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Probiotici e prebiotici, via libera del Ministero

Probiotici e prebiotici. Dopo anni di intensi dibattiti a Bruxelles, il Ministero della Salute italiano apre finalmente la strada a yogurt e prodotti simili.

I fermenti lattici in Italia sono impiegati nel settore degli integratori alimentari da almeno 35 anni. Previa autorizzazione del Ministero della Salute, secondo le norme allora vigenti.

Le prime autorizzazioni furono quelle relative a prodotti che contenevano Saccaromyces cerevisiae, Streptococcus thermophilus e Lactobacillus bulgaricus.

Sul fronte della ricerca, l’Italia ha raggiunto il secondo posto a livello planetario (dopo gli USA, dotati di ben altre risorse economiche) per numero di pubblicazioni scientifiche in materia di probiotici e prebiotici. Preconizzando il ruolo essenziale del microbiota nella salute di esseri umani e animali, con decenni di anticipo rispetto al consenso raggiunto dalla scienza medica negli ultimi anni.

Il regolamento europeo su Nutrition & Health Claims (1) ha però introdotto un grave ostacolo alla ricerca su probiotici e prebiotici. Prescrivendo che le relative indicazioni sulla salute vengano asseverate da studi clinici su individui sani. Misurazioni prive di significato, se non impossibili, allorché si tratti di stimare le variazioni dello ‘stato di salute’ su parametri nella norma, cioè non patologici.

Il Ministero della Salute italiano, dopo anni di mobilitazione contro il non-senso delle determinazioni di Bruxelles, ha portato avanti l’interpretazione più logica delle regole europee. Affermando – in apposite linee-guida (2) – la possibilità di utilizzare i termini ‘probiotico’ e ‘prebiotico’, sulle etichette di yogurt e prodotti simili che rispondano a determinate caratteristiche.

Favorisce l’equilibrio della flora intestinale è l’indicazione ammessa sullo yogurt comune, derivato dalla fermentazione con latte con ceppi di Streptococcus thermpophilus e Lactobacillus bulgaricus.

Le evidenze scientifiche disponibili mostrano che la quantità minima sufficiente per ottenere una temporanea colonizzazione dell’intestino da parte di un ceppo microbico è di almeno 10^9 cellule vive per giorno. La razione giornaliera raccomandata – sotto forma di porzioni di prodotto – deve quindi contenere una quantità pari a 10^9 cellule vive per almeno uno dei ceppi presenti.

L’informazione sulla presenza di un probiotico/prebiotico per il riequilibrio della flora intestinale – alle condizioni previste nelle linee guida in esame – non va qualificata come un health claim. Si tratta piuttosto di una dicitura relativa alla presenza di una sostanza, al pari di un ingrediente, nel singolo alimento. Dicitura che si accompagna a un attributo identificativo dei fermenti lattici in questione, con cenno alle loro caratteristiche secondo la scienza generalmente riconosciuta.

I microrganismi che possono venire impiegati negli alimenti e negli integratori alimentari, a loro volta, devono soddisfare i seguenti requisiti:

a) venire usati tradizionalmente per integrare la microflora (microbiota) intestinale dell’uomo,

b) essere considerati sicuri per l’impiego nell’uomo. Un utile riferimento a tal fine è rappresentato dai criteri definiti dall’EFSA sullo status di ‘QPS’ (‘Presunzione Qualificata di Sicurezza’). In ogni caso i microrganismi usati per la produzione di alimenti non devono essere portatori di antibiotico-resistenza acquisita e/o trasmissibile,

c) essere attivi a livello intestinale in quantità tale da moltiplicarsi in tale sede (vedi sezione 1.3, Quantità di microrganismi).

Dario Dongo

Note

(1) Cfr. reg. CE 1924/06 e successive modifiche, attuato mediante reg. CE 353/08 e reg. UE 432/12

(2) V. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1016_allegato.pdf

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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