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Tendenze e risultati nel biologico. Rapporto Bio Bank 2022

Il biologico continua a crescere. Quello Made in Italy vola all’estero, ma è in frenata nei consumi interni. Lo scenario è analizzato nel rapporto Bio Bank 2022 (la banca dati del biologico dal 1993), che pubblica anche un focus su Supermercati e Specializzati. (1)

Rapporto Bio Bank 2022, i numeri in Italia

I dati elaborati da Bio Bank 2022 illustrano uno scenario caratterizzato da una buona propulsione del sistema biologico italiano, sospinto dall’export (3,4 mld, +16%) ma in flessione nei consumi interni (3,9 mld di euro, +1,8% sul 2021). I dati, tuttavia, sono al netto del ‘sommerso’, vale a dire delle produzioni biologiche non certificate, quasi sempre per difficoltà dei piccoli operatori nel sostenerne il costo.

Buona la ripresa dei consumi di alimenti bio fuori casa. Dopo il crollo conseguente alla pandemia, essi raggiungono un valore di 1,1 mld, +53% sul 2021.

L’andamento tutto sommato modesto segna comunque un’avanzata destinata a crescere. In confronto a 10 anni fa, infatti, i consumi domestici sono cresciuti del 95%, quelli fuori casa del 258% e l’export del 168%, attestano i dati Nomisma per Osservatorio Sana.

Il boom dell’ecommerce alimentare

I tre canali di vendita di alimenti bio monitorati da Bio Bank sono rimasti nel complesso invariati, negli ultimi 5 anni. 2.364 unità, +1,2% nel 2022. Ma le performance sono molto diverse:

  • l’ecommerce svetta con un +80,2%. I 620 siti web di alimenti bio rilevati nel 2021 sono animati soprattutto dai produttori che in questo modo consolidano l’avanzata registrata durante la pandemia e saltano il distributore, trattenendo un maggiore introito,
  • i ristoranti bio diminuiscono del -9,4%, scendendo a 504 locali, anche a causa delle drastiche restrizioni dettate dalla pandemia. Nei consumi fuori casa, tuttavia, partecipano assieme ai bar a sostenere i consumi interni, come recentemenete rilevato da ISMEA, (2)
  • i negozi specializzati si riducono ulteriormente a 1.240 punti vendita (-13,7%). Nel settore, già in flessione, incide l’operazione di concentrazione delle catene, con il passaggio di Cuorebio a Naturasì, oltre alla concorrenza di supermercati e discount.

La locomotiva del bio italiano

In ambito europeo l’Italia è al primo posto per export e per numero di aziende di trasformazione, più di 22mila su oltre 84mila, una su quattro.

È poi di nuovo al primo posto per numero di produttori agricoli, al terzo per vendite al dettaglio e superfici agricole, al quinto per quota delle superfici bio sulla Sau totale. Quota che era al 16,6% nel 2020, mentre nel 2021 è salita al 17,4%, contro una media del 9,6% nell’Unione europea.

La locomotiva del bio italiano è rappresentata da 5 regioni, tra le quali l’Emilia-Romagna primeggia:

  • Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano leader per numero assoluto di attività bio,
  • Marche, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna sono in testa per densità di attività.

Il biologico sulle ali della GDO

La GDO è il canale ideale per avvicinare nuovi consumatori al biologico, oltre che per rifornire i consumatori abituali alle prese con il caro-prezzi (l’inflazione è a 8,1%). Questo canale non brilla di solito per la varietà dell’offerta (salvo Coop Italia, come vedremo), ma eccelle nel contenimento dei prezzi, elemento essenziale alla democratizzazione del bio, intesa come accessibilità a una platea più ampia delle sole fasce ad alto reddito. (3)

In super e ipermercati, del resto, le vendite sono quasi quadruplicate (+263%) in dieci anni, mentre nei negozi specializzati sono diminuite del 15%.

Le 26 catene retail monitorate dal Focus Supermercato e Specializzati di Bio Bank 2022 offrono ormai più di 22mila alimenti e bevande. Oltre 6mila dei quali vengono proposti con la marca del distributore (private label) in più di 24mila punti vendita in Italia. (4)

L’avanzata della marca del distributore 

Il biologico a marca del distributore continua a conquistare quote di mercato a scapito delle marche dell’industria e dei 1.240 negozi specializzati, ove l’offerta è ampia anche nel fresco e freschissimo, ma i prezzi rimangono elevati.

Coop Italia è stata la prima insegna retail a proporre ortofrutta biologica a marchio del fornitore, già nel 1992, con un assortimento sempre più ricco che la mantiene al primo posto in classifica per il numero di referenze bio (1.050 prodotti).

Esselunga (tra le 6 catene che hanno ridotto l’assortimento bio nel 2021) è stato invece il primo retailer a introdurre il biologico a proprio marchio, nel 1999, seguita l’anno successivo da Coop Italia, seguita da Conad Carrefour e PAM. E nel 2021 è la volta di CRAI, Despar e Selex.

Nei discount italiani il bio è invece arrivato nel 2002 grazie a Todis, seguita nel 2009 da Lidl. E da allora altre 13 catene della GDO si aggiungono, fino alle 23 censite nel 2021.

Marta Strinati

Note

(1) Rapporto Bio Bank 2022 https://issuu.com/biobank/docs/rapporto_bio_bank_2022

(2) Marta Strinati. HoReCa Italia, il biologico in un bar su due e in due ristoranti su tre. GIFT (Great Italian Food Trade). 29.5.23

(3) Dario Dongo. La democratizzazione del bio. Se mi tratti come un pollo, Ti mando in vacca. GIFT (Great Italian Food Trade). 15.4.17

(4) Focus Bio Bank 2022 Supermercati & Specializzati. https://issuu.com/biobank/docs/focus_bio_bank_supermercati_2022

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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