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Alzheimer, il consumo di fibre alimentari riduce il rischio e protegge il cervello degli anziani

Consumare fibre alimentari può ridurre il rischio di demenza negli anziani più predisposti all’Alzheimer. L’evidenza emerge da uno studio condotto in Italia, su una comunità di persone ospitate in residenze sociosanitarie. (1)

La funzione benefica delle fibre alimentari

Il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e altre fonti di fibra alimentare è unanimemente riconosciuto come benefico per la salute. Le linee guida dietetiche indicano nell’adulto un apporto ottimale di fibre alimentari di 30-35 g/die per gli uomini e 25-32 g/die per le donne. (2)

L’assunzione di fibre alimentari, insieme ad altri nutrienti, è stata associata anche a un miglioramento dell’integrità cerebrale, come un volume cerebrale totale maggiore e un volume di iperintensità della sostanza bianca inferiore negli anziani senza demenza, ricordano gli autori dello studio.

L’impatto della fibra alimentare sulla funzione cognitiva potrebbe essere mediato dalla sua influenza sul microbiota intestinale. L’assunzione di fibre alimentari modella la composizione e/o la funzionalità del microbiota intestinale, aumentando la produzione di prodotti finali fermentativi, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA). Questi metaboliti hanno mostrato il potenziale per modulare la funzione cerebrale attraverso l’asse ‘microbiota-intestino-cervello’.

Fibre alimentari contro l’Alzheimer

Il team internazionale di ricercatori (statunitensi, spagnoli e italiani) su queste premesse ha valutato la relazione tra l’assunzione di fibre alimentari e l’incidenza del declino cognitivo in uno studio prospettico sugli anziani residenti in comunità, lo studio Invecchiare in Chianti, l’invecchiamento nell’area del Chianti (InCHIANTI).

Lo studio ha interessato 848 over-65 (56% femmine), con età media di 71 anni. Per 15 anni, a cadenza triennale, i ricercatori hanno esaminato la loro dieta, le condizioni cognitive e altri parametri di salute.

Il risultato

Nei 15 anni di osservazione non è emersa in generale una correlazione tra consumo di fibre e declino cognitivo.

Negli anziani con il gene APOE4 (associato a un rischio Alzheimer superiore alla media), invece, è emerso che un consumo quotidiano di 5 grammi di fibre alimentari è marcatamente associato a un rischio inferiore del 30% di declino cognitivo.

Il gene APOE4

Il gene APOE4 è riconosciuto come un indicatore del rischio di demenza, che tuttavia va contemperato con lo stile di vita, la dieta e l’età. Il timore dei parenti di persone con Alzheimer di contrarre la stessa patologia ha alimentato un business di analisi predittive poco affidabili.

In ambito scientifico, invece, sono in arrivo nuovi metodi diagnostici affidabili e non invasivi. Il primo studio in materia è italiano. Nel progetto Interceptor, propedeutico all’applicazione delle nuove diagnostiche, vengono arruolate 400 persone a rischio per predire la conversione del lieve declino cognitivo in demenza di Alzheimer. (3)

Il progetto è promosso e sostenuto dal ministero della Salute e da Aifa, l’Agenzia Italiana del farmaco, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e Aima, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer. La Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS coordina e partecipa assieme a una rete di 20 strutture neurologiche italiane.

Marta Strinati

Note

(1) Andrea Unión-Caballero, Tomás Meroño, Cristina Andrés-Lacueva, Nicole Hidalgo-Liberona, Montserrat Rabassa, Stefania Bandinelli, Luigi Ferrucci, Massimiliano Fedecostante, Raúl Zamora-Ros, Antonio Cherubini. Apolipoprotein E gene variants shape the association between dietary fibre intake and cognitive decline risk in community-dwelling older adults. Age and Ageing, Volume 52, Issue 1, January 2023, afac329, https://doi.org/10.1093/ageing/afac329

(2) Dario Dongo, Carlotta Suardi. Fibre e cereali integrali, lunga vita in salute. GIFT (Great Italian Food Trade). 25.1.19

(3) Il progetto Interceptor è descritto nel sito ufficiale https://www.interceptorproject.com/ 

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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