HomeIdeeProtesta degli agricoltori, la lettera del gran capo di Coldiretti

Protesta degli agricoltori, la lettera del gran capo di Coldiretti

Coldiretti e il suo fido ministro – pur capace di arrestare i treni ad alta velocità – non riescono a fermare la grande ondata di protesta degli agricoltori nei loro confronti (1,2,3). E il ‘capo dei capi’ Vincenzo Gesmundo

– anziché provare a comprendere e interessarsi a chi lavora la terra dall’alba al tramonto, senza un reddito dignitoso né prospettive per il futuro

– scrive una lettera a tutti i direttori regionali e provinciali delle Federazioni. ‘Armiamoci e partite’, convochiamo i soci, tacciamo di ‘teppismo’ chi protesta.

A seguire il testo integrale della lettera datata 7 febbraio, dal milionario segretario generale di Coldiretti nazionale Vincenzo Gesmundo ai suoi generali sul territorio (V. Allegato).
#VanghePulite.

1) Vincenzo Gesmundo, lettera ai direttori regionali e provinciali di Coldiretti

Credo che l’incontro che abbiamo avuto ieri a Roma abbia contribuito a chiarire il percorso che nell’immediato come Coldiretti dobbiamo seguire:

– serve in primo luogo riannodare con li maggior numero di soci possibile, il filo di un racconto che malauguratamente per responsabilità nostre e ragioni oggettive, abbiamo interrotto; serve cioè mettere in fila gli obiettivi raggiunti in questi anni. E sotto questo profilo avete materiali di supporto scritti e filmati;

– serve mettersi nello stato d’animo dell’ascolto, nella consapevolezza che quanto può apparire a noi come un micro-problema, nell’animo del socio in questa stagione difficile, può esser vissuto come un ulteriore momento di abbandono o di solitudine;

– serve non assumere, in questa fase, l’atteggiamento di chi ha qualcosa da difendere o da cui difendersi: le nostre parole e la nostra postura siano il lievito che fa uscire ciò che i soci, per timore, per rancore o per rispetto allontanano;

– serve che noi e loro siamo consapevoli che qualsiasi sia la reazione che metteremo in campo, essa sarà l’esito di un lavoro e di uno scambio che ci ha visto ‘insieme’;

– serve al tempo stesso esprimere con chiarezza il concetto che queste proteste – accanto all’indubbio malessere dei molti – portano l’impronta riconoscibile del teppismo e di una politica che si svende per una manciata di voti’(Vincenzo Gesmundo, 7.2.24).

2) Ordini di scuderia

Per dare pieno impulso a questo dialogo, serve che nei prossimi giorni, fino alla fine della prossima settimana, organizziamo non meno di 4 assemblee per ogni provincia e che esse raccolgano il maggior numero di soci possibile.

Infine serve che tutti portino dentro di sé la consapevolezza nutrita dal cuore e dalla mente che questa minaccia che stiamo affrontando è rivolta alla Coldiretti è mirata a cancellare la nostra identità, la nostra forza, il nostro stesso esistere’ (Vincenzo Gesmundo, 7.2.24).

3) Identità (tradita)

Dovete saper trovare le parole per attingere a ciò che rappresentiamo e abbiamo rappresentato: dal 1944 in avanti Coldiretti ha voluto dire emancipazione, cittadinanza riconosciuta a chi procurava e procura il cibo, alle famiglie di agricoltori e ai singoli.

In un mondo che cambiava e continua a cambiare siamo gli unici che hanno conservato lo stesso simbolo, gli stessi colori, le stesse bandiere. E’ il momento di ribadirlo, è il momento di mettere in primo piano ‘L’Orgoglio Coldiretti’! (Vincenzo Gesmundo, 7.2.24).

4) Rappresentanza di se stessi

Il cerchio magico di Coldiretti fa quadrato, con la fiducia di poter aggregare gli iscritti e scoraggiare i dissidenti, i quali tuttora affidati al monopolio dei suoi CAA (Centri per l’Assistenza in Agricoltura) per accedere ai finanziamenti europei che loro sempre e comunque spettano. (4)

Il sistema rappresenta però solo se stesso e la finanza in agricoltura. I colossi come CAI S.p.A. alias Federconsorzi 2 che investono per speculare su un tessuto produttivo frammentato in centinaia di migliaia di aziende agricole costrette a svendere i propri prodotti e infine se stesse.

5) La casta di Palazzo Rospigliosi

La casta che vede come un ‘micro-problema’ la difficoltà degli agricoltori in protesta a pagare le bollette e i mutui usa i loro soldi per pagare stipendi nell’ordine di 700.000 euro a Ettore Prandini, 625.000 a Vincenzo Gesmundo, 400.000 a Fabrizio Di Marzio, (5) 350.000 a David Granieri e Vincenzo Lelli, 250.000-330.000 ai direttori regionali, 130.000-220.000 ai direttori provinciali, in aggiunta a quote azionarie e lucrose cariche sociali. (6)

A Palazzo Rospigliosi la remunerazione degli incarichi – cioè degli amministratori delle società – viene decisa, secondo prassi, non dall’assemblea ma dagli stessi membri del consiglio d’amministrazione. I quali, con un’insolita interpretazione del codice civile, decidono i propri compensi che così non figurano nei verbali (pubblici) di assemblea. (7)

La lotteria delle cariche sociali nella galassia di Coldiretti, a memoria di alcuni, ha fatto vincere compensi annuali di 250.000 euro a Vincenzo Lelli in CAI S.p.A., 100.000 a Fabrizio Di Marzio in Esiodo, (8) 80.000 a Granieri nella UNAPROL naufragata nell’olio (9,10), 60.000 a Ettore Prandini al CAP Nord-Est. E tantissimi altri ricchi premi, per il cerchio magico di Coldiretti e la sua casta dorata.

6) Protesta degli agricoltori, quali prospettive?

Le politiche agricole nazionali hanno condotto alla chiusura di quasi 4mila aziende in Italia, dal 2016 al 2021, sotto i ministri Coldiretti di vari colori. La Confederazione ha una storia importante ma la sua opaca gestione degli ultimi decenni ne ha corroso lo smalto in nome degli interessi privatistici del suo cerchio magico e delle oligarchie finanziarie a cui esso è avvinghiato.

Una riforma strutturale e profonda dell’organizzazione dei coltivatori diretti sembra essere la sola via di scampo di questo gigante malato. Serve una nuova costituente per definire una governance che garantisca agli agricoltori la rappresentanza di altri agricoltori, sulla base di scelte democratiche sui territori, dopo avere sgomberato il campo.

Sic transit gloria mundi. #VanghePulite

Dario Dongo

Note

V. Allegato, lettera 7.2.24 di Vincenzo Gesmundo a tutti i direttori regionali e provinciali di Coldiretti.

(1) Dario Dongo. Italia, protesta degli agricoltori contro Coldiretti. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.1.24

(2) Dario Dongo. 31 gennaio 2024, il giorno della protesta degli agricoltori in Italia. GIFT (Great Italian Food Trade). 31.1.24

(3) Dario Dongo. Agricoltori in protesta, l’inganno virale di Coldiretti & Co. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.2.24

(4) Dario Dongo. AGEA e MASAF ‘Coldiretti’. La soppressione dei liberi professionisti in agricoltura. GIFT (Great Italian Food Trade). 30.9.23

(5) Dario Dongo. Pubblica amministrazione, fedeltà allo Stato o a Coldiretti? #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.6.21

(6) Si veda il paragrafo 8 (La casta dorata) al precedente articolo citato in nota 3

(7) Codice civile, articolo 2389, comma 3. Secondo alcuni interpreti tali delibere sono tutte invalide, ma non si ha notizia di alcuna loro impugnazione da parte dei soci. La casta si protegge per bene

(8) Si veda il paragrafo ‘la banda dei liquidatori’ nel precedente articolo di Dario Dongo. Federconsorzi 2, AgriRevi, AIPO (Unaprol). Affari d’oro per il cerchio magico di Coldiretti. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.6.21

(9) Dario Dongo. Coldiretti e Unaprol. Il destino incerto di fondi pubblici destinati agli olivicoltori italiani. GIFT (Great Italian Food Trade). 6.2.21

(10) Dario Dongo. UNAPROL, AIPO e Oleificio Paladino, conflitti d’interessi a macchia d’olio. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 13.1.22

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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