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Il mondo nel 2050, trasformazioni necessarie

The World in 2050’, TWI2050, il mondo nel 2050. L’ONU inizia a riflettere su cosa andrebbe fatto per avvicinarsi ai fatidici ‘Sustainable Development Goals’ (SDGs).

The World in 2050, TWI2050, lo scenario

Nel 2050 7 miliardi di individui (tanti quanti l’intera popolazione odierna), su un totale previsto di 10 miliardi, vivranno in aree urbane. Da qui al 2030, le città si espanderanno di 1,2 milioni km², un’area pari all’intera superficie del Sudafrica (23’ Paese al mondo, per estensione).

La vivibilità del pianeta è la prima delle sfide da affrontare. I temi cruciali sono quelli di malnutrizione, (1) climate change e deforestazioni, economia circolare (2). Senza dimenticare efficienza energetica e mobilità sostenibile che – pur sfuggendo al nostro radar, focalizzato sulla filiera alimentare – sono altrettanto indispensabili per migliorare la qualità della vita quotidiana.

Il rapportoTransformations to Achieve the Sustainable Development Goals – presentato all’ONUHigh Level Political Forum, il 9-18.7.18, a New York – è stato redatto da 60 istituzioni scientifiche e politiche internazionali, accademiche e non governative. Ed è la prima relazione pubblicata in ambito dell’iniziativa ONU ‘The World in 2050’ (TWI2050).

Il progetto TWI2050 è un’iniziativa di ricerca interdisciplinare globale, che muove dal presupposto della stretta correlazione esistente tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I Sustainable Development Goals (SDGs), fissati per il 2030 da tutti i Paesi aderenti alle Nazioni Unite.

Transformations to Achieve the Sustainable Development Goals, la strategia del cambiamento in 6 punti

La strategia del cambiamento ritenuto necessario per raggiungere i SDGs si articola in 6 punti, a seguire.

1) Sviluppo sostenibile. È indispensabile intervenire sulla società, per ottenere impatti favorevoli sull’ambiente. Bisogna perciò superare i (crescenti) divari nell’accesso all’istruzione (education divide) e all’assistenza sanitaria (health divide). (3) In modo da ridurre la povertà e favorire comportamenti più rispettosi dell’ambiente. Égalité!

2) Consumo responsabile. La limitazione delle risorse naturali e l’eccedenza di rifiuti impongono un cambio di paradigma nella gestione dei beni di consumo. Applicando un modello di economia circolare che consideri alcune basilari esigenze:

– ridurre la domanda,

– risparmiare risorse (vale a dire, aumentare l’efficienza produttiva in chiave ecologica),

– rispettare la gerarchia dei rifiuti (prevenzione, progettazione in vista del reimpiego, riciclo, valorizzazione energetica, smaltimento).

3) De-carbonizzazione del sistema energetico. Gli esperti considerano di poter realizzare, entro il 2050, l’obiettivo di energia pulita e accessibile a tutti. (4) Grazie allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, reti di distribuzione, efficienza energetica.

4) Accesso a cibi nutrienti (5) e acqua potabile per tutti, nel rispetto della biosfera e dei bacini idrici. A tal fine, bisogna sviluppare nuove fonti proteiche a basso impatto ambientale, per gli usi alimentare e zootecnico (es. alghe e microalghe, insetti). Oltre a migliorare efficienza e sostenibilità dei sistemi alimentari già in essere (v. capitolo successivo).

5) Città intelligenti. L’urbanizzazione accelerata su scala globale richiede una trasformazione degli attuali modelli di insediamento. Abbattimento dei livelli di polveri sottili nell’aria, mediante de-carbonizzazione di impianti produttivi e strutture abitative, trasporto sostenibile. Infrastrutture ‘intelligenti’ e alta connettività (remote work), alloggi dignitosi.

6) Rivoluzione digitale. Scienza, tecnologia e innovazione, va da sé, devono sostenere lo sviluppo sostenibile. Ciò che gli esperti non scrivono, ma i governi dovrebbero seriamente considerare, è l’opportunità di destinare a obiettivi civili una pur minima quota delle enormi spese militari da ciascuno sostenute.

Trasformazioni necessarie, focus sulla filiera agroalimentare

Il primo rapporto di TWI2050 sottolinea il significativo impatto delle filiere agroalimentari sulla biosfera. La priorità di ridurre la fame e la malnutrizione (anche per eccesso) che tuttora affliggono il pianeta esige di lavorare in due direzioni:

– garantire l’accessibilità per tutti ad alimenti equilibrati dal punto di vista nutrizionale. Incentivare il consumo di cibi biologici, riducendo gli apporti di grassi, zuccheri e carni,

– aumentare la produttività agricola, limitando l’uso di fertilizzanti e pesticidi.

combattere lo spreco alimentare, in ogni fase della filiera ovunque localizzata, ‘from farm to fork’.

È importante, al fine di combattere gli sprechi nella catena alimentare, dallo stoccaggio, al confezionamento fino all’etichettatura, adottare procedure legislative e commerciali finalizzate a promuovere ‘zero-waste supply chains’ (FabriceDeClerck, EAT e Stockholm Resilience Centre, direttore scientifico). (6)

Dario Dongo

Note

(1) Su denutrizione e malnutrizione, si citano i precedenti articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/fame-e-denutrizione-il-mondo-alla-rovesciahttps://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/stop-alla-fame-in-europa-iniziativa-popolarehttps://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/obesità-infantile-l-esempio-inglese-per-l-italia

(2) In tema di economia circolare, si vedano gli articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/il-mare-di-plastica-e-noi-abchttps://www.greatitalianfoodtrade.it/imballaggi/economia-circolare-abc-pacchetto-uehttps://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/plastica-monouso-stop-da-strasburgohttps://www.greatitalianfoodtrade.it/plastica-un-impegno-globale-contro-i-rifiuti

(3) Si veda al riguardo la dichiarazione di Astana, 25-26.10.18, Global Conference on Primary Health Caresu https://www.who.int/docs/default-source/primary-health/declaration/gcphc-declaration.pdf. Tale dichiarazione segue quella di Alma-Ata (1978) e mira a garantire la copertura universale dell’assistenza sanitaria (Universal Health Coverage, UHC). Presenta tuttavia alcune carenze, lucidamente espresse dal People’s Health Movement su http://phmovement.org/alternative-civil-society-astana-declaration-on-primary-health-care/

(4) A dispetto della scellerata decisione europea di posticipare, dal 2020 al 2030, il termine di utilizzo dell’olio di palma come biodiesel (sic!). Si veda https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/ue-altri-10-anni-di-biodiesel-da-palma

(5) Cfr. University of Guelph, ‘Not enough fruits, vegetables grown to feed the planet’, ScienceDaily, 25.10.18, su www.sciencedaily.com/releases/2018/10/181025151042.htm

(6) Cfr. https://phys.org/news/2018-08-insights-climate-legislative-momentum-emissions.html

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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