L’esposizione al glifosate aumenta in misura significativa (+41%) il rischio di contrarre il linfoma non Hodgkin. L’ultimo studio dell’Università di Washington – pubblicato il 10.2.19 su ‘Science Direct’ – fuga ogni dubbio.
Glifosate e linfoma non Hodgkin, la meta-analisi
‘Il glifosate è l’erbicida sistemico ad ampio spettro più utilizzato al mondo. Recenti valutazioni del potenziale cancerogeno degli erbicidi a base di glifosato (GBH) da parte di varie agenzie regionali, nazionali e internazionali hanno generato polemiche’. Così esordisce la ricerca dell’Università di Washington, ‘Exposure to Glyphosate-Based Herbicides and Risk for Non-Hodgkin Lymphoma: A Meta-Analysis and Supporting Evidence’. (1)
‘La nostra attuale meta-analisi degli studi epidemiologici umani suggerisce un legame convincente tra l’esposizione a erbicidi a base di glifosato (GBH) e l’aumento del rischio di linfoma non Hodgkin’.
Il rischio di contrarre il linfoma non Hodgkin, una neoplasia del tessuto linfatico, aumenta in misura del 41% nei soggetti fortemente esposti al glifosato. I ricercatori hanno analizzato gli studi scientifici che valutano l’impatto del glifosato sugli esseri umani, tenendo altresì conto delle ricerche condotte sugli animali. ‘Questa ricerca fornisce l’analisi più aggiornata sul glifosato e il suo legame con il linfoma non-Hodgkin, incorporando uno studio del 2018 su oltre 54.000 lavoratori che utilizzano pesticidi autorizzati’, spiega la co-autrice Rachel Shaffer.
L’analisi valuta attendibilità e rilevanza di una serie di studi che hanno considerato l’impatto del glifosate sulla salute umana. Tra questi si segnala l’ultimo aggiornamento dell’Agricultural Health Study, pubblicato dal governo americano nel 2018, assieme a cinque studi di controllo. Ricorrendo ai dati sui gruppi soggetti a un livello di esposizione più elevato, ove disponibili, il rischio complessivo di contrarre il linfoma non Hodgkin risulta aumentato del 41%.
‘Per contestualizzare le nostre scoperte di un aumento del rischio di NHL in soggetti con elevata esposizione a GBH, abbiamo esaminato studi animali e meccanici disponibili, che hanno fornito prove a supporto del potenziale cancerogeno di GBH. Abbiamo documentato l’ulteriore supporto di studi sull’incidenza del linfoma maligno in topi trattati con glifosato puro, nonché potenziali legami tra esposizione a GBH e immunosoppressione, alterazioni endocrine e alterazioni genetiche che sono comunemente associate con l’NHL.
Complessivamente, in accordo con le evidenze che vengono dagli studi sperimentali sugli animali e da quelli meccanicistici, la nostra attuale meta-analisi degli studi epidemiologici umani suggerisce un legame convincente tra esposizioni al GBH e aumento del rischio di NHL’.
Glifosate, ‘the never-ending story’
Lo studio dell’Università di Washington rappresenta l’epilogo di oltre un decennio di ricerche sui rischi legati all’esposizione di esseri umani e animali al glifosato. Il pesticida più diffuso al mondo è stato associato a gravi nocività per la salute umana ed è stato classificato come ‘probabilmente cancerogeno per l’uomo’ dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC), OMS, nel 2015. Ma la comunità scientifica, inevitabilmente esposta alle vigorose influenze delle lobby dei produttori di pesticidi, non ha ancora raggiunto un consenso unanime.
La Environment Protection Agency (EPA), agenzia USA per la protezione ambientale, in una bozza di valutazione del 2017, aveva asserito che l’erbicida ‘non è probabilmente cancerogeno’ per gli esseri umani. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) aveva a sua volta addotto, sempre nel 2017, che ‘le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione’. (2)
Sul fronte giudiziario frattanto, sono scattate le azioni di risarcimento nei confronti di Monsanto-Bayer. Un ex-custode scolastico, regolare utilizzatore di ‘Round-up’ (glyphosate) che ha poi sviluppato un linfoma terminale non Hodgkin nel 2014, ha ottenuto la condanna del colosso agro-chimico a versare 289 milioni di dollari (cifra poi ridotta a US$ 78 milioni dal giudice di appello).
Nel vecchio continente, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) aveva dapprima valutato la ‘insufficienza di prove’ scientifiche che attestino un legame col cancro. E nel successivo riesame del tenore massimo di glifosate negli alimenti, ad aprile 2018, indicava che ‘la revisione – che copre tutte le colture trattate con glifosato – comprende anche una valutazione del rischio che evidenzia come, ai correnti livelli di esposizione, non si ravvisi un rischio per la salute dell’uomo’. (3)
I politici in Europa avevano così raggiunto l’ennesimo compromesso, a novembre 2017, per concedere l’ennesimo rinnovo all’autorizzazione del glifosate. Per 5 anni anziché 10, all’insegna della contraddizione. Sulla base di pareri scientifici che hanno tuttavia raccolto puntuali e feroci critiche, da parte di esperti indipendenti e della società civile.
Glifosate e pesticidi. Le istanze della società civile e le risposte della politica
Un rapporto scientifico commissionato da eurodeputati dei gruppi politici ‘European Greens’, GUE e S&D, a gennaio 2019, ha messo in luce il lato oscuro del recente rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glyphosate. Dimostrando come già l’agenzia federale tedesca per la valutazione dei rischi (Bfr), delegata dalla Commissione europea al risk assessment poi ripreso da Efsa, avesse basato la propria relazione sul ‘copia – incolla’ di oltre il 50% degli studi presentati da Monsanto (ora Bayer) & Co.
Studi indipendenti e trasparenti sono stati richiesti a gran voce dalla società civile. La battaglia prosegue, milioni di firme sono stati raccolti per ottenere che le valutazioni scientifiche sulla sicurezza dei pesticidi vengano eseguite sulla base di studi scientifici indipendenti. Si è chiesta inoltre la ‘full discovery’, vale a dire la messa a disposizione del pubblico di tutti gli atti considerati nei processi di valutazione scientifica affidati all’Efsa. E un accordo politico in tale direzione – tra Parlamento, Commissione e Consiglio – è stato raggiunto l’11.2.19 a Strasburgo, dopo mesi di intensi negoziati. (4)
Il 16.1.19 il Parlamento europeo aveva infatti approvato ad ampissima maggioranza (526 voti a favore, 72 astensioni e 66 contrari) le raccomandazioni della propria Commissione ‘Pest’, istituita a febbraio 2018 proprio a seguito dell’ultimo rinnovo di autorizzazione del glifosate per riesaminare la procedura UE di autorizzazione ai pesticidi. L’Assemblea di Strasburgo ha perciò richiesto:
– la pubblicazione di tutti studi considerati nelle procedure di autorizzazione dei pesticidi, ivi compresi quelli presentati dai richiedenti,
– l’introduzione di un ‘periodo per le osservazioni’, durante il quale le parti sociali interessate (stakeholders) possono presentare studi che il valutatore dovrà altresì considerare,
– un effettivo monitoraggio, a seguito dell’immissione in commercio delle sostanze, dei loro effetti su salute pubblica e ambiente.
Dario Dongo e Sabrina Bergamini
Note
(1) Luoping Zhang et al. (2019). ‘Exposure to Glyphosate-Based Herbicides and Risk for Non-Hodgkin Lymphoma: A Meta-Analysis and Supporting Evidence’. Science Direct. https://doi.org/10.1016/j.mrrev.2019.02.001
– Echa. Glyphosate not classified as a carcinogen by ECHA https://echa.europa.eu/it/-/glyphosate-not-classified-as-a-carcinogen-by-echa
(2) Salvo confermare che il glyphosate causa gravi danni agli occhi ed è tossico per gli organismi acquatici con effetti duraturi
(3) Cfr. Efsa, ‘Review of the existing maximum residue levels for glyphosate according to Article 12 of Regulation (EC) No 396/2005’
https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/5263