HomeRistor-AzioneMac Bun slow fast food, il successo della ristorazione sostenibile in Italia

Mac Bun slow fast food, il successo della ristorazione sostenibile in Italia

Lo slow fast-food Mac Bun si è affermato in 10 anni a Rivoli e a Torino quale esempio virtuoso di sostenibilità nella ristorazione collettiva. Una storia di successo che merita proselitismo.

La vera qualità di un hamburger

Un hamburger vero, di qualità, si distingue anzitutto per la garanzia di tracciabilità e origine delle carni al ristorante. Una notizia cruciale, che in Francia è obbligatoria già da 18 anni mentre in Italia i politici ci dormono sopra. (1)

Siamo convinti che un altro modo sia possibile. Un altro modo di allevare e coltivare, ma anche un altro modo di nutrirsi e di godere del cibo. (2)

La carne utilizzata per gli hamburger di Mac Bun è 100% Made in Italy, da bovini di pura Razza Piemontese nutriti con cereali e foraggi locali, nel rispetto del disciplinare del Consorzio di Tutela Coalvi. Le carni vengono prodotte dall’azienda agricola della famiglia Scaglia, alla terza generazione, da cui è nata l’idea di questo slow fast food.

‘I giusti tempi nell’allevamento, la maturazione delle coltivazioni, la conservazione e la cottura delle materie prime. Questo è il cuore del nostro modo di intendere la ristorazione, uno slow-fast food che mette al centro i sapori e la natura’. (2)

Filiera corta, il successo dell’impresa e del territorio

Il primo Mac Bun venne aperto a Rivoli, nel 2009 e già da subito riscosse un apprezzabile successo. Con la vendita giornaliera di 300 hamburger di carne piemontese, guarniti da formaggio piemontese. I due locali successivamente aperti a Torino sono presto diventati un punto di riferimento per i cultori dei sapori autentici della città sabauda. All’insegna della qualità nella ristorAzione collettiva, di cui abbiamo già sottolineato i fattori-chiave.

La filiera corta anima la supply-chain di Mac Bün, che acquista oltre il 92% dei prodotti direttamente presso i produttori locali, senza intermediari. Si attiva così un sistema solidale e partecipativo che – oltre a garantire agli agricoltori un reddito dignitoso – contribuisce, in termini più ampi, allo sviluppo di economia e occupazione sul territorio. E partecipa a varie iniziative sociali di associazioni benefiche in loco.

Ristorazione e sostenibilità

La sostenibilità – sempre più spesso evocata a parole, senza tuttavia offrire notizie sui concreti impegni adottati dalle singole imprese sui vari fronti – trova in Mac Bun un’applicazione tangibile.

L’integrità di filiera ne è il presupposto, a cui si aggiunge il Rispetto verso i lavoratori (70, di età media 35 anni, nei tre locali). E la crescente attenzione verso la sostenibilità del packaging. I panini vengono avvolti nella carta, le stoviglie monouso sono composte in materiali biodegradabili e compostabili. In attesa del prossimo passo, la sostituzione delle stoviglie monouso con quelle riutilizzabili (ricordando come Reduce e Reuse siano i due primi gradini della scala di Lansink, nota anche come ‘gerarchia dei rifiuti’). (3)

Da Mac Bün a M** Bun, la diffida di McDonald’s

Mac Bün Slow Fast Food è il marchio a suo tempo depositato da Graziano Scaglia – della famiglia di allevatori di Bruere (frazione di Rivoli) – e dal suo socio Francesco Bianco, fondatori della ‘agrihamburgheria’. Ma i legali romani della Corporation McDonald’s – che con il ‘buono, sano e g(i)ustohanno poco o nulla da spartire – hanno subito diffidato i giovani imprenditori ritirare la richiesta di registrazione del loro marchio. (4)

In dialetto piemonteseMac significa ‘solo, soltanto’ e bün significa ‘buono’. ’Solo Buono’ è dunque il significato autentico e caratteristico di un’insegna radicata proprio su quel territorio, che certo non ambisce a competere con il colosso del fast-food (e junk-food) a stelle e strisce. A ogni buon conto, per evitare inutili scontri a carte bollate con chi neppure merita di venire associato in alcun modo al gigante multinazionale, gli ideatori del ‘Solo Buono’ hanno scelto la strada dell’ironia.

E allora M** Bun, anziché Mac Bün. Una rivoluzione semplice, anche nel nome. Con la speranza che in tanti ne seguano l’esempio. Ça va sans dir, senza carni americane e senza soia OGM, a cui va sempre indirizzata la nostra petizione #Buycott!, che invitiamo tutti a sottoscrivere seguendo questo link.

Dario Dongo e Giulia Caddeo

Note

(1) GIFT (Great Italian Food Trade) ha elaborato uno schema di decreto mediante il quale introdurre l’obbligo di tracciare e indicare l’origine delle carni al ristorante, al fianco del Consorzio Italia Zootecnia. Ma la proposta non è stata ancora considerata dai ministri che si sono succeduti alle politiche agricole. V. https://www.foodagriculturerequirements.com/archivio-notizie/origine-carni-bovine-al-ristorante-lo-schema-di-decreto-legge-del-consorzio-l-italia-zootecnica-analisi-di-dettaglio_1

(2) https://www.mbun.it/mondo-mbun/

(3) Alcuni esempi virtuosi di riutilizzo nella ristorazione collettiva sono citati nel precedente articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/imballaggi/plastictax-e-riutilizzo-diatribe-italiane-ed-esempi-in-europa

(4) Beppe Minello. Mac Bün, l’hamburgher doc sfida il gigante McDonald’s. La Stampa, 15.10.09,

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