Il consumo di olio di soia può favorire l’insorgenza di alcune patologie neurologiche come autismo, morbo di Alzheimer ansia, depressione. È quanto emerge da uno studio clinico sui ratti, condotto dai ricercatori dell’Università della California Riverside (UCR), appena pubblicato su Endocrinology. (1)
Olio di soia, lo studio clinico sui topi
I ricercatori di UCR hanno sottoposto tre gruppi di topi a una dieta ricca di grassi vegetali. Somministrando a ciascun gruppo, rispettivamente, olio di soia, olio di soia OGM a ridotto contenuto di acido linoleico, olio di cocco.
Nei due gruppi nutriti con olio soia convenzionale e OGM sono emerse un centinaio di alterazioni genetiche dell’ipotalamo, una struttura cerebrale che regola il metabolismo e la temperatura corporea. Oltre a contribuire alla regolazione – insieme all’ipofisi – del sistema endocrino e di quello nervoso. Con implicazioni, tra l’altro, sulla riproduzione, la crescita fisica e la risposta allo stress.
Tra i geni compromessi dalla somministrazione di olio di soia è stato individuato quello che produce l’ossitocina, nota anche come ‘ormone dell’amore’. Le ricadute – secondo i ricercatori – potrebbero avere conseguenze negative sul metabolismo energetico e sulle funzioni cerebrali, favorendo l’insorgenza di malattie neurologiche.
I rischi del consumo di olio di soia
Lo stesso gruppo di ricerca aveva già accertato nel 2015 che il consumo di olio di soia provoca obesità, diabete, insulino-resistenza e fegato grasso nei topi. (2) Un’evidenza correlata all’epidemia di obesità che affligge la popolazione in USA.
L’olio di soia, secondo il Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), è il grasso più utilizzato nel Paese da circa mezzo secolo. Viene infatti impiegato nei fast food per la frittura, sebbene l’elevata quantità di grassi polinsaturi che esso contiene si degradino rapidamente alle alte temperature. Oltre a venire aggiunto in margarine e numerosi alimenti ultraprocessati.
Il microbiota intestinale, in un precedente studio clinico randomizzato su giovani adulti sani, è altresì risultato subire reazioni avverse a seguito del consumo di olio di soia. Con impatto negativo anche sui profili metabolomici fecali e i fattori proinfiammatori plasmatici, e possibili conseguenze negative a lungo termine sulla salute. (3)
Altri prodotti a base di soia, come il tofu e le bevande a base vegetale, risultano invece estranei ai rischi sanitari descritti. Proprio in quanto essi contengano piccole quantità di olio e viceversa abbondino in proteine e microelementi, quali gli isoflavoni, considerati favorevoli alla salute. (4)
Note
(1) Poonamjot Deol, Elena Kozlova, Matthew Valdez, Catherine Ho, Ei-Wen Yang, Holly Richardson, Gwendolyn Gonzalez, Edward Truong, Jack Reid, Joseph Valdez, Jonathan R Deans, Jose Martinez-Lomeli, Jane R Evans, Tao Jiang, Frances M Sladek, Margarita C Curras-Collazo. (2020). Dysregulation of Hypothalamic Gene Expression and the Oxytocinergic System by Soybean Oil Diets in Male Mice, Endocrinology, https://doi.org/10.1210/endocr/bqz044
(2) Poonamjot Deol, Jane R. Evans, Joseph Dhahbi, Karthikeyani Chellappa, Diana S. Han, Stephen Spindler, Frances M. Sladek. (2015) Soybean Oil Is More Obesogenic and Diabetogenic than Coconut Oil and Fructose in Mouse: Potential Role for the Liver. Plos One https://doi.org/10.1371/journal.pone.0132672
(3) Jim Mann, Yi Wan, Andrew Sinclair, et al. (2019). Effects of dietary fat on gut microbiota and faecal metabolites, and their relationship with cardiometabolic risk factors: a 6-month randomised controlled-feeding trial. Gut Microbiota; 0:1–13, https://gut.bmj.com/content/early/2019/01/18/gutjnl-2018-317609
(4) Zhou T, Meng C, He P. (2019). Soy Isoflavones and their Effects on Xenobiotic Metabolism. Curr Drug Metab. 2019;20(1):46–53. doi:10.2174/138920021966618042717021