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Microplastiche nelle acque e in agricoltura, primo studio in Lombardia

Le microplastiche si trovano in mare, in alcuni alimenti e bevande ma anche nelle acque recuperate da impianti di depurazione, destinate all’agricoltura. Il primo studio in Lombardia, su un impianto di trattamento delle acque reflue.

Plastica e microplastiche nella filiera alimentare 

La plastica in mare è stata oggetto di recenti campagne di sensibilizzazione e denuncia. La Commissione europea ha così adottato il ‘Pacchetto Economia Circolare. Ed è in via di definizione la Single-Use Plastics Directive (SUPs).

Le microplastiche nella dieta, a loro volta, iniziano a emergere in via frammentaria. Studi degli ultimi anni in UK, Belgio, Portogallo, Germania, Cina, Corea del Sud, USA hanno rilevato frammenti invisibili di PET, polipropilene, polietilene e poliolefine su vari alimenti. Acque minerali e birre, sale e miele, pesci e molluschi, ventrigli di pollo.

La contaminazione dei cibi con plastiche non deriva però soltanto da oggetti in plastica monouso e attrezzi da pesca gettati a mare. Né dai materiali a contatto con gli alimenti (MOCA) e dagli oggetti in plastica monouso, i quali pure rilasciano interferenti endocrini nell’organismo umano. C’è anche altro.

Microplastiche nelle acque reflue, anche a seguito di trattamento 

Gli ecosistemi acquatici sono esposti al rischio emergente di contaminazione chimica da microplastiche (microplastics, MPs). Anche a seguito di trattamento delle acque reflue negli impianti a ciò dedicati (Waste Water Treatment Plant, WWTP). (1)

È quanto emerge da uno studio italiano recentissimo, pubblicato su ‘Science Direct’. (2) A seguito di analisi su uno dei più grandi impianti di trattamento del Nord Italia, costruito a inizio anni 2000, con una potenzialità di circa 1,2 milioni ab/eq (abitanti/equivalente).

I ricercatori hanno valutato la presenza di microplastiche nelle acque reflue in ingresso (IN), l’efficienza di rimozione dopo il trattamento (SET) e all’uscita (OUT), il loro trasferimento al fango. I campioni sono stati raccolti in tre giorni della settimana e i frammenti di plastica sono stati caratterizzati in termini di forma, dimensioni e composizione del polimero. Riscontrando un’efficienza di rimozione totale pari all’84%.

Considerato che l’impianto tratta ogni giorno circa 400 milioni di litri di acque reflue, il potenziale rilascio di MP nel sistema acquatico ricevente è stimato in circa 160 milioni di MP/giorno. Inoltre, una grande quantità di MP rimosse dalle acque reflue – principalmente poliesteri (35%) e poliammide (17%) – è stata rilevata nei fanghi attivi riciclati. Per l’ammontare complessivo di circa 3,4 miliardi di microplastiche depositate nelle 30 tonnellate di fanghi prodotte giornalmente da questo WWTP.

Poiché in agricoltura le acque trattate dai WWTP possono venire utilizzate per l’irrigazione e i fanghi possono venire riutilizzati nei fertilizzanti, i risultati della ricerca evidenziano che tali impianti possono rappresentare una potenziale fonte di microplastiche anche per gli agroecosistemi.

La Commissione europea non ha peraltro a tutt’oggi considerato i rischi per la salute umana legati alle MP, sebbene la loro presenza appaia ubiquitaria. (4) Né ha stabilito misure per monitorare e mitigare la loro presenza nelle acque. Con buona pace dei principi di analisi del rischio e di precauzione, ai quali il diritto Ue dovrebbe venire ispirato per la tutela di cittadini, animali e ambiente.

Dario Dongo

Note

(1) Gli impianti di trattamento delle acque reflue sono strutture in cui una combinazione di vari processi (ad esempio, fisico, chimico e biologico) viene utilizzata per trattare le acque reflue industriali e rimuovere gli inquinanti (Hreiz et al., 2015).

Tali impianti di trattamento delle acque reflue producono rifiuti che contengono molti potenziali contaminanti. Le acque reflue rigenerate sono solitamente abbastanza pulite da essere utilizzate per l’irrigazione, ma di solito contengono concentrazioni più elevate di solidi sospesi (~ 1,5 volte)

Ulteriori spunti da ISPRA, su http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/acque-interne-e-marino-costiere/la-depurazione-delle-acque-reflue

(2) ‘The fate of microplastics in an Italian Wastewater Treatment Plant’, Stefano Magni, Andrea Binelli, LuciaPittura, Carlo Giacomo Aviob, Science Direct (2018), https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2018.10.269

(3) Il DM 185/03, ‘Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell’articolo 26, comma 2, del d.lgs. 152/99’ indica tre possibilità di riutilizzo delle acque recuperate:

-in campo agricolo per l’irrigazione,

-in ambito civile per il lavaggio delle strade, l’alimentazione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento, l’alimentazione di reti duali di adduzione,

-a uso industriale, per la disponibilità di acqua antincendio e i lavaggi dei cicli termici

(4) Alcuni studi universitari sono citati nel recente articolo, pubblicato da National Geographic il 22.10.18, su
https://www.nationalgeographic.com/environment/2018/10/news-plastics-microplastics-human-feces/

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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