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Latte alpino falso, relazioni pericolose?

Latte alpino di pianura e altri illeciti impuniti, da parte di un gruppo industriale che sembra beneficiare di particolari ‘grazie’, nel pubblico e nel privato. Relazioni pericolose?

Latte alpino falso, frodi ai danni dello Stato e dell’UE e altre amenità

Una strategia commerciale basata sulla valorizzazione di un ‘Latte Alpino’ che alpino non è, un formaggio fuso contrabbandato per ‘Fettine di Latte’, e altri inganni. In vista della quotazione in Borsa di un’industria del cuneese, Inalpi, nelle mani di un società nei Paesi Bassi (Saverni Investment Bv), aleggiano alcuni dubbi. Non ultimo un bilancio che appare più rosso che roseo, sebbene certificato dalla società Deloitte (che si ricorda anche per i servizi offerti alla Parmalat di Callisto Tanzi).


Risale a pochi mesi fa la notizia del diktat del Ministero per lo Sviluppo Economico all’Istituto centrale per il Controllo della Qualità e la Repressione delle Frodi. Se si rivendica l’utilizzo di ‘Latte Alpino’, esso deve effettivamente provenire dalle aree montane identificate nell’apposita convenzione internazionale, e non anche dalle pianure e dalle coste.


Dietro lo scambio di lettere tra Amministrazioni centrali risiede il caso di Inalpi, gruppo industriale già noto alle cronache a causa di precedenti condanne per frode ai danni dello Stato e della Comunità europea (con ultima conferma dalla Corte di Cassazione a gennaio 2018). Le frodi fiscali in tempi lontani condussero pure alle patrie galere gli attuali vicepresidente Silvano Barattero, consigliere Egidio Invernizzi e rispettive mogli.


Il gruppo Inalpi – oltre a fornire latte in polvere a un gigante dolciario italiano di celebrità globale, e varie referenze a marchio dei colossi della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) in Italia – commercializza prodotti lattiero-caseari a proprio marchio, distribuiti nell’intera Penisola.

Milk sounding, viaggio di sola andata. Milano-Roma, dallo IAP all’Antitrust 

Nell’autunno 2017 avevamo già segnalato le pubblicità ingannevoli e le pratiche commerciali scorrette di Inalpi, rispettivamente, all’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) e all’Autorità Garante per il Mercato e la Concorrenza (Antitrust). Denunciando l’illegittimità del richiamo al latte fresco in formaggio fuso a fettine, designato appunto come ‘Fettine di Latte’, in violazione della Convenzione di Stresa e delle norme europee applicabili.


Lo IAP, dopo diversi mesi di istruttoria, ha trascurato i punti essenziali del ricorso. Limitandosi a prescrivere a Inalpi di cancellare ogni riferimento a ‘latte italiano’ su un formaggio fuso realizzato con ingredienti di svariata origine. Il salotto buono dei pubblicitari ha così coperto un vaso di Pandora dal quale sarebbero potute emergere responsabilità anche più gravi.

L’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato non si è ancora espressa, anche perché il caso a essa sottoposto è più ampio e riguarda diversi casi di Milk Sounding. Vale a dire, l’evocazione illecita del latte e dei suoi valori propri su prodotti che con esso hanno ben poco a che fare, dal formaggio fuso alle caramelle, oltre a pane e acqua.


L’Antitrust dovrebbe dunque intervenire nei confronti di diverse aziende. Non solo Inalpi – per il suo formaggio fuso promosso come ‘Fettine di Latte’ – ma anche Sperlari, già censurata dallo IAP per il vanto ‘80% di latte’ nelle Galatine le quali invece contengono, a seconda dei gusti, tra il 40% e il 33% di latte in polvere (e se mai 40 di polvere potesse equivalere a 80 di liquido, a 33 equivarrebbe 66!). Oltre a Morato Pane e Conad, per via dei ‘panini al latte con tanto di bicchiere in bella vista, salvo invece contenere solo latte in polvere (ingrediente dalle ben diverse caratteristiche, anche dal punto di vista nutrizionale). E Sangeminil’acqua minerale che viene comparata con il latte, in totale spregio all’intelligenza dei consumatori oltreché alle regole europee su Nutrition & Health Claims.

La situazione di Inalpi si è poi aggravata a causa delle pubblicità in cui vanta l’impiego di ‘Latte Alpino’ in una varietà di prodotti. Il messaggio viene invero rafforzato mediante richiamo a una direttiva CE, la quale tuttavia non riguarda le aree montane bensì un’area geografica molto più ampia, che comprende intere regioni come Piemonte, Liguria e Lombardia, città incluse.

Repressione Frodi, l’inusuale inazione

La Repressione Frodi, sollecitata dall’associazione di categoria Assolatte, aveva rivolto un quesito al Ministero per lo Sviluppo Economico (Mi.S.E.). E la risposta è stata categorica, se ‘si vuole spendere l’origine alpina di un prodotto o di un ingrediente’ ci si deve esclusivamente riferire ai territori montuosi di cui alla Convenzione delle Alpi’.

Si sarebbe atteso un pronto intervento delle autorità amministrative e giudiziarie, per fare luce su etichette e pubblicità che distorcono l’effettiva natura e caratteristiche dei prodotti Inalpi, oltre all’origine del latte. 

Senza trascurare le merci realizzate da Inalpi per i grandi clienti, laddove anch’esse riprendessano le sospette diciture proposte da Inalpi. Ma ciò non è avvenuto.

L’ICQRF (Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari) – noto per la sollecitudine d’intervento su dichiarazioni d’origine fallaci – è parso timido già da principio, per una volta almeno. Nell’affidare ad altro Ministero la valutazione se le Alpi comprendano la pianura padana o il mar Ligure. Quando sarebbe bastato sfogliare un manuale di geografia delle scuole elementari, a dir tanto.

Combinazione, la delega alla Repressione Frodi è tuttora nelle mani di Andrea Olivero, vice ministro alle Politiche Agricole. Invano candidato alla Camera il 4 marzo 2018 nel collegio uninominale Cuneo-Saluzzo-Savigliano, che comprende tra gli altri il comune di Moretta. Sarà un caso, ma neppure a mesi di distanza dal chiarimento del Mi.S.E. si ha notizia di alcuna iniziativa da parte dell’Istituto per la Repressione Frodi nei confronti di Inalpi per il delitto di frode in commercio realizzato con il ‘Latte Alpino di pianura’. (1)

A sinistra, il vice ministro Andrea Oliviero. A destra, il presidente di Inalpi Ambrogio Invernizzi

Codici etici aziendali e certificazioni di bilancio

V’è anche da chiedersi come mai le grandi catene della GDO – in fase di accettazione dei prodotti Inalpi, anche a private label – abbiano trascurato violazioni di legge che risultano palesi. Tra (il)legalità e codici etici aziendali, la via pare essere smarrita. Non però quando si tratti di eventi, feste e cene presso ristoranti stellati, alle quali gli amministratori delegati di alcuni colossi della distribuzione raramente mancano. (2)

Infine, dopo aver assistito a non pochi tracolli di banche locali negli ultimi anni, ci si chiede con quale serenità Deloitte certifichi bilanci come quello di Inalpi. Che a consuntivo 2016 registrava 53 milioni di euro di debiti verso gli istituti di credito e 84 milioni di debito complessivo. Senza trascurare un dato inverosimile per un’industria lattiera che non lavori formaggi stagionati, 19 milioni di merce dichiarata a magazzino. Se il latte avesse rappresentato anche solo la metà delle materie prime dichiarate, si sarebbe trattato di circa 9 milioni di litri, pari a 272 cisterne.

Ultime novità, l’Associazione dei consumatori Codacons ha presentato un esposto all’Antitrust, denunciando la pubblicità del ‘latte alpino di pianura’.

Relazioni pericolose? Forse, si vedrà.

Dario Dongo

Note

(1) Con buona pace del codice di procedura penale, ai sensi del quale ‘i pubblici ufficiali (…) che, nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un reato perseguibile di ufficio, devono farne denuncia per iscritto’ ‘senza ritardi’ (articolo 331 c.p.p.) e del codice penale, art. 361

(2) L’eloquente immagine della valanga di tartufo bianco – a cena con la ‘famiglia Inalpi’, all’Antica Corona Reale dello chef Gian Piero Vivalda a Cervere (CN) – proviene dal profilo Facebook dell’AD di Conad Francesco Pugliese, novembre 2017 

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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