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Canapa industriale ed economia circolare

Canapa industriale ed economia circolare. Una filiera agricola promettente – che si radica su una cultura di cui l’Italia vanta primato storico e produttivo, seconda solo all’Unione Sovietica fino al dopoguerra – rischia di andare in fumo. Assieme al governo gialloverde che ha mandato in tilt la fedele applicazione delle leggi dello Stato e dei regolamenti europei applicabili. Senza perdersi tra i chiari di luna di politici e giudici fuori contesto, già peraltro smentiti da chi di diritto s’intende, è ora di guardare avanti. Per favorire la ripresa di un settore economico vivo e vitale, in attesa della prossima semina.

Canapa industriale ed economia circolare

La Cannabis sativa L. è una pianta annuale a fioritura dioica (genera cioè piante sia maschili, sia femminili). Appartiene alla famiglia delle Cannabaceae, la quale comprende 11 generi e 170 specie di piante. La prima comparsa della Cannabis viene fatta risalire intorno al 5000 a.C., in Asia centrale. Nel corso dei millenni la pianta è stata utilizzata in prevalenza per le fibre, la produzione tessile, di olio (anche a uso combustibile) e gli usi terapeutici. Contiene infatti numerosi composti di conclamato beneficio per la salute come cannabinoidi (Appendino, Chianese e Taglialatela-Scafati, 2011), terpeni (Ross & ElSohly, 1996), flavonoidi (Vanhoenacker, Van Rompaey, De Keukeleire e Sandra, 2002) e altre sostanze (Brenneisen, 2007).

L’economia circolare è il modello di sviluppo sostenibile a cui questa coltura è naturalmente vocata. In agricoltura essa si presta a ridurre l’impatto ecologico delle attività antropiche e diminuire il consumo di suolo e acqua, a raffronto con tanti altri seminativi. Può dunque contribuire a mitigare il cambiamento climatico e la desertificazione, così anche a preservare la biodiversità. È redditizia per gli agricoltori, si presta alle rotazioni come pure a sostituire colture eccedentarie o poco remunerative.

Semi, fiori e foglie si prestano a valevoli utilizzi in ambito alimentare, nutraceutico, fitoterapico e cosmetico. Steli e residui delle lavorazioni più nobili possono invece venire impiegati per realizzare tessuti, materiali da bioedilizia, bioplastiche, ammendanti per usi agricoli. Infine ma non da ultimo, biomasse per generare energia. Rifiuti zero.

I cannabinoidi sono una classe unica di composti terpenofenolici per le piante di cannabis, accumulati principalmente nella cavità dei tricomi (Kim & Mahlberg, 1997). Più di 80 cannabinoidi sono stati isolati da C. sativa (Elsohly & Slade, 2005).

Cannabis sativa L., classificazione botanica

Carl Linnaeus (1707-1778) – botanico, zoologo e medico svedese noto come ‘il padre della tassonomia moderna’ – è stato il primo a registrare l’uso dei binomiali latini per classificare le piante. Con la Specie Plantarum (1753), il punto di partenza della nomenclatura botanica moderna. Il nome della specie, dal latino cannăbis (canna), è ispirato alla morfologia del fusto. Il nome del genere – Sativa, da sativus (derivato di satus, participio passato di serĕre, seminare) indica la propagazione gamica o sessuata, dal seme (Raman, 1998).

‘E canterò la canape, e la vera cultura d’un sì nobile virgulto, che ne’ campi d’Italia, e piucchè altrove, nel felsineo terreno, e nel vicino centese floridissimo recinto, (dov’è una terra, che città può dirsi, tanto in se stessa, e ne’ suoi degni e illustri abitatori oggi è pregiata al mondo) s’alza e verdeggia, e selve forma ombrose, quando la stagion fervida comincia a cuocer l’aria, e finché il Lion rugge nel ciel, dura a far ombra su la terra’. (Girolamo Baruffaldi, presbitero e letterato, 1675– 1755)

La Cannabis, secondo il moderno sistema di classificazione, appartiene alla famiglia delle Cannabaceae, insieme al genere Humulus di cui è membro il luppolo (Turner, Elsohly e Boeren, 1980). Nel corso dei secoli, grazie al naturale incremento delle varietà genetiche nelle popolazioni e alle selezioni condotte dall’uomo, sono state sviluppate diverse varietà di canapa. Ciò a dato vita a vari dibattiti, in botanica, che non hanno consentito di raggiungere un accordo generale sul grado tassonomico di vari gruppi all’interno del genere Cannabis (Hazekamp, ​​Justin, Lubbe, & Ruhaak, 2010).

Studi tassonomici più recenti, (1) basati sull’analisi molecolare (chemiotassonomia), dividono i fenotipi in base alle differenze quantitative nel rapporto tra tetraidrocannabinolico (THC) e cannabinolo (CBN), da un lato, e cannabidiolo (CBD). (2) Sulla base di tali studi, si considera attualmente appropriato classificare la canapa in relazione all’utilizzo industriale, medico o di integrazione alimentare e ricreativo.

Cannabis sativa L., varietà ammesse e aiuti in agricoltura

In Europa, la sola Cannabis Sativa L. (‘canapa greggia, macerata, stigliata, pettinata o altrimenti preparata, ma non filata’) viene qualificata come ‘prodotto agricolo’. Ed è perciò soggetta alla Politica Agricola Comune (PAC), ai sensi del Trattato sul funzionamento della UE (TFUE). (3). Il reg. CE 73/09, in linea con il reg. CE 1782/03, precisa che gli aiuti in agricoltura sono ammessi ‘solo se le varietà coltivate hanno un tenore di tetraidrocannabinolo non superiore allo 0,2 %’. (4) Il Reg. UE 220/15 a sua volta cita la canapa tra le ‘piante industriali’, con riguardo alla produzione di sementi e alle colture.

La coltivazione è quindi consentita e può beneficiare di aiuti in ambito della PAC. A condizione che le piante coltivate appartengano alle specie botaniche inserite nel Catalogo Unico Europeo delle varietà ammesse. (5) Le quali sono state selezionate in ragione del basso tenore di sostanze psicotrope (THC). E così, della sicurezza dei prodotti da esse derivati. Si raccomanda in ogni caso agli operatori di adottare le misure e le accortezze indicate in precedente articolo sul tema.

Dario Dongo

Note

(1) La tassonomia, nelle scienze naturali, comprende le regole di nomenclatura e le tecniche per lo studio teorico della classificazione filogenetica degli esseri viventi. In origine basato su criteri essenzialmente morfologici e morfometrici, questo ramo della scienza ora utilizza anche tecniche di analisi biomolecolare, fisiologica e sierologica, con l’ausilio di strumenti statistici

(2) Se il rapporto (THC + CBN) / CBD è inferiore a 1, le piante sono classificate come tipo di fibra. Altrimenti come ‘chemio-tipo’, a uso farmaceutico o (Fetterman et al., 1971). Questo approccio è stato poi seguito per distinguere chemotipo, tipo intermedio e tipo di fibra (Turner, Cheng, Lewis, Russell, & Sharma, 1979)

(3) TFUE, art. 38 e All. I, v.d. 57.01

(4) V. reg. CE 1782/03 (art. 52), reg. CE 73/09 (cons. 29, artt. 39 e 87). Il reg. CE 73/09 introduce misure di controllo per analizzare il tenore di THC, anche per verificare l’accessibilità alle agevolazioni economiche nazionali (All. I). Gli stessi criteri sono poi ripreso dal reg. UE 1307/13 recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell’ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune. Laddove è infatti ribadito che ‘le superfici utilizzate per la produzione di canapa sono ettari ammissibili solo se il tenore di tetraidrocannabinolo delle varietà coltivate non supera lo 0,2 %’ (reg. UE 1307/13, art. 22.6)

(5) V. http://ec.europa.eu/food/plant/plant_propagation_material/plant_variety_catalogues_databases/ index_en.htm

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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