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I timori nel piatto, indagine di Eurobarometro

Eurobarometro ha affidato all’EFSA (European Food Safety Authority) un  sondaggio sui timori dei cittadini europei sulla sicurezza alimentare, il cui rapporto è stato pubblicato il 7.6.19, in  occasione della  prima Giornata mondiale della sicurezza alimentare, proclamata dall’ONU.  Gli europei vogliono conoscere la provenienza degli alimenti e si dichiarano preoccupati di assumere residui di antibiotici attraverso carni, pesce e uova. Ma c’è ben altro su cui riflettere.

I cinque  driver  di acquisto degli alimenti in Europa

I cittadini europei  intervistati sono stati richiesti di attribuire un punteggio – da uno a tre – ai cinque  driver  che prevalgono nelle scelte di acquisto dei prodotti alimentari. A seguire, la graduatoria.

1) Origine e provenienza  degli alimenti  risultano essere il primo motivo di scelta per oltre la metà (53%) degli intervistati. Il tema – del tutto ignorato dalla Commissione Junker  – sta maggiormente  a cuore  in Francia (71%), Slovenia (70%), Finlandia (68%), Lussemburgo (67%), Italia e Germania (62%). Meno interessati i cittadini dei grandi Paesi mercantili, Olanda (27%) e Inghilterra (36%).

2) Il prezzo del cibo  è la seconda variabile a dominare le scelte alimentari in Europa. In particolare, il prezzo è considerato prioritario dai consumatori di Portogallo (75%), Lituania (65%), Bulgaria, Croazia, Lettonia e Gran Bretagna (63%). Conta molto poco (37%), viceversa, per gli italiani.

3) La sicurezza alimentare, intesa come assenza di rischi legati al consumo di un alimento, è la ragione che domina le scelte di un europeo su cinque. La seconda dopo l’origine, per gli italiani (61%). La prima addirittura a Cipro (77%), Malta (73%) e Croazia (69%).

4) Il sapore  guida invece gli acquisti alimentari nei Paesi Bassi (62%), in Bulgaria (61%) e Polonia (58%), Belgio e Lituania (entrambi al 57%). Vi prestano attenzione più i maschi delle femmine (53% vs. 46%),

5) Il profilo nutrizionale  risulta l’ultimo elemento considerato dagli europei alle prese con la spesa alimentare. I più interessati si trovano in Finlandia (64%), Paesi Bassi (63%) e Malta (61%).

I timori più diffusi nel piatto

Le preoccupazioni  degli europei sulla salubrità degli alimenti rappresentano un altro capitolo dell’indagine di Eurobarometro. Il sondaggio svela paure diffuse e differenziate.

Quasi la metà  degli europei, il 43%, ritiene che i prodotti alimentari siano pieni di sostanze nocive. È forse così che si spiega il successo di  clean label  free from, anche in Italia. Tale convinzione è particolarmente diffusa a Cipro (66%), in Francia (63%) e Croazia (61%). In Italia, vale per il 40% degli intervistati.

Più in dettaglio, le paure relative agli alimenti riguardano vari aspetti, dall’igiene alla presenza di residui. Quattro temi però emergono con maggiore frequenza in 20 o più Stati quali fonte di rischio:

– l’uso improprio degli antibiotici, ormoni  e steroidi negli animali da allevamento, e loro presenza residua in carni, pesce e uova (44%),

– gli inquinanti ambientali  che contaminano pesce, carne e prodotti lattiero-caseari, come diossine e mercurio (37%),

– i residui di pesticidi  (39%),

– gli additivi alimentari  quali coloranti, conservanti  e aromi aggiunti in alimenti e bevande (36%).

A conferma dell’inerzia  delle istituzioni comunitarie, gli stessi timori erano stati segnalati dalla popolazione europea 9 anni fa, in occasione della precedente indagine Eurobarometro sulla sicurezza alimentare (2010).

Altre preoccupazioni, più radicate in alcuni Paesi, riguardano l’igiene alimentare  (32%), le tossinfezioni alimentari da batteri (30%), la presenza di malattie negli animali da allevamento (28%) e la presenza di ingredienti geneticamente modificati  in alimenti o bevande (27%).

Le microplastiche  sono l’assoluta  new entry  tra i rischi correlati al cibo. 9 anni fa non se ne parlava. Oggi il 21% degli europei ne teme gli effetti nocivi per la salute, considerata la presenza ubiquitaria di micro- e nanoplastiche. Negli alimenti, nelle acque  e nell’aria, come  dimostrato da recenti studi.

Le allergie alimentari sono considerate condizioni di rischio concreto per la salute da un quinto degli intervistati. Un timore fondato, stante l’approssimazione con cui viene comunicata la presenza di allergeni in ristoranti, bar e altri luoghi di somministrazione di alimenti e bevande.

Minore consapevolezza  emerge invece nei confronti di minacce reali, ma meno note, come

– il rischio di rilascio di sostanze tossiche dai MOCA, i materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti (16%), possibile causa di gravi danni alla salute,

micotossine  nei cibi e nei mangimi (11%), gravemente tossiche per l’uomo e i bambini soprattutto,

– malattie delle piante nelle colture alimentari (9%),

– nanoparticelle negli alimenti (8%). Oltre alle cessioni involontarie di particelle durante la lavorazione degli alimenti, vi rientra a pieno titolo l’aggiunta volontaria al cibo di additivi quali biossido di titanio,

– modifica del genoma (4%).

La mappa della paura

Scandali locali  e campagne informative a livello nazionale potrebbero essere gli elementi decisivi nella formazione delle paure degli europei riguardo al consumo di alimenti e bevande. Un solo tema dilaga, primeggiando in 10 paesi, ed è il timore di ingerire residui di antibiotici, ormoni e steroidi (anabolizzanti). In Svezia affligge il 75% degli intervistati. In Italia è citato dal 44% del campione, che indica quale seconda fonte di pericolo gli additivi alimentari (35% delle risposte).

I residui di pesticidi  negli alimenti sono il tema scelto più frequentemente in 6 paesi, con la percentuale più alta in Grecia (67%). In Ungheria, questa è la risposta più ricorrente assieme al timore sulla presenza di additivi. Questi ultimi – coloranti, conservanti e aromi – incutono timore in altri 5 paesi. Nel 50% degli intervistati in Lituania ed Estonia.

Altri tre temi  emergono con minore diffusione. L’igiene alimentare a Malta e Regno Unito, le tossinfezioni in Portogallo e Irlanda e le malattie degli animali da allevamento in Cecoslovacchia e Croazia.

Le fonti d’informazione

Circa i mezzi  d’informazione  sui temi legati alla sicurezza alimentare, la tv mantiene un ruolo primario (69%), seguita dal web (46%). Rispetto ai siti, diversamente da quanto su potrebbe credere, i  social media, sono poco utilizzati (24%). Gli italiani, più di altri, dichiarano di ricevere informazioni a eventi – quali conferenze e seminari (11%) – e nei punti informativi (7%), come i  desk  predisposti da Coop in occasione dei  Cash Mob etico. Le fonti considerate più attendibili, per i consumatori europei, sono in prevalenza gli scienziati (82%) e le associazioni di consumatori (79%).

Alla notizia di possibili rischi  correlati al consumo di determinati alimenti, due terzi del campione (66%) modifica le proprie abitudini di consumo. Temporaneamente o stabilmente, equamente ripartiti. Si pensi alle notizie sui contaminanti  presenti nell’olio di palma, che hanno consolidato la scelta dei consumatori e della grande distribuzione organizzata (GDO), in diversi Paesi europei,  a scartare l’insostenibile  grasso tropicale dalla totalità dei prodotti.

Le istituzioni europee  purtroppo risultano ancora molto distanti dai consumatori sul tema della sicurezza alimentare. Appena 4 europei su 10 (43%) conoscono l’esistenza di regole UE sulla sicurezza alimentare. Incredibilmente, solo 1 su 5 (19%) dei 22 mila soggetti intervistati nei 28 Paesi membri ha notizia dell’esistenza e del ruolo dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority, EFSA). Sic!

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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