolo. Sistemi guidati da politiche miopi,  asservite ai poteri forti,    che mirano a realizzare i massimi ritorni nel breve termine, senza cura di effetti collaterali negativi per salute pubblica e ambiente.

L’interazione  delle tre pandemie – obesità, denutrizione e crisi ecologiche – con i citati  driver  è lampante, secondo i ricercatori. E produce effetti a cascata. Alcuni esempi:

– il sistema di produzione alimentare, responsabile dell’epidemia di malnutrizione (cibo-spazzatura, bevande zuccherate prive di nutrienti, ricette squilibrate), genera il 25-30% delle emissioni di gas serra (per oltre la metà attribuite agli allevamenti di bestiame). È indispensabile convertire i sistemi di produzione alimentare verso un modello sostenibile, (2)

– il sistema dei trasporti, sempre più incentrato sull’uso dell’automobile, genera il 14-25% delle emissioni di gas serra e favorisce al contempo la sedentarietà, così il rischio di sovrappeso (e altre malattie),

– lo sfruttamento  eccessivo  delle risorse naturali (suolo, acqua) e la crisi ecologica  mettono in crisi i sistemi agricoli. Gli eventi climatici estremi come alluvioni e siccità distruggono i raccolti, causando l’aumento dei prezzi di frutta e verdura fresche. Si riducono così sia la  food security  (sicurezza degli approvvigionamenti alimentari), sia la qualità della dieta. Favorendo il consumo di alimenti trasformati o ultra-processati.

Global Syndemic, l’impatto economico

Ogni pandemia, delle tre che compongono la  Global Syndemic, ha un colossale peso sulle economie degli Stati del mondo. Che ovviamente grava in misura maggiore sui Paesi LMIC (Low-Medium Income Countries). L’impatto economico complessivo è valutato nei seguenti termini:

– i costi dell’obesità  sono stimati in circa 2 mila miliardi di dollari l’anno, per quanto attiene all’assistenza sanitaria diretta. Aggiungendo alle spese sanitarie le perdite di produttività, si attribuisce alla  global obesity  un’incidenza del 2,8% sul prodotto interno lordo (PIL) del mondo. A spanne, l’equivalente dei costi del fumo o della violenza armata e della guerra. L’obesità infantile  è aumentata a livello globale di 8 volte tra le bambine e 10 volte nei maschi,  negli ultimi quattro decenni, fino a  raggiungere una  prevalenza  del 5-6% e del 7,8% (2016). Dati in crescita anche tra gli adulti, obesi il 14,9% delle donne e il 10,8% degli uomini. Il sovrappeso ha iniziato a diffondersi negli anni ‘80 del secolo scorso e ora colpisce 2 miliardi di persone, causando  ogni anno  circa 4 milioni di morti premature (dati 2015),

– la denutrizione  causa perdite economiche pari all’11% del PIL in Africa e in Asia, circa 3-5 mila miliardi di US$ l’anno. La Banca Mondiale considera necessario investire 70 miliardi di dollari in 10 anni, per raggiungere il secondo degli SDGs (Sustainable Development Goals),  End Hunger. Con la prospettiva di un ROI (Return on Investment) superiore al 1200%, pari a  850 miliardi di dollari. Gravi  carenze di micronutrienti  oggi colpiscono  2 miliardi di individui, la denutrizione cronica 815 milioni di persone. La denutrizione colpisce in modo sproporzionato bambini e adulti nei Paesi a basso reddito, in Africa orientale e centrale e Asia centro-meridionale soprattutto. Nel 2018, il  Global Nutrition Report  ha rilevato 155 milioni di bambini rachitici (per arresto della crescita) e 52 milioni di bambini deperiti. I costi per l’economia globale che derivano da denutrizione, carenza di micronutrienti e sovrappeso ammontano a 3-5 mila miliardi di dollari l’anno. Paradossalmente, entro il 2022 la prevalenza dell’obesità infantile e adolescenziale potrebbe superare quella di denutrizione moderata e grave,

– i costi della crisi ecologica  sono stimati incidere in misura del 5-10% del PIL globale. Eppure, basterebbe investire appena l’1% del PIL mondiale per invertire la rotta. Gli effetti economici del  climate change  includono, tra gli altri, i costi generati dai disastri ambientali (es. siccità e incendi), i cambiamenti nell’habitat (es. biosicurezza e innalzamento dei livelli del mare), effetti sulla salute (infezioni e diarrea da denutrizione), aumento dei costi in agricoltura e pesca, costi della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

Global Syndemic, la via da seguire

Le  misure  indicate dalla Commissione  The Lancet  per mitigare i disastri in esame convergono con le posizioni espresse da GIFT (Great Italian Food Trade). I  governi devono emanciparsi dall’influenza delle  lobby  di  Big Food  per gestire in autonomia le politiche sanitarie di prevenzione, nel cui ambito si collocano le politiche nutrizionali. In Europa persiste lo scandalo dei profili nutrizionali, che la Commissione europea avrebbe dovuto elaborare già da 10 anni (!). A livello di WHO, è ancora in atto la titanica battaglia di Ferrero contro le etichette nutrizionali di sintesi. Dal Sud-America è riportata la testimonianza del  senatore cileno Guido Giradi. Il quale ha vissuto in prima linea una battaglia durata 6 anni contro  Big Food, per riuscire a introdurre in Cile – ove i 2/3 della popolazione sono obesi o sovrappeso – i  warning  sulle etichette del cibo spazzatura.

La  governance  delle istituzioni politiche deve venire rafforzata a livello globale, regionale, nazionale e locale. A tal fine gli esperti riuniti da  The Lancet  hanno formulato alcune proposte:

– introdurre il diritto umano universale al benessere, che comprende i diritti dei bambini e i diritti di tutte le persone alla salute, cibo, cultura e ambienti sani,

– stimolare le organizzazioni intergovernative globali, come l’Organizzazione mondiale del commercio, il Forum economico mondiale, la Banca mondiale e grandi fondazioni filantropiche e le ‘piattaforme regionali’, come l’Unione europea, devono attivarsi per sostenere politiche coerenti agli obiettivi di contrasto alla  Global Syndemic,

– raccogliere almeno 1 miliardo di dollari per sostenere le iniziative di organizzazioni della società civile atte a mitigare la  Global Syndemic. La Commissione richiama il caso esemplare della  sugar tax  che  soda tax in misura  del 20%.  Fortemente promossa dalla organizzazione civile  The Alliance for Healthy Food, la misura fiscale ha condotto, in due soli anni (2014-2016), a una riduzione del consumo di bevande zuccherate del 7% (11,7% nelle fasce a basso reddito),

– si raccomanda ai governi di reindirizzare gli oltre 5 mila miliardi di dollari di sussidi annuali, attualmente erogati al comparto agricolo e all’industria dei combustibili fossili, verso pratiche più sostenibili in materia di energia, agricoltura e sistema alimentare,

– si raccomanda di istituire una Convenzione mondiale delle Nazioni Unite per sistemi alimentari sani e sostenibili (FCFS,  Framework Convention on Food Systems), secondo lo schema adottato per il controllo del tabacco (FCTC,  Framework Convention on Tobacco Control) e il cambiamento climatico (UNFCCC,  United  Nations  Framework  Convention on Climate Change). Le analogie tra il settore del tabacco, l’industria di  junk food  e quella dei combustibili fossili risiedono, secondo la Commissione, nel danno sociale che esse provocano e nell’influenza che esercitano sulle politiche grazie al potere economico che detengono.

#Égalité!

Marta Strinati e Dario Dongo

Note
(1)  The  Lancet Commission  on Obesity  (2019). ‘The Global Syndemic of Obesity, Undernutrition, and Climate Change: The Lancet Commission  report‘.  The Lancet,  http://dx.doi.org/10.1016/  S0140-6736(18)32822-8. Documento ad accesso gratuito,  previa registrazione
La Commissione  – coordinata da Università di Auckland (Nuova Zelanda), dalla George Washington University (Stati Uniti) e  World Obesity Federation  (Regno Unito) – è composta da 43 esperti di 14 Paesi.   Gli scienziati, nel corso dei lavori, hanno ampliato il raggio di azione su malnutrizione e cambiamento climatico. Tra i membri si segnala  Olivier De Schutter, già relatore speciale ONU per il diritto al cibo
(2) La Commissione sull’obesità di Lancet definisce come ‘sistemi alimentari sostenibili’ quelli che promuovono la salute umana, l’ambiente, l’equità sociale e la prosperità economica. I quali si distinguono per un basso impatto ambientale, sostegno alla biodiversità, contributo alla sicurezza alimentare e nutrizionale, supporto alle culture e le tradizioni alimentari locali.
Sustainable food systems promote the global outcomes of human health, ecological health, social equity, and economic prosperity. They have a low environmental impact, support biodiversity, contribute to food and nutrition security, and support local food cultures and traditions‘.

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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