Sede stabilimento, il KO della Commissione europea risale al 28 gennaio 2018 ma è stato tenuto segreto sotto elezioni da Roma e Bruxelles. Ecco le prove.
Sede dello stabilimento, l’obbligo in etichetta sui cibi Made in Italy
L’obbligo di citare la sede dello stabilimento in etichetta dei prodotti alimentari Made in Italy venne introdotto in Italia con il decreto legislativo n. 109/92, con il via libera della Commissione europea. Tale norma perse tuttavia efficacia il 13.12.14, data di applicazione del regolamento UE 1169/11, poiché l’allora ministra Federica Guidi decise di non procedere alla doverosa notifica a Bruxelles.
Tra il 2014 e il 2017 i ministri incaricati di Sviluppo Economico e Politiche Agricole hanno messo in scena vari balletti e fake news sul tema ‘sede stabilimento’. Roteando con fantasia tra gli ordini di Big Food – che da sempre esige nascondere l’origine degli alimenti, in modo da poter delocalizzare le produzioni senza informare i consumatori – e le istanze dei consumatori – i quali hanno invece espresso la volontà di sapere dove le merci sono state prodotte.
Il decreto legislativo 145/17 ha finalmente ristabilito l’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento sui prodotti italiani destinati al mercato nazionale, a decorrere dal 5 aprile 2018. E tutti – ivi compreso chi scrive – hanno creduto nell’efficacia della norma, sia pure in attesa di conferme da Bruxelles.
I ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda, in effetti, avevano in un primo tempo avviato la rituale procedura di notifica del disegno normativo alla Commissione europea, la quale aveva preso tempo per il suo esame. La strana coppia così ha deciso di andare oltre, affidandosi a una diversa procedura per comunicare le regole adottate.
La grande bugia del governo Gentiloni
Il Commissario Vytenis Andriukaitis – con propria missiva 28.1.18 che qui si allega, indirizzata al ministro Angelino Alfano – aveva comunicato al governo italiano che la notifica del d.lgs. 145/17 è irricevibile, poiché eseguita in violazione del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE, articolo 114).
Il governo di Paolo Gentiloni ha avuto cognizione dell’inapplicabilità di un suo atto avente forza di legge, per contrasto con il diritto UE, 67 giorni prima che il decreto avesse effetto su oltre 60 mila industrie alimentari in Italia. Le quali si sono trovate costrette a sottoporre a revisione centinaia di migliaia di etichette, e destinare a rifiuto enormi quantità di imballi primari non utilizzabili a partire dal 5 aprile 2018 in quanto non conformi al decreto di cui nessuno, al di fuori di Palazzo Chigi, conosceva l’illegittimità. Con enormi costi ambientali, oltreché di risorse.
I ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda, come il vice ministro Andrea Olivero, sapevano tutto. Ma hanno mentito ai cittadini-elettori, alle imprese (agricole, alimentari e distributive) e alle loro rappresentanze, alle istituzioni e alle amministrazioni da loro stessi guidate. Hanno vantato falsamente prima l’adozione, poi l’entrata in vigore del ‘loro’ decreto, guardandosi bene dal comunicare che anch’esso – come quelli sull’origine di pasta, riso e conserve di pomodoro (1) – sono illegittimi, e devono perciò venire disapplicati dalle autorità.
Il nostro impegno si rivolge alla tutela del consumatore assicurando un’informazione piena che consenta di poter scegliere la qualità che si desidera. Sono certo che le nostre imprese agroalimentari sapranno cogliere appieno questa opportunità, andando incontro alle esigenze di un consumatore sempre più attento”.
Vice Ministro Andrea Olivero, 5 aprile 2018
La responsabilità è grave, in sede politica e forse anche giudiziaria. Responsabilità penali potranno e anzi dovranno venire verificate, dalle competenti Procure della Repubblica, laddove si configurino ipotesi di falso ideologico in atti pubblici. Responsabilità civili, nel caso in cui i destinatari del decreto legislativo 145/17 e le loro rappresentanze decideranno di agire per il risarcimento dei danni ingiustamente subiti.
La Commissione europea, a sua volta, dovrà spiegare a 60 milioni di italiani perché ha tenuto segreta una comunicazione di tanto rilievo per tutti gli operatori della filiera alimentare, oltreché per i cittadini-consumatori.
Vergogna, fuori per sempre!
Dario Dongo
Note
(1) In merito alla palese illegittimità dei decreti origine pasta, riso e conserve di pomodoro si fa richiamo alla Parte V (Origine latte, pasta, riso, pomodoro. I decreti effimeri) dell’ebook gratuito ‘1169 pene – Reg. UE 1169/11. Notizie sui cibi, controlli e sanzioni’, su https://www.greatitalianfoodtrade.it/libri/1169-pene-e-book-gratuito-su-delitti-e-sanzioni-nel-food
Allegato
Lettera 28.1.18 del Commissario Vytenis Andriukaitis al ministro Angelino Alfano
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.