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Origine carni al ristorante, la proposta di decreto-legge del Consorzio Italia Zootecnica

Origine carni al ristorante e nei pubblici esercizi, la proposta di decreto-legge del Consorzio Italia Zootecnica viene oggi lanciata assieme alla Carta di Padova. Un progetto innovativo per valorizzare il miracolo della zootecnia italiana 4.0, all’insegna della trasparenza integrale su anagrafe e benessere animale, condizioni di allevamento, sicurezza alimentare.

Origine carni al supermercato

La filiera zootecnica bovina in Italia ha compiuto passi da gigante, negli ultimi due decenni. Per merito di una crisi, quella dell’encefalopatia bovina spongiforme (BSE), che non ha colpito la produzione di carne italiana ma ha di fatto costretto gli operatori a enormi sforzi per garantire la tracciabilità completa, from stable to table. (1) Vale a dire dalla nascita degli animali, fino ai prodotti da essi derivati.

I consumatori europei possono così conoscere l’origine delle carni in vendita, espressa nei termini di Paese di nascita, Paese di allevamento e Paese di macellazione. O in una sola espressione – ‘Origine’, seguita dal nome dello Stato – qualora le predette operazioni siano avvenute in un unico territorio nazionale.

Origine carni al ristorante, il decreto-legge

Le regole di origine tuttavia non si estendono alle preparazioni di carne come gli hamburger, realizzati con aggiunta di altri ingredienti, es. fibre vegetali, (2) aromi naturali, spezie, sale. Né purtroppo agli alimenti a base di carne preparati nei pubblici esercizi. Quali ristoranti e trattorie, mense, (3) fast-food e take-away. Sebbene ormai i pasti fuori casa rappresentino ormai circa la metà dei consumi complessivi. (4)

La fiducia dei consumatori nei confronti delle carni, oltretutto, è drasticamente calata nel corso degli ultimi anni a causa di scandali internazionali originati altrove. Ci si riferisce al c.d. horsegate, lo scandalo di carni di cavallo spacciate per bovine e utilizzate anche da Big Food in vari alimenti composti (come hamburger e lasagne surgelate). E alla crisi delle carni brasiliane, divampata negli ultimi mesi con allerta europea se pure tenuta sotto controllo dal nostro Ministero della Salute.

È dunque necessario e urgente ristabilire la fiducia dei consumatori italiani nei confronti della filiera di produzione delle carni Made in Italy. Poiché la zootecnia italiana ha dedicato ingenti risorse, negli ultimi decenni, sui vari fronti di:

– benessere animale, climatizzazione delle stalle, trattamento degli animali, uso corretto di antibiotici e farmaci veterinari,

– sicurezza alimentare. La quale trova conferma nell’estraneità alle varie crisi registrate nel sistema di allerta europeo (ivi comprese quelle legate a contaminazioni di diossine). Ma anche nei risultati positivi dei piani di monitoraggio sui residui farmacologici,

– tracciabilità e registrazione informatizzata sia dei dati anagrafici, sia di quelli relativi ai trattamenti e alla movimentazione degli animali. Il miracolo italiano è rappresentato da un’anagrafe animale senza pari al mondo, che riguarda 6 milioni di capi e consente al sistema veterinario pubblico di vigilare su ogni informazione di rilievo per le superiori finalità sopra evidenziate.

L’esempio della Francia

La soluzione è a portata di mano, e segue il positivo esempio della Francia. La quale già dal 2002 ha introdotto un sistema di rintracciabilità dell’origine delle carni esteso alla ristorazione collettiva, con obbligo di informazione ai consumatori. (5) La Francia ha portato avanti questo percorso di trasparenza, introducendo nel 2016 l’obbligo di indicare l’origine delle carni utilizzate come ingredienti di altri prodotti alimentari (es. preparazioni di carne, salumi, sughi). (6)

La proposta di decreto-legge sull’origine delle carni al ristorante, elaborata dallo scrivente su incarico del Consorzio Italia Zootecnica, definisce l’obbligo per le collettività di garantire la rintracciabilità dell’origine delle carni utilizzate come ingredienti degli alimenti, e il dovere di informare i consumatori a tale riguardo. Nei menù o altri strumenti di informazione, in caratteri di dimensioni non inferiori a quelle utilizzate per denominare gli alimenti stessi. Affinché i consumAttori in Italia possano eseguire scelte davvero consapevoli.

In allegato, il testo del progetto legislativo. Che si auspica raccoglierà l’immediato sostegno del ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina. E del ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin.

DD

Note
(1) reg. CE 1760/00 e successive modifiche, reg. CE 1825/00
(2) La natura delle fibre vegetali, si ricorda, deve tra l’altro venire specificata (come invece molti trascurano di fare)
(3) Es. mense scolastiche, aziendali, ospedaliere
(4) Fonte Eurostat
(5) Décret n°2002-1465 du 17 décembre 2002 relatif à l’étiquetage des viandes bovines dans les établissements de restauration
(6) Anche l’Italia si è mossa, ricordiamo, con il decreto origine latte. Ma non si è ancora occupata delle carni, le quali pur meritano attenzione

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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