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DOP e IGP. Le nuove regole UE targate Coldiretti e il caso Grana Padano

Il 28 febbraio 2024 il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza – 520 voti favorevoli, 19 contrari e 64 astenuti (1) – il nuovo regolamento (UE) 2024/1143 sulle Geographical Indications quali DOP, IGP, STG, oltre a DOC e DOCG per i vini. (2)

Il regolamento, quasi identico al testo già esaminato, entrerà in vigore ad aprile 2025. (3) Per dispensare più poteri e risorse pubbliche agli enti intermedi e le oligarchie industriali, così all’impero di Coldiretti, in attesa della rivoluzione di agricoltori, allevatori e pastori in protesta.

Il caso del Grana Padano DOP – ove il Consorzio ‘emette’ e vende quote di produzione destinate ai colossi industriali che poi regolano il mercato a loro esclusivo vantaggio, a discapito degli allevatori – rischia così di fare scuola. #VanghePulite.

1) DOP, IGP, STG, DOC, DOCG. I dati economici

La narrativa del ‘mainstream media’ presenta le Geographical Indications (GIs) come un segmento di mercato strategico e di assoluto rilievo nel settore agroalimentare europeo. I comunicati stampa riferiscono a un valore di vendita di € 80 miliardi per i 3.500 prodotti con denominazioni e indicazioni geografiche registrate in UE.

Il valore complessivo della produzione agricola dell’UE, a ben vedere, ha peraltro raggiunto € 534,4 miliardi di euro (287,9 le produzioni vegetali, 206,0 quelle animali, 39,5 quelle ittiche), nel 2022 (Eurostat). Mentre le vendite delle imprese di trasformazione hanno toccato € 1.112 miliardi nel 2023 (Food Drink Europe).

DOP, IGP, STG, DOC, DOCG valgono dunque meno del 5% delle vendite complessive di prodotti agricoli e alimentari, nella migliore delle ipotesi. L’Italia è peraltro al primo posto, con 892 GIs che secondo Ettore Prandini presidente di Coldiretti svilupperebbero oltre 20 miliardi di vendite. (4)

2) Consorzi di tutela e associazioni di produttori

Il nuovo regolamento sulle Geographical Indications (GIs) è stato celebrato dal ‘mainstream media’ come una riforma epocale, con le (vacue) promesse di maggior tutela dei marchi registrati e di procedure più snelle per la registrazione di nuove DOP e IGP.

I consorzi di tutela – secondo Paolo de Castro, relatore della proposta al Parlamento Europeo – ottengono ‘maggiori e migliori responsabilità, tra cui la lotta alle pratiche svalorizzanti e la promozione del turismo a indicazione geografica’. (5)

Gruppi di produttori – in particolare quelli ‘riconosciuti’, che esprimano almeno il 50% dei produttori (senza distinguere il comparto agricolo e la trasformazione) nonché almeno il 50% dei volumi di produzione – oltre alle relative associazioni divengono a loro volta nuovi centri di potere. (6)

3) Quote di produzione

Le organizzazioni di produttori e le loro associazioni, oltre alle organizzazioni interprofessionali riconosciute e i gruppi di produttori – sulla base della ‘OCM unica’ – possono decidere a maggioranza qualificata (2/3 dei produttori e dei volumi di produzione) di chiedere agli Stati membri, ‘per un periodo di tempo limitato, norme vincolanti per la regolazione dell’offerta di prodotti agricoli che beneficiano di una denominazione di origine protetta o di un’indicazione geografica protetta’. (7)

Le quote di produzione costituiscono un ostacolo alla libertà d’impresa e alla libera concorrenza, in grado di arrecare gravi danni ad agricoltori e allevatori di fatto esclusi dai processi decisionali, come si è visto nel caso delle ‘quote forma’. (8) L’OCM unica aveva perciò previsto queste misure come eccezionali, vincolanti per un massimo di tre anni (salvo rinnovo a seguito di una nuova richiesta).

Le nuove norme invece prevedono espressamente che il periodo di vigenza delle quote di produzione possa ‘arrivare fino a sei anni, ma può essere rinnovato dopo tale periodo a seguito di una nuova richiesta’. (9) All’evidente scopo di legittimare la consuetudine di consorzi come quello del Grana Padano DOP che da anni restringe le quote di produzione a esclusivo vantaggio dei colossi che così alterano il mercato a loro discrezione, senza badare agli interessi degli allevatori.

4) Quote di produzione, il caso del Grana Padano DOP

Il Consorzio del Grana Padano DOP a guida Coldiretti – come chi scrive ha invano denunciato alla Commissione Europea, DG Comp e DG Agri, il 13 agosto 2022 (vedi Allegato) – continua a regolare l’offerta sul mercato globale attraverso ‘quote forma’ del formaggio DOP più venduto al mondo. Sebbene il potenziale di vendita dei prodotti sia virtualmente illimitato rispetto alle attuali capacità produttive e il suo prezzo sia sicuramente remunerativo, atteso che i costi di produzione sono ben inferiori ma le quotazioni pressoché allineate a quelle del più pregiato Parmigiano Reggiano DOP (10,11).

Il mercato delle quote di produzione del Grana Padano è analogo a un mercato azionario, ove i giganti industriali acquistano ‘quote forma’ da piccoli e grandi caseifici per concentrarle nelle mani dei pochi colossi, in aree molto ristrette rispetto all’areale di produzione invece esteso dal Piemonte al Trentino. Al punto che, su circa 5 milioni di ‘quote forma’ distribuite tra i caseifici 117 aderenti al Consorzio:

– il 71% circa delle ‘quote forma’ è concentrato nelle sole tre province di Brescia, Mantova e Cremona

– l’84% delle quote possedute dai consiglieri del Consorzio (che detengono poco meno della metà delle quote totali) sono localizzate nelle tre province dette

– il 34% delle ‘quote forma’ è concentrato nei primi cinque colossi Latteria Soresina S.C.A., Latteria Sociale di Mantova S.C.A., Zanetti SpA, PLAC (Produttori latte associati Cremona) S.C.A., Lattegra SpA

– il 20% delle quote di produzione è nelle mani delle due prime giganti cooperative agricole sopra citate.

5) Grana Padano, un Consorzio o un trust?

Il controllo della produzione – attraverso le ‘quote forma’, per il Grana Padano DOP, e le ‘quote latte’ per il Parmigiano Reggiano DOP (5) – si è di fatto trasformato in un vero e proprio strumento finanziario, peraltro privo delle regole che si applicano a Piazza Affari. Così:

– le quote (oltre a costituire oggetto di scambio, cessione e affitto) vengono periodicamente ‘emesse’ dal

– Consorzio ‘di tutela’ del Grana Padano DOP, al pari di una società per azioni o un trust estero, che in questo modo

– ingrassa gli emolumenti dei suoi dirigenti Coldiretti, crea nuove poltrone e prepara la sontuosa sede della sua fondazione all’abbazia di Chiaravalle. (11)

6) Oligarchie industriali e cooperative contro agricoltori e allevatori

Gli allevatori che forniscono il latte ai caseifici del Consorzio Grana Padano DOP – come pure quelli che detengono ‘quote latte’ nel Consorzio Parmigiano DOP – vengono costretti a svendere #sottocosto il latte crudo ‘spot’ nazionale, prodotto oltretutto deperibile, poiché in eccesso rispetto ai livelli di produzione che vengono programmati dai colossi industriali.

I colossi industriali che decidono le quote di produzione, si sottolinea, spesso commercializzano entrambi i formaggi DOP sui mercati internazionali. Oltre a produrre i ‘formaggi bianchi’, cioè formaggi similari che competono con le DOP, come ha fatto per anni il vice-presidente di Coldiretti nazionale, nonché presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP Nicola Bertinelli. (13)

La Commissione europea a cui lo scrivente ha esposto queste aberrazioni ha affermato che il sistema è ‘democratico’ in quanto ‘deciso’ dai 2/3 degli iscritti che rappresentano i 2/3 dei volumi di produzione. Ostinandosi a ignorare la circostanza – sottolineata da chi scrive – che le decisioni vengono assunte dai presidenti delle cooperative e non dagli allevatori conferenti. Quale ‘democrazia’?

7) Conclusioni provvisorie

Il sistema di potere costruito da Coldiretti con il supporto di tutti gli eurodeputati italiani a suo servizio – con le sole astensioni di Nicola Pedicini (#TerraPaceDignità) e pochi altri (1) – utilizza le Geographical Indications (GIs) a esclusivo beneficio delle poltrone e gli incarichi milionari dei suoi accoliti, (14) nonché delle oligarchie agroindustriali.

Gli agricoltori, allevatori, pastori e pescatori – nella quasi totalità aziende agricole familiari e contadine (94,8% delle aziende agricole in UE) continuano invece a subire le angherie di questo sistema di potere avvinghiato a una politica loro nemica, che deve perciò venire contrastata con la protesta pacifica a oltranza oltreché nelle sedi legali, proprio a livello UE.

8) Prospettive

La riforma in esame – oltre ad aggravare le distorsioni di mercato sopra esposte, di cui si dubita la compatibilità con i principi di libera concorrenza scolpiti nella pietra del Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) – è del tutto carente sotto tre aspetti:

– l’equa distribuzione della catena del valore delle DOP, IGP, STG, DOC e DOCG a favore degli operatori della filiera primaria dai quali dipende la qualità delle materie prime, e così dei prodotti stessi

– l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine o provenienza degli ingredienti primari (>50%) e significativi (cioè caratterizzanti) impiegati nei prodotti DOP, IGP, STG (15)

– condizioni sociali (es. tutela dei diritti dei lavoratori) e ambientali per l’accesso ai fondi pubblici di promozione dei prodotti stessi.

Il #prezzoequo, il divieto di vendite sottocosto e le esenzioni di cooperative, OP e AOP dalla disciplina delle pratiche commerciali sleali sono parte di questa battaglia che chi scrive umilmente conduce da anni e riafferma nel proprio programma in vista delle elezioni europee del 6-9 giugno 2024, con il movimento Pace, Terra e Dignità. (16)

#VanghePulite, #Égalité

Dario Dongo

Allegato

Dario Dongo. Segnalazione su Consorzio di tutela del Grana Padano DOP. 13.8.233

Note

(1) Parlamento europeo. Processo verbale – Risultati delle votazioni 28.2.04 https://tinyurl.com/nhf2u67p

(2) Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 28 febbraio 2024 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle indicazioni geografiche dell’Unione europea per i vini, le bevande spiritose e i prodotti agricoli e i regimi di qualità dei prodotti agricoli, che modifica i regolamenti (UE) n. /2013, (UE) 2017/1001 e (UE) 2019/787 e che abroga il regolamento (UE) n. 1151/2012. Testo consolidato https://tinyurl.com/yc4dbc4c

(3) Dario Dongo, Alessandra Mei. EU Geographical Indications and quality schemes, nuove regole in arrivo per DOP, IGP, STG. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.6.23

(4) UE: Coldiretti, bene riforma DOP e IGP, vale 20 mld, Italia leader. 28.2.24 https://tinyurl.com/4tp4aj77

(5) EUrodeputati PD. Via libera al nuovo Regolamento sui prodotti IGP. 8.3.24 https://tinyurl.com/y2d9wxab

(6) Si veda il testo del regolamento in esame (nota 2), articoli 32,33,34

(7) Reg. (EC) 1308/13, c.d. ‘OCM unica’, articolo 166-bis https://tinyurl.com/bde4escr

(8) Dario Dongo. Parmigiano Reggiano, Grana Padano e quote di produzione. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.2.22

(9) Nuovo regolamento, articolo 84, modifica all’articolo 116-bis del Reg. (EC) 1308/13

(10) Dario Dongo. Grana Padano e lisozima da uovo, conservante necessario? L’anomalia italica. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.7.21

(11) Dario Dongo. Grana Padano con conservante lisozima, la conferma del TAR. GIFT (Great Italian Food Trade). 15.12.23

(12) Abbazia di Chiaravalle e Grana Padano https://tinyurl.com/t3wb4m4t

(13) Dario Dongo. Parmigiano Reggiano DOP e formaggi similari, l’effetto Report. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.1.23

(14) Fondazione Qualivita. I Consorzi di Tutela commentano l’approvazione del Regolamento UE sulle DOP IGP. 28.2.24 https://www.qualivita.it/news/i-consorzi-di-tutela-commentano-lapprovazione-del-regolamento-ue-sulle-dop-igp/

(15) Dario Dongo. Origine delle materie prime in etichetta, il guaio irrisolto. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.3.2024

(16) Dario Dongo. Pace, Terra e Dignità. Il nostro movimento alle elezioni europee 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.3.24

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