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Il boom del biologico nel 2020. GDO e vendite dirette superano le boutique del bio

Il boom del biologico si conferma, +11% le vendite nel 2020. GDO e vendite dirette superano le boutique del bio. La svolta nei consumi è attestata da Bio Bank, la banca dati che dal 1993 raccoglie i dati sul biologico. (1)

Boom del biologico,  GDO e vendite dirette

Nell’arco di 10 anni, tra il 2011 e il 2020, la distribuzione dei prodotti bio in Italia è migrata dai negozi specializzati ai supermercati. La quota della GDO è salita dal 27 al 47%, quella degli specialisti con i prezzi da boutique è viceversa crollata (dal 45 al 21%). Le vendite dirette mantengono posizione (dal 28 al 31%, si evince dai dati del rapporto), con buone chance di crescita grazie alla migliore redditività per gli agricoltori e al pagamento immediato che incentivano l’organizzazione delle consegne a domicilio.

Le vendite di prodotti bio, nella GDO considerate, valgono 2 miliardi di euro. Dopo anni di crescita a doppia cifra e un consolidamento nel 2019 (+2%), la crescita riprende a buon passo (+5% nel 2020). Le referenze bio a marca del distributore (MDD, o private label) sono a loro volta aumentate, dalle 4.300 del 2018 alle 4.700 del 2019 (+8%).

Coop Italia, Esselunga, PAM Panorama. Le regine del bio a private label

Coop rimane il leader incontrastato su alimenti e cosmetici bio a marchio proprio (private label), con 750 referenze. Alle quali tra l’altro potrebbero aggiungersi, in una visione olistica della spesa green, i prodotti per la casa certificati Ecocert. L’insegna della GDO italiana storicamente più impegnata sui temi di sostenibilità sociale e ambientale, benessere animale (senza antibiotici) e salute (senza olio di palma) è stata la prima in Italia – nel 1992 – a proporre nei suoi punti vendita l’ortofrutta bio.

Segue Esselunga, con 485 referenze bio a MDD (Marca del Distributore). Esselunga fu la prima a lanciare una linea di prodotti biologici a private label, nel 1999. Un’avventura che vale la pena di ripercorrere nell’avvincente narrazione di uno dei suoi protagonisti, Giuseppe Caprotti.

Al gruppo Pam Panorama va la medaglia di bronzo, con 366 referenze di prodotti biologici. Le politiche di approvvigionamento introdotte a suo tempo da Daniele Saggion confermano anche così la loro solidità e lungimiranza.

Negozi specializzati sotto pressione

A scaffale di supermercati e siti ecommerce le referenze bio continuano a crescere, come già evidenziato nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio ‘Immagino’ (GS1-Italy, Nielsen). L’industria di marca, dalle PMI alla grande industria, inizia a comprendere ciò che i consumatori chiedono sempre più. Alimenti naturali per davvero, senza pericolosi residui di agrotossici.

Il biologico è entrato a far parte dei consumi di massa e si riduce così lo spazio per le ‘gioiellerie’ con margini astronomici e carenze logistiche sul fresco. I negozi specializzati sono perciò costretti a rivedere le proprie strategie. Bio Bank registra un elevato turnover – superiore ai 200 punti vendita, a vantaggio delle superfici >150 mq – e prevede vendite relativamente magre, attorno ai 924 milioni di euro nel 2020.

Reti di negozi bio

I negozi specializzati bio in Italia sono 1.339. Di questi, il 42% (563) fa capo a una rete, il 35% (579) è indipendente ma affiliato a uno dei due programmi promozionali dei distributori (Ki Ama Bio e Come Voglio Bio). Per fronteggiare l’avanzata della GDO, il 77% ricorre dunque all’aggregazione. Le reti di punti vendita bio in Italia, in ordine di grandezza:

1) NaturaSì domina il settore, con 297 punti vendita. È nata nel 1993 a Verona, quasi tre lustri dopo il pioniere Il punto macrobiotico (1980). Nel 2019 ha acquisito le catene Biobottega e Piacere Terra,

2) Cuore Bio (173 negozi), a sua volta appartiene appartiene al leader EcorNaturaSì. Diversi punti vendita hanno cambiato insegna, passando a quella NaturaSì,

3) Naturplus (24 negozi) e MelaVerdeBio (15), della società pugliese Natplus,

4) Bio c’ Bon, terza insegna bio in Francia, ha aperto in Italia nel 2014. Oggi conta 16 minimarket. A novembre 2020 è stata acquisita dal gruppo Carrefour,

5) Biosapori, catena veneta nata nel 2003, conta 10 supermercati, di cui 9 con area ristoro,

6) Il Punto Macrobiotico, pioniere dell’alimentazione bio, scende a 28 negozi, di cui 23 con ristorante.

Il boom del biologico emargina i piccoli negozi

Stretti tra i supermercati e le reti del bio, i piccoli negozi che per primi, sin dagli anni ‘70, hanno diffuso cultura e consumi biologici nel Paese rischiano invece l’estinzione.

La marcia in più di questo segmento è la vocazione originaria. Vale a dire l’impegno a comunicare i valori dell’agricoltura biologica, la relazione diretta con i produttori, la conoscenza del prodotto. Ma gli strumenti, suggerisce Bio Bank, meritano di venire aggiornati.

I commenti di AssoBio

‘I consumi biologici stanno effettivamente crescendo in modo significativo in tutto il mondo. E anche in Italia, negli ultimi 12 mesi, sono cresciuti del 7% fino a raggiungere i 4,3 miliardi.

La grande distribuzione rappresenta il canale più importante ma negli ultimi mesi, complice probabilmente anche la particolare situazione che stiamo vivendo. Vi è stata comunque una crescita anche nel mondo specializzato con valori decisamente superiori alla media nazionale. La location dei punti vendita, la presenza di molti prodotti locali e le capacità relazionali hanno sicuramente aiutato queste performance. 

Molto bene anche l’export che nel 2020 è lanciato a superare i 2,6 miliardi di euro, vale a dire oltre il 6% di tutte le esportazioni agroalimentari italiane. È perciò importante remunerare in modo corretto gli agricoltori e favorire l’aumento di terreni bio!’ (Roberto Zanoni, AssoBio, presidente)

Marta Strinati e Dario Dongo

Immagine di copertina tratta da www.agirpourlenvironment.org

Note

Focus Bio Bank 2020 Supermercati e specializzati https://issuu.com/biobank/docs/focus_bio_bank_supermercati_2020

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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