L’Osservatorio Immagino di GS1-Italy e Nielsen, all’ottava edizione del proprio rapporto semestrale, fotografa in modo esatto i consumi alimentari in Italia al giugno 2020.
La pandemia da Covid-19 – come già mostrato dal Rapporto Coop di settembre scorso – ha indotto trasformazioni significative nelle abitudini degli italiani, anche nella spesa e a tavola. (1) L’analisi a seguire.
100% Made in Italy, il volano della crescita
L’italianità dell’alimento si conferma un elemento cruciale nelle scelte dei consumatori. L’indicazione associata alla provenienza italiana dell’alimento è presente su oltre 21mila prodotti, il 25,6% del campione di Osservatorio Immagino. E alimenta un giro d’affari cresciuto del 6,3% in un anno, fino a 8,2 mld di euro, oltre un quarto del totale alimentare.
L’identità Made in Italy degli alimenti viene espressa in varie forme:
– ‘100% italiano’ registra una crescita straordinaria, +9,4% (a fronte del +3,5 nel 2019). Compare sul 7% dei prodotti, in particolare mozzarelle, latte Uht, olio extravergine di oliva, uova, passate di pomodoro, surgelati vegetali e quarta lavorazione avicunicola,
– la bandiera italiana rimane l’immagine più diffusa, sul 14,9% dei prodotti scaffale, con una crescita +5,3% (era +0,7% un anno prima). Merito anche della presenza del tricolore sulle categorie più vendute durante il lockdown. Uova, surgelati vegetali, olio extravergine di oliva, sughi pronti, latte Uht, avicunicoli di quarta lavorazione, birre e affettati. In calo, viceversa, le verdure di quarta gamma e il latte fresco.
– ‘Prodotto in Italia’ è invece in flessione. Le vendite dei prodotti identificati con questo claim segnano un -0,8%. Questa dicitura viene impiegata sempre meno, in particolare su alcune categorie di prodotti (es. uova di Pasqua, uova, affettati, yogurt da bere), anche poiché essa innesca il dovere di indicare la diversa origine o provenienza dell’ingrediente primario (ai sensi del reg. UE 2018/775).
DOP e altre indicazioni geografiche
Le indicazioni geografiche sono sempre più presenti nei prodotti offerti in supermercati e ipermercati. E il pubblico apprezza. I risultati sono così articolati:
– DOP, +12,3% di vendite, contro il +1,8% dell’anno precedente. A trainare è il grana, seguito da formaggi da tavola e affettati.
– DOC, +6,6%, con vino e prosecco a condurre il trend,
– IGP, +7,1%. In netto recupero, dopo il -0,3% del 2019, specie su affettati, arance e pasta di semola,
– DOCG, +2,8% (vs +3,5%), su vino e prosecco.
Le Regioni del buon cibo, la classifica di Osservatorio Immagino
Il patrimonio enogastronomico italiano è mirabilmente distribuito lungo il paese. Ogni Regione si caratterizza per produzioni tipiche che i claim aiutano a ricordare (e a vendere). Le mozzarelle campane, i vini del Nord, il riso lombardo, il pesto ligure, per citarne solo alcune.
Limitandoci alle performance dei Made in regionali, emerge che la regione più richiamata in etichetta è il Trentino Alto Adige. Il +4,2% di vendite è sostenuto soprattutto dall’aumento delle vendite di vini, spumanti e speck. Sebbene ultima in classifica, citata in appena lo 0,1% delle etichette, il Molise conquista invece il titolo di ‘regione dell’anno’. In 12 mesi, il suo nome ha fruttato un +28,7% di vendite, grazie soprattutto alla pasta di semola.
Free from, trionfa il ‘senza antibiotici’
Tra i 17 claim monitorati più apprezzati dai consumatori, svetta ‘senza antibiotici’, segno della crescente consapevolezza del pericolo antibiotico-resistenza. (2) Più presente sulle etichette (+15,3%), sebbene ancora poco diffuso (0,2% dei prodotti), compare soprattutto su prodotti avicunicoli, affettati e uova fresche. E ne accresce le vendite di +51,7% (era +87,1%).
‘Senza conservanti’ è invece il claim più diffuso. È presente sul 6% dei prodotti, sebbene registri un lieve calo delle vendite (-0,8%), soprattutto per la contrazione sul lato offerta.
Senza olio di palma
Al secondo posto tra i claim più diffusi figura ‘senza olio di palma’ (3,9% dei prodotti). Lo scadente e insostenibile grasso tropicale è ancora diffuso negli alimenti, ma evitabile, come abbiamo visto. I consumatori ne premiano l’assenza aumentando dell’1,4% gli acquisti dei prodotti palm oil free.
Vengono premiati con un aumento delle vendite anche i prodotti presentati con il claim ‘senza zuccheri aggiunti’ (+9,8%), ‘non fritto’ (+8,7), ‘senza glutammato’ (+8,5), ‘senza aspartame’ (+7). Su quest’ultimo, peraltro, emergono nuovi allarmi, come abbiamo riferito.
Il boom del ‘senza polifosfati’
Da questa edizione, l’Osservatorio Immagino monitora altri 3 claim del free from: ‘senza latte’, ‘senza uova’ e ‘senza polifosfati’. Mentre i primi due attengono soprattutto a intolleranze o preferenze vegane, il terzo rileva per questioni di sicurezza.
Il claim ‘senza polifosfati’ ha accresciuto le vendite del +8,9% in 12 mesi per prodotti come affettati, würstel, salumi a cubetti e formaggi fusi in fette. I discussi additivi (E452), sospettati di nuocere alla salute, sono tuttavia molto diffusi. A una breve indagine di mercato, ne abbiamo trovati in
– piatti pronti: preparati a base di carne a marchio AIA (Chicken Salad, Kebab, fusi di pollo), carne in scatola Montana, noodles Maggi (Nestlé),
– würstel (Wudy di AIA),
– formaggini (Kiri Dippi, Crema Bel Paese Galbani). (2)
Il mondo del ‘rich-in’
Gli alimenti ‘ricchi in’ nutrienti, micronutrienti e altre sostanze percepite come benefiche sono 8.274 (11,2% del campione) e alimentano un giro d’affari di oltre 3,2 miliardi di euro.
Complessivamente, i ‘rich in’ hanno registrato un aumento delle vendite del +4,2%. L’incremento più significativo riguarda i claim ‘omega-3’ (-10,3%) e ’proteine’, +10,2%. Bene anche i cibi ‘fonte di fermenti lattici’, +4,9%.
Fibre, il top di categoria
Consolidato e in ulteriore crescita è il segmento degli alimenti ricchi in fibre. Un alleato della salute, come sappiamo.
‘Fibre’ è il claim più diffuso (4,5% dei prodotti) e ha registrato un aumento delle vendite a +5,2%. A questi prodotti si sommano i 1.883 etichettati con il claim ‘integrale’ (buona fonte di fibre, se ‘vero integrale’), le cui vendite aumentano ancora: +2,5%, dopo il migliore +6,8 dell’anno precedente.
Gluten free e senza lattosio
Gli alimenti formulati per persone allergiche o intolleranti a glutine e lattosio (9.600 prodotti) valgono 3,9 miliardi di euro, con un aumento delle vendite pari a +4,8%.
Il ‘senza glutine’ cresce, +4,1%. Il logo della spiga barrata, che esprime la certificazione di AIC (Associazione Italiana Celiachia), a sua volta registra +2,7%. In entrambi i casi, la domanda è più vivace dell’offerta, precisa l’Osservatorio Immagino.
Il ‘senza lattosio’ (2.000 prodotti) cresce in ragione di +7,8% (+1,9% nel 2019), grazie soprattutto al suo impiego in affettati, salumi, würstel e formaggi da tavola.
Le preferenze etiche e religiose
Sotto l’ombrello del ‘prodotti identitari’ vengono raccolti gli alimenti ricercati per ragioni etiche e/o religiose:
– Veg, vale a dire vegano o vegetariano, cresce del +7,2%,
– Vegetariano, +8,5%,
– vegano, +7,6%,
– kosher, adatto ai dettami della religione ebraica, +4,7%,
– halal, conforme alle regole della religione musulmana, -0,4%.
Nel gruppo vengono inseriti anche gli alimenti biologici, la cui scelte è motivata anche da ragioni di salute e protezione ambientale, alla luce delle evidenze scientifiche sulla tossicità dei pesticidi. Veleni presenti in un alimento su due, tra i convenzionali, e assenti nelle produzioni di agricoltura biologica.
I 7.700 prodotti etichettati bio offerti in supermercati e ipermercati hanno accelerato le vendite del +3,3%, con particolare dinamismo per farina, uova, surgelati vegetali, preparati a base di carne bovina. Il settore è cresciuto nell’ultimo anno anche grazie alle consegne a domicilio organizzate dai produttori durante il lockdown, oltre che in catene e negozi specializzati.
Gli ingredienti benefici più gettonati
Nel gruppo dei Superfruit, frutti benefici, tal quale o come ingrediente, la mandorla continua a sedurre i consumatori, +4,7% le vendite. Al dilagare dei prodotti economici provenienti da terre lontane, si contrappone l’ascesa della mandorla italiana, delle cui virtù abbiamo già raccontato.
Un boom straordinario riguarda l’avocado, +115,2% le vendite. Il frutto esotico è avvantaggiato anche da campagne pubblicitarie non altrettanti vivaci, purtroppo, per i gioielli italiani bio. Male invece va l’acqua di cocco, che cede con un -27,6%.
Supercereali
Le farine e i cereali, che nel lockdown hanno riempito le dispense degli italiani, hanno un andamento assai vario. Molto bene la farina di mais (+15,3) e l’avena (+6,4%). Precipitano invece germe di grano (-28,3), kamut (-4,9) e quinoa (-5,2).
Dolcificanti, il tracollo della stevia
Il promettente dolcificante stevia sembra aver finito la corsa. Dopo una crescita spinta, come ingrediente pregiato (e costoso) e sfruttata come richiamo su dolcificanti ingannevoli (vedi il caso del produttore di Bolzano), segna -11,5% di vendite. Complice, sottolinea l’Osservatorio Immagino, il calo di gomme da masticare, bevande e cole.
Più contenuta la flessione per lo zucchero di canna, -1,2%.
Semi e spezie
I semi ‘benefici’ segnano un buon incremento delle vendite. Tal quali o come ingrediente, brillano i semi di zucca (+42,6), i semi di sesamo (+33,8), i semi di chia (+22,2), i semi di lino (+13,5). Procede stabilmente anche la crescita delle vendite di semi di canapa decorticati (+4%).
Le spezie tanto ricercate negli anni passati perdono quota: a curcuma -4,4, zenzero -2,7 (era +15,1% l’anno prima), cannella -1,4.
Il declino delle bacche di goji
Tra i superfood, precipitano le bacche di goji (-27,1%), decolla il tè matcha (+28,2), cresce bene la new entry açai (+54,3), una bacca della famiglia delle palme di Amazzonia.
Perde quote infine l’alga spirulina, -5,1%. A causa del drastico calo delle vendite di alimenti ready-to-eat, accantonati dagli italiani ritornati ai fornelli in era Covid-19.
Il documento integrale dell’Osservatorio Immagino è scaricabile a questo link.
Marta Strinati
Note
(1) Marta Strinati, Dario Dongo. Rapporto Coop 2020, gli italiani a tavola in era Covid-19. GIFT (Great Italian Food Trade). 10.9.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/rapporto-coop-2020-gli-italiani-a-tavola-in-era-covid-19
(2) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. One Health e antibiotico-resistenza, una soluzione a portata di mano. GIFT (Great Italian Food Trade). 10.2.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/one-health-e-antibiotico-resistenza-una-soluzione-a-portata-di-mano
(3) Indagine di mercato condotta il 17.2.21 sui portali commerce Easycoop ed Everli

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".