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Milk Sounding, la parola all’Antitrust

Milk Sounding, le menzogne sul latte segnalate all’Antitrust

Il fenomeno del Milk Sounding, vale a dire il richiamo ingannevole al latte su etichette e pubblicità, è stato segnalato all’Antitrust da Great Italian Food Trade.

I casi denunciati il 3 novembre 2017 sono cinque: caramelle Galatine, formaggio fuso Fettine di latte, acqua minerale Sangemini, panini al latte Morato Pane anche a marchio Conad.

L’Antitrust, Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM), ha il compito tra gli altri di garantire in via indipendente la tutela e la protezione dei consumatori ai sensi del Codice del Consumo (1). Si è perciò interessata, negli ultimi anni, di valutare la correttezza e ove del caso sanzionare la pubblicità ingannevole e le pratiche commerciali scorrette di alcuni grandi operatori. Nei più vari contesti della produzione di beni e fornitura di servizi, dall’alimentare al trasporto aereo.

Cosa è il milk sounding

I casi emblematici di milk sounding denunciati all’AGCM – due dei quali già oggetto di segnalazione all’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) – si caratterizzano per etichette e pubblicità fuorvianti nell’evocare il latte e i suoi valori nutritivi. Il consumatore viene suggestionato con richiami letterali e visivi a un ingrediente che però manca ai cinque prodotti denunciati. Poiché nell’industria delle caramelle, come in quella del formaggio fuso e dei prodotti industriali da forno il latte fresco pastorizzato non s’è mai visto. Latte concentrato e/o in polvere piuttosto, che con la materia prima originale hanno poco a che vedere – nelle caratteristiche nutrizionali e organolettiche – a seguito di un invasivo processo di trasformazione che ne altera la natura. L’acqua minerale a sua volta non può venire paragonata al latte, per ragioni logiche e di diritto. Sebbene anche a ciò si sia giunti (!).

La realtà è dunque molto lontana rispetto ai paradigmi della comunicazione commerciale proposta sui vari alimenti, di cui pertanto si chiede la censura. L’occasione varrà all’Autorità garante per richiamare l’esigenza di pratiche commerciali leali e corrette, che devono sempre venire improntate alla chiarezza e trasparenza dei messaggi. A maggior ragione in un periodo storico come quello attuale, ove la confusione sul ruolo e il valore nutrizionale degli alimenti può condurre a scelte di acquisto e di consumo incompatibili con le esigenze di salute pubblica. Con grave impatto sull’equilibrio della dieta che invece gli operatori pubblici e privati dovrebbero concorrere a promuovere.

Si aggiunge una considerazione di carattere generale, la necessità di identificare i prodotti nel loro significato e valore autentico. Rifuggendo da falsi neologismi che travisano la realtà con abuso sulla spontanea fiducia dei consumatori verso gli strumenti di comunicazione cui sono inevitabilmente esposti nella vita quotidiana. Una fiducia che l’Autorità ha il primario ruolo di proteggere, come si spera farà anche in questi casi.

Una pronuncia dell’Antitrust è quindi vivamente attesa, anche da parte delle Associazioni che rappresentano i consumatori, in attesa di orientamenti univoci sulla correttezza dei richiami a varie categorie di alimenti tradizionali. In questo senso si è di recente espressa la Corte di Giustizia UE, nell’affermare l’illegittimità del c.d. Cheese sounding. (2) E si è attivato il Parlamento europeo, per arginare il fenomeno del c.d. Meat sounding.

È giunta l’ora di fare chiarezza, una volta per tutte!

Dario Dongo

Note

1) D.Lgs. 206/05, attuazione della direttiva 29/2005/CE

2) per i dettagli, e il testo della sentenza 14.6.17, si veda l’articolo http://www.foodagriculturerequirements.com/category/notizie/‘cheese-sounding’-la-corte-di-giustizia-ue-conferma-il-divieto

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