HomeSicurezzaClormequat, il pesticida che minaccia la fertilità. Studio EWG

Clormequat, il pesticida che minaccia la fertilità. Studio EWG

Il pesticida clormequat, tossico per la fertilità e lo sviluppo negli animali, è stato rilevato per la prima volta nelle urine dell’80% delle persone testate negli Stati Uniti, ove peraltro è meno diffuso che in Europa. L’allarmante scoperta è descritta nello studio scientifico peer-reviewed (Temkin et al., 2024) dell’EWG (Environmental Working Group) pubblicato sul Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology. (1)

Clormequat, la molecola che attacca la fertilità

Il clormequat è stato registrato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1962 come regolatore della crescita delle piante. Agisce riducendo l’altezza dello stelo, diminuendo così la probabilità che le colture si pieghino complicando la raccolta.

La tossicità di questa molecola sullo sviluppo, la riproduzione e il sistema endocrino è emersa all’inizio degli anni 80 del secolo scorso. Gli allevatori di suini danesi osservarono il declino riproduttivo negli animali allevati con cereali trattati con clormequat. Da allora, numerosi studi hanno confermato e ampliato le prime evidenze sulla ridotta fertilità (di maschi e femmine) e i danni al feto. Il timore è che gli effetti osservati sugli animali valgano anche per gli esseri umani.

L’esposizione della popolazione, in Europa e in USA

In Unione Europea il clormequat:

– è autorizzato sulle colture ‘convenzionali’ (vale a dire non biologiche) di grano tenero, grano duro, segale, avena, orzo

– può residuare nei funghi coltivati non bio, a causa della contaminazione della paglia (trattata con clormequat) utilizzata come substrato

– viene impiegato anche sulle piante ornamentali e da fiore (stella di natale, geranio, begonia, crisantemo, etc.).

Negli Stati Uniti, invece, l’impiego di clormequat è autorizzato soltanto sulle piante ornamentali. Ma l’agrotossico raggiunge i consumatori tramite gli alimenti, cereali in primis, importati soprattutto dal Canada.

Lo sdoganamento del clormequat in USA

Il via libera all’import in USA di avena e grano trattati con clormequat è stato deciso nel 2018 dall’EPA, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, sotto la presidenza Trump. La stessa amministrazione ha poi accordato, nel 2020, un aumento della soglia di contaminazione ammessa.

Sotto la presidenza Biden non è andata meglio. ‘Nell’aprile 2023, in risposta a una domanda del 2019 presentata dal produttore di clormequat Taminco, l’EPA Biden ha proposto di consentire il primo utilizzo in assoluto del clormequat su orzo, avena, triticale e grano coltivati negli Stati Uniti‘, riferisce l’EWG, che si sta battendo contro questa eventualità. (3)

L’impatto sulla popolazione

Il graduale sdoganamento del clormequat negli Stati Uniti va di pari passo con l’aumento dei livelli di contaminazione umana rilevato nel recente biomonitoraggio sulla popolazione generale, spiegano i ricercatori.

Per lo studio in esame, infatti, l’EWG ha confrontato campioni di urina raccolti tra il 2017 e il 2023 da 96 persone residenti in diverse aree negli Stati Uniti.

Positivi al test 4 su 5 individui

La sostanza chimica è stata rilevata in quattro persone su cinque testate – 77 su 96 – il che dimostra che l’esposizione al clormequat è probabilmente diffusa. Questi risultati suggeriscono anche un’esposizione regolare, poiché sappiamo che il clormequat lascia il corpo in circa 24 ore‘, riferisce EWG.

I test mostrano anche un progressivo aumento delle concentrazioni rilevate nelle urine:

– da 0,22 a 5,4 µg di clormequat per g di creatinina nel 2017,

– da 0,11 a 4,3 nel 2018-2022,

– da 0,27 a 52,8 nel 2023.

Il clormequat negli alimenti

Tra i due cereali di importazione responsabili dell’esposizione della popolazione statunitense al clormequat, l’avena risulta di gran lunga più coinvolta.

Le analisi sui campioni alimentari acquistati negli Stati Uniti da EWG nel 2022 e nel 2023 mostrano

– livelli rilevabili di clormequat in tutti i 25 prodotti convenzionali a base di avena tranne due, con concentrazioni fino a 291 µg/kg,

– un solo caso di lieve positività al clormequat (17 µg/kg) tra gli otto prodotti biologici a base di avena analizzati,

– la presenza di basse concentrazioni di clormequat in due dei nove prodotti a base di grano testati (3,5 e 12,6 µg/kg).

Serve un biomonitoraggio più esteso

Alla luce dei dati emersi negli ultimi anni sulla contaminazione della popolazione e in presenza di evidenti aperture politiche all’impiego di clormequat negli Stati Uniti, EWG chiede al governo federale di avviare campagne di biomonitoraggio estese e analisi sugli alimenti sistematiche per accertare l’entità dell’ennesima minaccia per la salute.

E avverte che ‘fino a quando il governo non proteggerà completamente i consumatori, si può ridurre l’esposizione al clormequat scegliendo prodotti biologici, coltivati senza pesticidi sintetici come il clormequat‘.

Consumatori europei e britannici più a rischio

Lo stesso consiglio vale ancora di più per gli europei, maggiormente esposti al clormequat, come dimostrano gli scarni biomonitoraggi finora condotti:

– le analisi su oltre 1.000 adolescenti svedesi hanno rilevato un’incidenza di positività alla molecola del 100%, con concentrazioni in diminuzione da 2,7 µg di clormequat per g di creatinina nel 2009 a 0,86 µg nel 2017,

– i test condotti nel Regno Unito, dal 2011 al 2012, su 140 adulti e bambini residenti a meno di 100 metri dai campi agricoli irrorati di pesticidi hanno evidenziato concentrazioni medie di 15,1 μg/g di creatinina, con livelli scollegati dagli eventi di spargimento di pesticidi. (4)

Il pane in UK

Le analisi sugli alimenti condotte in UK nel 2022, del resto, mostrano una contaminazione importante da clormequat:

– nel 90% dei prodotti a base di grano, come il pane, a una concentrazione media di 60 ppb,

– nell’82% dei campioni di avena con concentrazioni medie di 1650 ppb, più di 15 volte superiori rispetto ai campioni statunitensi. (5)

In Regno Unito e nell’Unione Europea, il clormequat è spesso il residuo di pesticidi più rilevato nei cereali, come documentato da indagini di monitoraggio durate diversi anni, ricordano i ricercatori di EWA. (6) Un primato che può aggiungersi all’enorme mole di minacce alla fertilità e alla riproduzione umana.

Le grandi confederazioni agricole in Unione Europea (Coldiretti in primis), frattanto, si congratulano per avere boicottato con successo la proposta di regolamento SUR (Sustainable Use and Reduction of Pesticides). (7)

Marta Strinati

Note

(1) Temkin, A.M., Evans, S., Spyropoulos, D.D. et al. A pilot study of chlormequat in food and urine from adults in the United States from 2017 to 2023. J Expo Sci Environ Epidemiol (2024). https://doi.org/10.1038/s41370-024-00643-4

(2) Reg. (UE) 2017/693 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32017R0693&from=FR

(3) Anthony Lacey, Alexis Temkin. EWG finds little-known toxic chemical in four out of five people tested. EWG. 15.2.24 https://www.ewg.org/news-insights/news/2024/02/ewg-finds-little-known-toxic-chemical-four-out-five-people-tested

(4) Galea KS, MacCalman L, Jones K, Cocker J, Teedon P, Cherrie JW, van Tongeren M. Urinary biomarker concentrations of captan, chlormequat, chlorpyrifos and cypermethrin in UK adults and children living near agricultural land. J Expo Sci Environ Epidemiol. 2015 Nov-Dec;25(6):623-31. doi: 10.1038/jes.2015.54. Epub 2015 Sep 16. PMID: 26374656; PMCID: PMC4611359. https://www.nature.com/articles/jes201554

(5) Fonte: Department for Environment FaRA. Quarter 3 2022 PRIF Report Quartlery Data. United Kingdom Department for Environment Food & Rural Affairs2023. V. nota 20 dello studio indicato in nota (1)

(6) V. EFSA. Il rapporto dell’Unione Europea del 2014 sui residui di pesticidi negli alimenti. EFSA J. 2016;14:4611

(7) Dario Dongo. Agricoltori in protesta, pesticidi anziché #prezzoequo. GIFT (Great Italian Food Trade). 7.2.24

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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