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Agricoltura in UE-27, relazione di scenario 2020-2030

L’11.1.21 la DG Agricoltura e Sviluppo Rurale (AGRI) della Commissione europea ha pubblicato il rapporto ‘EU agricultural outlook for markets, income and environment, 2020-2030’. (1) Una complessa relazione di scenario sui possibili andamenti dei mercati agricoli in UE-27 nella decade 2021-2030.

Agricoltura in UE-27, relazione di scenario. Dati e perimetro

Il rapporto è stato realizzato dalla DG AGRI assieme al Joint Research Center (JRC), tenuto anche conto delle politiche europee di settore e degli studi prospettici di FAO e OECD. Il Centro di Ricerca Economica dell’Università di Wageningen (NL) e il Thünen Institute (D) hanno contribuito all’analisi dei mercati nazionali di mele e pomodori.

Le proiezioni riguardano L’Unione Europea con 27 Stati membri, a esito di Brexit, senza prevedere l’ingresso dei 5 candidati (Albania, Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord e Turchia). Si considerano gli accordi internazionali già ratificati (con Giappone, Canada, Vietnam, Ucraina), non anche quelli in attesa di ratifica (Mercosur, Messico).

Agricoltura europea, sfide e opportunità

La prima sfida dell’agricoltura europea è il salvataggio dalla crisi economica innescata da Covid-19, la più grave in tempo di pace fin dai tempi della Grande Depressione del 1929. Olivier De Schutter – Special Rapporteur on extreme poverty and human rights, già relatore speciale per il diritto al cibo, presso l’ONU – ha già evidenziato l’insufficienza delle misure di protezione sociale finora approntate in 208 Paesi. (2) La salvaguardia dei redditi in agricoltura è perciò legata in primis a:

– efficace applicazione della direttiva UE 2019/633 (UTPs, Unfair Trade Practices), (3)
– trasparenza nella catena del valore, (4)
– tutela dell’agroecologia su piccola scala, come raccomandata dall’ONU.

Le opportunità sono anzitutto legate alla transizione ecologica che è stata promessa nelle Strategie UE Farm to Fork e Biodiversity (oltreché nel Green Deal), ma privata di risorse nella (non-)riforma della PAC 2021-2027. Altre opportunità si intravedono nella digitalizzazione e soprattutto nella blockchain, intesa anche quale mezzo per favorire la trasparenza sulla catena del valore e quindi dare evidenza alla sostenibilità sociale delle filiere, come gli stessi consumatori chiedono anche in Italia. (5)

Seminativi lasciati ai pascoli, conversione al bio inferiore alle promesse

DG AGRI prevede una riduzione, nel decennio in corso, della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in UE. In particolare, una riduzione delle aree destinate a colture cerealicole (grano, orzo) e di semi oleaginosi (girasole, soia, colza). Il miglioramento di sistemi di rotazione delle colture e trattamento del suolo, oltre a un maggior supporto tecnico nell’assumere le decisioni, dovrebbero peraltro consentire di mantenere stabile la produzione totale di cereali in UE (277 mln ton). Stabili altresì i consumi, previsti in 260 mln ton.

La SAU liberata dai seminativi per la produzione alimentare sarà probabilmente destinata a pascoli e foraggio, mais e proteine vegetali, per rispondere alla crescente domanda di materie prime per mangimi. La mancata predisposizione di appositi incentivi alla conversione delle colture convenzionali al sistema biologico, nella PAC 2021-2027, consentirà al bio di raggiungere a malapena il 10% della SAU europea, a fine decennio. In barba agli impegni assunti dalla Commissione Von Der Leyen nella Strategia Farm to Fork (in base ai quali il biologico avrebbe dovuto coprire almeno il 25% della SAU complessiva entro il 2030).

Proteine vegetali, prosegue la crescita

La produzione UE di proteine vegetali è attesa proseguire la crescita già attestata nella decade precedente, in termini di superfici coltivate e di rese. I legumi crescono, grazie agli incentivi a includere piselli, fagioli, fave, ceci, lenticchie nella rotazione delle colture, anche in Italia. Ma anche e soprattutto alla riscoperta dei loro pregi nutrizionali da parte dei consumatori.

I consumi pro-capite potrebbero aumentare addirittura del 50% (6,7 kg/anno), da qui al 2030, sotto forma di prodotto secco e di alimenti ready-to-eat in area Veg e flexitarian. Tra il 2020 e il 2030 le colture di legumi potrebbero aumentare anche del 37%, traendo ulteriore beneficio anche dai risultati di ricerche e innovazioni tecnologiche che cercano di migliorarne la qualità genetica per aumentarne la rendita e renderle quindi più profittevoli.

Semi oleaginosi, soia e girasole in crescita

La colza continua a perdere terreno, se pure a un ritmo inferiore alla precedente decade (-4%, dopo il -7% nei 10 anni). Le aree destinate a girasole aumenteranno lievemente (+1% dal 2020 al 2030), quelle dedicate alla soia in misura più spiccata (+13,5% nel periodo detto). Grazie al suo uso crescente nella rotazione delle colture, in alternativa alla colza e/o alla barbabietola da zucchero. Soprattutto, quale alternativa alla soia OGM del continente americano. Oltreché quale fonte di proteine vegan.

La produzione complessiva di semi oleaginosi in UE dovrebbe raggiungere i 30,2 milioni di t nel 2030. Grazie all’andamento positivo della resa, in particolare per i semi di soia, la produzione dovrebbe aumentare dai livelli bassi nel 2018-2020. La produzione di colza, girasole e semi di soia potrebbe raggiungere, rispettivamente, i 16 milioni t (-2,2% rispetto al 2020), 10,6 milioni di t (+ 6,6%) e 3,5 milioni di t (+ 26,9%) nel 2030.

Zucchero, al giro di boa

La scellerata decisione di chiudere i grandi zuccherifici italiani – a inizio anni 2000, con i ‘contributi’ europei – ha regalato a Francia e Germania un mercato solido e profittevole, per gli agricoltori soprattutto. L’Unione Europea continua a essere un importatore netto, sebbene il prezzo internazionale dello zucchero sia ormai allineato a quello europeo (40euro/t). La bieticoltura ha così ripreso a crescere, nel vecchio continente, con la prospettiva tra l’altro di una maggiore resa per ettaro (da 72 t/ha nel 2018-19 a 75 t/ha nel 2030).

I livelli di produzione raggiungeranno i 16,2 milioni di tonnellate entro il 2030, al punto da raggiungere l’autosufficienza e avviare le esportazioni. Grazie anche alla progressiva diminuzione dei consumi interni, da attribuire a due fattori positivi (riduzione del consumo individuale, che rappresenta l’85% del totale, e sua riduzione in alimenti e bevande) e uno negativo (la sostituzione del saccarosio con sue scadenti alternative, come sciroppo e fruttosio da mais).

Latte e latticini

Il latte aumenta la produzione, in quantità, a un ritmo più lento rispetto al decennio precedente (+0,6%, anziché +1,2%/anno. Fino a raggiungere le 162 milioni di tonnellate, nel 2030). Ma soprattutto in varietà, grazie alla crescente attenzione dei consumatori europei verso produzioni rispettose di natura e benessere animale (es. biologico, pascolo all’aperto, alimentazione a base fieno senza OGM). Il progressivo declino nei consumi di latte fresco e la stabilità dello yogurt si accompagnano dunque alla valorizzazione di prodotti di qualità autentica e alla domanda in crescita di prodotti alternativi, come lo skyr (oltre alla panna).

I formaggi europei mieteranno ulteriore successo sia in Unione Europea, ove il consumo pro-capite è in progressivo aumento (21,8 kg previsti nel 2030, 1 kg in più rispetto al 2020), sia nel mercato globale. L’UE continuerà a mantenere presidio sui latticini a valore aggiunto (28% in valore, 49% sui soli formaggi, al 2030), insieme a USA e Nuova Zelanda. Il burro rimarrà stabile (+0,3%/anno in UE) a fronte della sua diffusa sostituzione con grassi vegetali nell’industria di seconda trasformazione (es. bakery, pasticceria). Sui latticini freschi l’UE rimarrà comunque un esportatore netto (7% al 2030).

Lattiero-caseario, innovazione

L’innovazione nel settore lattiero-caseario sarà determinante. In allevamento, per apportare valore alla materia prima e migliorare la sostenibilità (FAO, 2019). Nella trasformazione, per ridurre la perdita di latte, dirottando la materia prima in eccesso verso la filiera del formaggio.

Entro il 2030 si stima sarà possibile valorizzare le potenzialità del siero in alimenti con finalità specifiche (es. clinica, sportiva, infantile). Al punto da riservarne una quota significativa (fino al 62%, +11% rispetto al 2020) al destino alimentare, in luogo del suo impiego tradizionale come materia prima per mangimi.

Carni e derivati

Il consumo di carni continuerà a crescere a livello globale, a un ritmo stimato in +1,1%/anno, con il favore dell’incremento demografico. La produzione europea può a sua volta crescere (+1%), a condizione di assecondare le nuove richieste dei consumatori. Origine locale, certificazioni bio, pratiche sostenibili e rispettose di benessere animale ed ecosistema.
Le importazioni di carni extra-UE (bovini e pollame), senza considerare l’impatto dell’accordo UE-Mercosur, potranno raggiungere i 4 milioni di ton/anno.

Il pollame è l’unico ambito destinato a crescere, in Europa (+620mila t, +4.6% al 2030), oltreché a livello globale. La produzione di carni suine in UE è attesa calare di 1 mln ton (-4,6%, tra il 2020 e il 2030), se pure l’Europa manterrà la leadership nell’export (38% al 2030). La produzione di carni bovine in UE a sua volta proseguirà la curva discendente iniziata nel 2019 (-8,3% nel 2030), in linea con il calo del consumo pro-capite (da 10,6 a 9,7 kg, tra il 2020 e il 2030). Meno carni ma migliori e lievemente più care, dal 2025, grazie anche a una flessione dell’offerta.

Olio d’oliva, sostenibile e amico della salute

L’olio di oliva europeo riprenderà a crescere, nei prossimi dieci anni. La consapevolezza dei benefici per la salute associati al suo consumo farà riprendere la domanda interna (+0,2%/anno), soprattutto nei Paesi non produttori (26% sul totale UE, a raffronto con il 20% del 2019). La crescita produttiva (+1,3%, al 2030) sarà sostenuta anche dall’aumento delle rese delle coltivazioni intensive e superintensive della penisola iberica (+0,5%).

In Italia, tra il 2009 e il 2019 la produzione annuale di olio di oliva è calata del 4% e più, in controtendenza a Spagna (+2%) e Portogallo (+9%). Nel decennio in corso, la produzione italiana potrebbe riprendere una lieve crescita, grazie a reimpianti più resistenti, ma non riuscirà a tenere il passo con la concorrenza iberica dal punto di vista quantitativo. Salvo distinguersi per la sostenibilità e peculiarità organolettiche. Le esportazioni nette dell’UE, dopo lo shock di Covid-19, aumenteranno del 5%/anno fino a superare 1 mln t nel 2030. Cina, Russia e Sud-Est asiatico i mercati a cui guardare.

Vino, bollicine e leggerezza

La sfida del settore vinicolo ha a che fare con il mutamento degli stili di vita e le preferenze dei giovani. Vini più leggeri nel tasso alcolico e frizzanti, meno ‘impegnativi’ e ‘per tutte le occasioni’ potrebbero contribuire a rallentare il declino nei consumi di vino pro-capite che si stima raggiungerà i 25 l/anno circa (-0,3% la media attesa per il decennio in corso, -1,1% quella del decennio passato).

L’export – che ha finora compensato il calo della domanda interna, con un buon ritmo di crescita (+5%/anno nel periodo 2009-2019) – è destinato a stabilizzarsi (+0,3% anno, fino ai 31 mln hl nel 2030). La produzione diminuirà lievemente (-0,3%/anno, verso i 160 mln hl), nonostante il lieve aumento delle superfici coltivate (+0,2%/anno). In vista di produzioni bio e di vini di alta qualità, a maggior valore e minor resa per ettaro.

Mele

Le mele europee rimangono stabili alla produzione, 11,8 mln ton al 2030. Aumentano i consumi (15,7 kg, +1 kg rispetto al 2019), grazie alla crescente attenzione alla salute che vale soprattutto per la frutta biologica, infatti in crescita. L’export di mele fresche, guidato da Polonia e Italia, diminuirà per stabilizzarsi su circa 1,2 mln ton (-19%, 2030 su 2019). La Russia infatti, primo importatore, sta per raggiungere l’autosufficienza.

Diminuisce invece il consumo pro-capite di mele processate (7kg al 2030, -9%). La riduzione dei consumi di succhi industriali (che rappresentano il 65% delle mele trasformate) verrà in parte compensata dalla crescita di composte e sidro. L’UE rimane importatore netto di succhi concentrati.

Pesche e nettarine

Pesche e nettarine rimarranno stabili alla produzione, prevista in circa 3,6 milioni di t al 2030. Spagna, Italia, Grecia e Francia continueranno a esprimere il 95% circa della produzione dell’UE. Il consumo pro-capite in UE scenderà a 6,2 kg (-9% tra il 2019, quando la disponibilità era elevata e i prezzi bassi, e il 2030). Il calo dei consumi è guidato dalla minore disponibilità e dalla concorrenza di altri frutti estivi o tropicali, sempre più disponibili anche in confezioni RTE (Ready-To-Eat, quinta gamma).

Import ed export tendenzialmente stabili, con eccezione per le esportazioni di pesche in scatola che si prevede aumenteranno in misura significativa (+35% al 2030), grazie alla competitività delle sempre più efficienti produzioni greche sul mercato internazionale.

Arance

Le arance prodotte in UE raggiungeranno i 6,5 ​​milioni di t (+ 0,4%/anno), grazie alla stabilizzazione delle superfici coltivate (dopo un decennio di declino) e un lieve incremento delle rese. Spagna e Italia – con il 52% e il 28% della superficie frutticola in UE, rispettivamente (2019), manterranno la leadership. Il consumo pro-capite di arance fresche in UE raggiungerà i 13,2 kg entro il 2030. La quota di produzione europea a ciò dedicata, ora l’80% circa, salirà all’83% (fino a 5,4 mln t, +0,6%/anno).

Le importazioni rappresentano oggi il 30% dei consumi di arance trasformate e il 10% di quelle fresche. Si attende il calo delle prime (-2%/anno), grazie alla crescente preferenza di spremute e succhi di agrumi freschi rispetto a quelli da concentrato. In linea tra l’altro con la riduzione della domanda interna di arance trasformate, fino ai 7,7 kg entro il 2030. E l’aumento dell’import delle arance fresche, +1,4% l’anno, per stagionalità e maggiori richieste estive.

Pomodori e conserve di pomodoro

Le proiezioni indicano una riduzione della produzione complessiva di pomodori freschi in UE nei prossimi dieci anni, verso i 6,2 mln t nel 2030 (-4% rispetto al 2019). I produttori europei si orientano infatti verso varietà più profittevoli, di piccola taglia. Più valore e meno volume. Aumenterà viceversa l’import, +2%/anno, anche grazie alla competitivià di Paesi come il Marocco, che già ora esprime l’80% delle importazioni (2019).

Il pomodoro da industria, di cui l’Italia è primo produttore, dovrebbe stabilizzarsi attorno ai 10,7 mln t, in lieve contrazione rispetto al livello attuale (-5%) a causa della riduzione delle superfici coltivate. Aumenterà in corrispondenza l’import di materia prima extra-UE (+ 4,5-8,5% al 2030). La produzione europea, che si attende rimanere costante, si orienta sempre più verso prodotti meno concentrati con maggior valore aggiunto (es. passate, pomodori in scatola, salse di pomodoro e prodotti biologici).

Dario Dongo e Giulia Orsi

Note

(1) EC (2020). EU agricultural outlook for markets, income and environment, 2020-2030. European Commission, DG Agriculture and Rural Development, Brussels. https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/food-farming-fisheries/farming/documents/agricultural-outlook-2020-report_en.pdf. Altri documenti su
https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/farming/facts-and-figures/markets/outlook/medium-term_it

(2) Special Rapporteur on extreme poverty and human rights (2020). Looking back to look ahead: A rights-based approach to social protection in the post-COVID-19 economic recovery. UN Human Rights Council. 11.9.20, https://www.ohchr.org/Documents/Issues/Poverty/covid19.pdf

(3) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, la direttiva UE 2019/633. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.5.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/pratiche-commerciali-sleali-la-direttiva-ue-2019-633

(4) Dario Dongo. Trasparenza nella catena del valore, lavori in corso. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.3.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/trasparenza-nella-catena-del-valore-lavori-in-corso

(5) Marta Strinati. I consumi alimentari nel 2021, le previsioni di Coop-Nomisma. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.1.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/i-consumi-alimentari-nel-2021-le-previsioni-di-coop-nomisma

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