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Agricoltura sostenibile, l’ABC

Il concetto di ‘agricoltura sostenibile’ viene evocato da tutti, spesso a sproposito. Le chiacchiere sulla ‘lotta integrata’ sono smentite dai dati sulle vendite di pesticidi (anche di contrabbando, tramite Amazon) in continua crescita, mentre le aree rurali vengono ammorbate senza alcun rispetto di ecosistema e popolazioni. E ampi rovesci di fake news piovono di continuo sul bio, ferocemente avversato dai monopolisti di semi e veleni. Meglio allora chiarire i concetti, con l’ABC della sostenibilità in agricoltura.

Agricoltura sostenibile, valori e concetti di base

L’agricoltura ha un impatto significativo sugli equilibri ecologici, in positivo o in negativo, raramente neutrale. Per agricoltura sostenibile (o ecocompatibile) si intende l’attività capace di:

– migliorare la qualità dell’ambiente e delle risorse naturali da cui la produzione dipende,

– fornire cibo e fibre utili ad assolvere i bisogni umani,

– migliorare la qualità della vita, per gli agricoltori e l’intera società,

– contribuire all’economia dei territori. (1)

L’agricoltura sostenibile si inquadra perciò in una visione sistemica ispirata a valori autentici di civiltà e salvaguardia dell’ambiente. Si basa sull’approccio integrato e tende verso il metodo di produzione biologico. L’obiettivo è unico, produrre senza inquinare, preservando le risorse ambientali che sostengono la vita. Senza cadere nell’abbaglio della rincorsa alla produttività che è invece causa di deterioramento delle risorse ambientali, speculazioni e distorsioni sui mercati.

L’approccio integrato esprime un modello di agricoltura coerente agli obiettivi di sostenibilità. Si interviene sul sistema produttivo valutando le sue diverse componenti e le interazioni (sia strutturali che funzionali), cercando di favorire nuovi equilibri tra le colture e l’ambiente. Con l’obiettivo di realizzare, mediante interventi plurimi e sinergici, un livello di efficienza basato sulle migliori tecniche che tenda alla massimizzazione dei risultati entro i limiti della sostenibilità ambientale.

Difesa (o ‘lotta’) integrata, le regole vigenti

La produzione agricola in Italia è un’agricoltura di qualità nelle sue varie espressioni, da apprezzare anche per la continua espansione delle coltivazioni bio. È tuttavia da rivedere ex novo l’impatto delle produzioni sull’ambiente e la salute delle popolazioni, a fronte di una palese discrasia tra i sommi principi e la realtà dei campi. La difesa integrata è (in teoria) prescritta a tutte le aziende agricole su ogni coltura, senza deroghe di sorta. E il dovere di utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari trova declinazione in una serie di interventi, specificati in dettaglio nel c.d. PAN (Piano di Azione Nazionale).

Ldifesa integrata viene definita dal d.lgs. 150/2012 attraverso i principi e criteri che seguono:

– prevenzione attraverso metodi tecnico-agronomici. Rotazioni, densità di semina/impianto, consociazioni, scelta varietale, concimazione, etc. Comprese le misure di igiene delle strutture e apparecchiature,

– monitoraggio degli organismi nocivi mediante osservazioni, sistemi di allerta, previsione e diagnosi precoce scientificamente validi, consulenti professionali qualificati e bollettini di assistenza tecnica,

– definizione di interventi sulla base di valori soglia scientificamente attendibili (da considerare, ove possibile, prima del trattamento),

– privilegio di metodi biologici sostenibili, mezzi fisici e altri metodi non chimici, ove consentano un adeguato controllo degli organismi nocivi,

– utilizzo di prodotti fitosanitari selettivi per ridurre al minimo gli effetti negativi su salute umana, organismi non bersaglio e ambiente,

– riduzione delle quantità di prodotti utilizzati mediante diminuzione di dosaggi e frequenze di intervento o a seguito di trattamenti localizzati,

– rotazione dei prodotti al fine di non indurre resistenze nei patogeni,

– verifica del grado di successo delle strategie di difesa applicate. (2)

Biologico e produzione integrata certificata. Regole e trend di mercato

I sistemi di qualità certificata a cui i modelli produttivi agricoli possono venire ricondotti sono essenzialmente due:

1) produzione biologica. I regolamenti europei in vigore da ormai quasi quattro decadi disciplinano il sistema biologico nell’intero corso della filiera, ‘from seed to fork’ e ‘from feed to fork’. Dall’agricoltura e l’allevamento, la trasformazione, la logistica e distribuzione, ogni operatore coinvolto in UE è soggetto a precisi obblighi. Sono altresì definiti i criteri di controllo e certificazione, che è affidata a enti terzi accreditati su delega del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo (MiPAAFT).

Il sistema biologico esprime il livello più elevato di tutela dell’ambiente (biodiversità, suoli, acque, aria), delle popolazioni umane e animali. Con impatto favorevole sull’intera comunità e l’ecosistema. Prevedendo l’utilizzo, ove necessario, dei soli prodotti elencati in una lista positiva delle sostanze ammesse. (3)

L’Italia è al secondo posto in UE nella produzione agricola (dopo la Spagna, con 9 milioni di ettari e 68mila coltivatori) e al primo posto per numero di imprese di trasformazione certificate bio (18 mila). Le vendite al dettaglio di prodotti biologici continuano ad aumentare, avendo superato nel 2018 i 37 miliardi di euro in Europa (+10,5% rispetto al 2016), e sono così aumentati anche i produttori (+ 4%). (4)

2) Produzione integrata certificata. Il Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata (SQNPI) è soggetto ad apposita legislazione nazionale, ha valenza ambientale e prevede la riduzione degli interventi con prodotti chimici, sia per la nutrizione che la difesa delle piante. (5) L’obiettivo è garantire una qualità del prodotto finale significativamente superiore alle norme commerciali correnti, mediante adesione a norme tecniche di ‘produzione integrata’ soggette a certificazione di enti terzi accreditati.

La ‘produzione integrata’ nel sistema SQNPI è definita come un sistema di produzione agroalimentare che utilizza tutti i mezzi produttivi e di difesa delle produzioni agricole dalle avversità, riducendo al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e razionalizzando la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. Le adesioni sono in crescita, con oltre 10.174 aziende certificate che coprono oltre 149.000 ettari di coltivazioni. (6)

Il sistema SQNPI si distingue rispetto al semplice (quanto raro) rispetto degli obblighi di legge sulla difesa integrata sotto diversi aspetti:

– concreta applicazione delle linee guida nazionali di coltivazione e di difesa integrata,

– verifica dell’effettivo rispetto dei criteri detti, mediante audit e certificazione di parte terza,

– valorizzazione del modello produttivo a basso impatto ambientale, grazie alla licenza d’uso di un apposito marchio collettivo.

Si aggiungono infine alcuni schemi e norme volontarie, a loro volta soggetti a certificazioni da parte di enti terzi indipendenti:

– GlobalGap. Schema privato di certificazione, pone l’accento sulla sicurezza dei prodotti alimentari e basa l’efficacia del risultato su modelli avanzati di analisi del rischio,

– Uni 11233:2009. Norma tecnica condivisa con obiettivo ambientale. Raccoglie le migliori prassi in agricoltura, nell’ottica di contemperare esigenze produttive e uso responsabile di fitofarmaci,

VIVA. Progetto attivato dal Ministero dell’Ambiente nel 2011 per migliorare le prestazioni di sostenibilità della filiera vitivinicola riferendo a quattro indicatori (aria, acqua, territorio, vigneto).

Dario Dongo e Donato Ferrucci

Note

(1) Il concetto di agricoltura sostenibile è elaborato dall’ASA (American Society of Agronomy) esattamente 40 anni fa, nell’ormai lontano 1989

(2) V. d.lgs. 150/2012, Allegato III

(3) Cfr. reg. CE 889/2008, Allegati I e II

(4) Dati IFOAM 2019 presentati alla 30a edizione di Biofach, il 13.2.18 a Norimberga

(5) V. legge 4/2011. Il DM 8.5.14 introduce il marchio SQNPI e le sue condizioni d’uso

(6) Dati 2017, fonte www.reterurale.it

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