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Olio di palma, sostituirlo si può. Anzi, si deve

Olio di palmasostituirlo è possibile. Di più, è ormai imperativo e urgente. E senza aggravare eccessivamente i costi di produzione. Dopo l’allarme EFSA – vedi il Palma Leaks – cresce l’attenzione alla riformulazione delle ricette industriali in versione palm oil free, allo scopo di abbandonare lo scadente e pericoloso grasso tropicale reintroducendo olio extravergine di oliva, di girasole o burro, più sostenibili e migliori sotto l’aspetto nutrizionale.

Il know-how non manca. Già da alcuni anni si lavora per scartare il nocivo olio di palma e sostituirlo con grassi tipici della tradizione italiana e mediterranea, esenti da note gravi criticità quali land grabbing, insostenibilità ambientale e tossicità. Le esperienze di successo hanno dimostrato che adottare gli oli nostrani è facilmente praticabile, senza modificare il profilo organolettico dell’alimento. Avere biscotti, cracker, dolci o altri prodotti liberi da olio di palma è una realtà, come dimostrano le centinaia di referenze rivisitate in chiave palm oil free.

Bandire l’olio di palma e sostituirlo con ingredienti pregiati è semplice e senza gravosi rincari. Secondo i guru della formulazione alimentare l’impatto economico del cambiamento in un prodotto da forno può incidere per circa il 5-6%. Una quota destinata a scendere con la diffusione delle nuove ricette. E in ogni caso sopportabile, se necessaria per migliorare le produzioni alimentari italiane, vessillo del Made in Italy in tutto il mondo.

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