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Miele cinese contraffatto, fake news

Riaffiora in questi giorni la notizia di un’ipotetica invasione di miele cinese contraffatto sul mercato italiano. Una fake news che merita approfondimenti.

Miele, le regole europee e quelle italiane

La c.d. direttiva miele disciplina la produzione e commercializzazione in UE del nettare delle api. (1) Prevedendo appositi requisiti di purezza, criteri qualitativi, doveri d’informazione.

L’attuazione in Italia della direttiva europea è stata ancor più severa. Al punto da imporre l’indicazione specifica in etichetta di tutti i Paesi di raccolta dei mieli – in luogo della generica dicitura ‘Paesi UE’ o ‘non UE’ – anche in ipotesi di miscele. (2)

Il miele, vale la pena ricordare, è un prodotto alimentare di origine animale. Ed è perciò soggetto a un sistema di regole supplementari e specifiche, rispetto alla generalità degli alimenti. (3) Un sistema che si fonda sulla verifica dell’idoneità dei sistemi a tutela della sicurezza alimentare adottati nei Paesi terzi e analisi sui prodotti alimentari in ingresso. (4)

Miele, i controlli pubblici e privati

Qualsiasi prodotto di origine animale in arrivo da Paesi extra-UE è soggetto a rigorosi controlli alle frontiere (Ministero della Salute, uffici UVAC e PIF) e sul territorio (Servizi di Igiene e Veterinari presso le ASL, NAS e altri organi di polizia giudiziaria).

Gli operatori del settore alimentare, a loro volta, hanno precise responsabilità, in tema di autocontrollo, imposte dalle regole cogenti. A cui si aggiungono le norme volontarie previste negli schemi di certificazione, di fatto obbligatorie per tutte le imprese che forniscono prodotti a marchio della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). (5)

L’efficacia dei controlli pubblici e privati in Italia trova conferma nel sistema di allerta rapido in UE. L’Italia è da sempre il primo Paese per numero di notifiche nel RASFF (‘Rapid Alert System on Food and Feed’) eppure l’unico caso di adulterazione del miele con zuccheri alieni, negli ultimi 10 anni, risale al 2010 (su prodotto in arrivo dalla Spagna, di origine cinese). (6)

Miele, metodi di analisi

I metodi di analisi utilizzati per la verifica di autenticità del miele seguono due approcci complementari:

– approccio non mirato (untargeted), come il test di adulterazione isotopico 13C e altre tecniche di screening (spettrometria, risonanza magnetica),

– approccio selettivo (targeted), che si basa su circa 2000 marker specifici atti a identificare la natura o il processo di produzione di ‘zuccheri alieni’ (SMR, ad esempio, è un marcatore specifico per lo sciroppo di riso). (7)

Gli esperti internazionali e le associazioni di categoria stanno lavorando, insieme al JRC (Joint Research Center) della Commissione europea, per definire una strategia efficace e condivisa di analisi e monitoraggio.

Conclusioni

La globalizzazione – coi suoi non pochi difetti (8) – consente ai grandi utilizzatori di sopperire alle carenze di miele industriale europeo.

La produzione italiana è invero soggetta a ciclici quanto significativi cali, a causa di eventi climatici e malattie delle api. Ed è perciò deficitaria rispetto alla domanda di una commodity – quale è appunto il miele industriale – destinata a produzioni dolciarie e lattiere (per l’aggiunta allo yogurt).

Il miele in vasetto, viceversa, può costituire oggetto di scelte informate di acquisto. E i nostri consumAttori hanno ben compreso il valore del miele italiano. Che è buono per sé e per la nostra economia.

Ma con le fake news e i procurati allarmi bisogna farla finita. E la si smetta di dipingere ‘la Cina’ come il Paese delle contraffazioni. Trascurando che proprio da lì, prima economia del pianeta, provengono i nostri smartphone e le tecnologie che li connettono. Solo per citare un paio di esempi. 

Se invece i quaquaraquà dispongano anche soltanto di un concreto indizio di frode realizzata in Italia, presentino denuncia alle autorità competenti per territorio.

Dario Dongo

Note

(1) V. dir. 2001/110/CE

(2) Cfr. d.lgs. 179/04

(3) Gli alimenti di origine animale sono soggetti a requisiti supplementari di igiene e sicurezza (reg. CE 853/04, c.d. Igiene 2). Nonché a controlli specifici da parte delle autorità di controllo (reg. CE 854/04, c.d. Igiene 3), nel sistema dei controlli pubblici ufficiali (ora soggetto al reg. UE 2017/625). Oltre alla verifica di residui nocivi di farmaci veterinari, pesticidi e contaminanti ambientali (dir. 96/23/CE)

(4) Cfr. reg. CE 136/04

(5) Per approfondimenti, si veda il nostro eBook gratuito ‘Sicurezza alimentare, regole cogenti e norme volontarie

(6) Le altre notifiche italiane relative al miele, in 10 anni di registri RASFF, attengono essenzialmente a residui di farmaci veterinari non autorizzati. I singoli casi: 2016 (Macedonia), 2015 (miscela di miele da Ungheria e Ucraina), 2011 (due allerta, su prodotto da Bulgaria e Italia), 2010 (Uruguay, oltre a contaminazione da insetti in Messico e mielicoltore in Italia non autorizzato), 2008 (Ungheria ed Egitto)

(7) Una breve disamina dei test di adulterazione sul miele nella presentazione della d.ssa Caroline Indorf di Intertek al workshop ‘Le frodi nel miele’, a Bologna il 19.10.15, su http://api.entecra.it/immagini/Analisi%20isotopiche%20e%20altri%20test%20per%20rilevare%20le%20adulterazioni%20-%20Dr%20Indorf.pdf

(8) Le confederazioni agricole europee, del resto, hanno accettato supinamente i trattati di libero scambio portati avanti dalla Commissione Juncker. Trascurando del tutto le questioni del dumping sociale e ambientale

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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