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Free from, crescita inarrestabile

I ‘free from’, vale a dire i prodotti che vantano l’assenza di determinati ingredienti o sostanze, proseguono una crescita a due cifre. La convergenza dei dati che provengono da indagini di mercato (Osservatorio Immagino) e demoscopiche (Eurispes) induce alcune brevi riflessioni su questi trend di consumo.

Senza palma’ e ‘senza OGM’, una questione etica

Senza olio di palma e ‘senza OGM’, come si è visto, sono le garanzie più richieste dai consumAttori in Europa. I quali si tirano da parte, rifiutandosi di contribuire in alcun modo con le proprie scelte d’acquisto a:

– globalizzazione dello sfruttamento (rapina delle terre, deforestazioni, schiavitù) di cui l’olio di palma è emblema,

– monopolio globale sulle sementi e i pesticidi, ben espresso dal fenomeno di OGM e ‘nuovi OGM’ (NBT). (1)

I ConsumAttori europei esprimono così una determinazione animata dall’etica – che trova in noi i primi sostenitori – verso un cambiamento strutturale della filiera agroalimentare. Ci si inizia finalmente a rendere conto che siamo noi il vero padrone del mercato.

Noi tutti, la collettività dei consumatori, possiamo imporre variazioni sostanziali dell’offerta, in direzione etica, grazie alle nostre scelte quotidiane d’acquisto. Esercitando una pressione dal basso che è ’invincibile, se pure sottovalutata, e trova sintesi nel geniale motto di Leonardo Becchetti #iovotocolportafoglio.

Senza glutine’ e ‘senza lattosio, aspettative e illusioni di salute

claim ‘senza glutine’ e ‘senza lattosio seguono a ruota il ‘senza olio di palma’ e ‘senza OGM’, nella classifica europea dei ‘free from’. E continuano a trainare le vendite in Italia, oltre ogni ragionevole aspettativa e significato logico. Anche nel 2018, come già nel 2017. Un giro d’affari da 3,3 miliardi di euro – il 13,6% delle vendite complessive di alimenti preimballati nel largo consumo – tra giugno 2017 e giugno 2018.

L’Osservatorio Immagino (GS1-Nielsen) rileva che ‘complessivamente i prodotti alimentari rivolti agli intolleranti al lattosio o al glutine (esclusi acqua e alcolici) sono arrivati a sfiorare il tetto degli 8 mila prodotti, grazie a 1.946 nuovi prodotti sul cui packaging sono comparsi claim riferiti all’assenza di glutine o lattosio. Così oggi il 13% dei quasi 61 mila prodotti presenti nell’Osservatorio Immagino si rivolge espressamente a chi soffre di intolleranze alimentari, diagnosticate o presunte, e anche a chi, pur non avendo intolleranze accertate, decide di seguire questo regime alimentare’.

Il rapporto Eurispes Italia 2019 a sua volta segnala un vero ‘boom dei prodotti speciali’, anche tra chi non soffra di intolleranze. Ed è proprio qui che casca l’asino, laddove ‘un italiano su cinque (19,3%) compra prodotti senza glutine, tuttavia, solo al 6,4% è stata diagnosticata una intolleranza, mentre il 12,9% li assume senza essere intollerante’.

L’indagine demoscopica conferma il dato emerso dall’indagine di mercato, aggiungendo un indizio preoccupante che merita considerazione anche da parte del Ministero della Salute.

Il 96% dei sedicenti ‘diagnosticati intolleranti’ è composto da ‘malati immaginari’ e/o vittime di ‘santoni’ che abusivamente esercitano la professione medica. il 6,4% degli intervistati da Eurispes dichiara infatti di avere ricevuto diagnosi di intolleranza, ma le diagnosi di celiachia accertate dalle autorità sanitarie con metodi scientifici riguardano oggi soltanto lo 0,34% della popolazione in Italia. (2)

Il fenomeno ‘senza lattosio’ sembra seguire la scia del ‘gluten free’, atteso che oltre un consumatore su 4 (il 26% degli intervistati da Eurispes) dichiara di acquistare cibi ‘lactose free’ ma solo l’8,5% asserisce di avere ricevuto una diagnosi di intolleranza. E di questi, quanti saranno ‘malati immaginari’ e quanti si saranno invece sottoposti ad analisi mediche affidabili?

Senza glutine, celiachia vs. ‘Viral Deception

AIC, l’Associazione Italiana per la Celiachia, si occupa da decenni di tutelare i celiaci in Italia. Dedicando ingenti risorse anche all’informazione ed educazione pubblica, in accordo con il Ministero della Salute. Con l’obiettivo di chiarire che:

– ‘dopo la diagnosi certificata, l’unica prescrizione terapeutica per la celiachia è un regime alimentare rigorosamente senza glutine’. Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) eroga gratuitamente un contributo mensile per l’acquisto di alimenti senza glutine iscritti nell’apposito Registro del Ministero della Salute in quanto specificamente formulati per i celiaci, (3)

– la dieta senza glutine non è una moda, e non ha alcun significato per coloro che non abbiano ricevuto una diagnosi medica di intolleranza a tale proteina, ovvero di allergie agli specifici cereali che la contengano.

Nondimeno, le vendite di alimenti presentati come ‘gluten free’ sono aumentate del 2,6%. Mentre quelle dei prodotti certificati con il marchio di AIC, la ‘spiga barrata’, hanno registrato una flessione (-1,5%), che si attribuisce al calo della domanda di alcune categorie di prodotti (es. yogurt funzionali, omogeneizzati). Nonché alla concorrenza di altri schemi certificativi, di contenuto analogo, portati avanti dai vari enti di certificazione a cui gli operatori già si rivolgono per altre esigenze (es. ISO 9001, ISO 22000).

1 italiano su 5 comunque acquista con regolarità prodotti senza glutine, spendendo soldi in più per alimenti che non presentano alcun vantaggio – né qualitativo, né nutrizionale – rispetto ai cibi tradizionali. Tutto merito della ‘Viral Deception di Big Food, che ha indotto il pianeta dei consumatori a credere che ‘gluten free’ faccia bene alla salute. Falso! (4)

Senza lievito, sale e zuccheri aggiunti. Nuovi trend in crescita

La straordinaria performance dei free from rivela poi nuovi astri nascenti sul mercato italiano:

– senza lievito. Il 18,6% dei consumatori italiani acquista prodotti da forno senza lievito (anche se solo il 4,6% afferma di avere un’intolleranza riconosciuta),

senza zuccheri aggiunti,

senza sale,

Dario Dongo

Note

(1) Si ricorda come gli europalmamentari a servizio di Ferrero e Big Food (tra i quali un candidato governatore alla Regione Piemonte, Alberto Cirio) avessero goffamente tentato di imporre il divieto dei claim ‘senza olio di palma’ e ‘senza OGM’. Cfr. https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/senza-olio-di-palma-mistero-buffo-a-strasburgo

(2) La celiachia colpisce circa l’1% della popolazione. Il Ministero della Salute, nella Relazione annuale sulla celiachia presentata al Parlamento a gennaio 2019, riferisce a 206.561 diagnosi di celiachia in Italia (145.759 femmine e 60.802 maschi), pari allo 0,34% della popolazione residente

(3) Nel 2017, con la revisione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) la celiachia è stata inserita fra le malattie croniche invalidanti. Nel 2017 il Sistema Sanitario Nazionale ha dedicato circa 250 milioni di euro all’erogazione ai celiaci in prodotti senza glutine (€1200 euro l’anno a paziente). L’erogazione gratuita degli alimenti senza glutine è però molto diversa da Regione a Regione e questa disomogeneità, spiega il Ministero della Salute, ‘oltre a creare disparità di trattamento ai celiaci, impedisce di fatto la libera concorrenza che invece permetterebbe una riduzione fisiologica dei prezzi

(4) L’Università di Harvard ha documentato, in uno studio del 2017, la prevalenza di diabete di tipo 2 nei soggetti che seguono una dieta senza glutine (v. https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/la-dieta-gluten-free-aumenta-il-rischio-diabete-i-ricercatori-di-harvard-spiegano-i-danni-di-una-moda-alimentare-scriteriata). L’Università di Copenhagen ha a sua volta mostrato – in 6 anni di studi clinici – l’alterazione del microbioma nell’intestino e della sua capacità funzionale, associata alla dieta ‘low gluten

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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