HomeImballaggi e MOCABorracce in plastica, alti livelli di migrazione di sostanze chimiche

Borracce in plastica, alti livelli di migrazione di sostanze chimiche

Le borracce in plastica riutilizzabili cedono numerose sostanze chimiche nell’acqua potabile contenuta. Uno studio danese appena pubblicato sul Journal of Hazardous Materials le ha testate simulando le diverse condizioni di uso quotidiano dagli sportivi.

Borracce in plastica alla prova di migrazione

I ricercatori dell’Università di Copenaghen hanno condotto tre diversi esperimenti di migrazione di sostanze chimiche utilizzando borracce appena acquistate in polietilene biodegradabile trasparente e borracce usate per circa un anno (2-3 volte a settimana), in polietilene rosso e in polietilene biodegradabile trasparente.

Come elemento di confronto hanno utilizzato bottiglie in vetro, notoriamente libere dai rischi di migrazione di particelle.

Primo esperimento

Nel primo esperimento, le borracce appena acquistate in un negozio danese di articoli sportivi sono state sciacquate una volta con acqua di rubinetto, vuotate e poi riempite con nuova acqua di rubinetto, tappate e conservate per 24 ore a temperatura ambiente (21 °C circa), al riparo dalla luce solare.

Secondo esperimento

Nel secondo esperimento, tutte le bottiglie (le nuove bottiglie sciacquate, le bottiglie di plastica usate e le bottiglie di vetro) sono state messe in lavastoviglie capovolte, separando coperchi e bottiglie.

È stato avviato un programma di lavaggio di 60 minuti, con temperatura fino a 65 °C . Come sapone è stata utilizzata una pastiglia per lavastoviglie domestica standard acquistata da un rivenditore danese, con gli ingredienti descritti come agenti sbiancanti dal 15 al 30% e detergenti non ionici, policarbossilati e fosfonati < 5%.

Il giorno dopo il ciclo di lavaggio, le bottiglie e le borracce sono state riempite con acqua di rubinetto e conservate per 24 ore a temperatura ambiente (21 °C).

Terzo esperimento

Nell’ultimo esperimento, le bottiglie e le borracce estratte dalla lavastoviglie sono state risciacquate accuratamente simulando il lavaggio tipico in famiglia. Per 5 volte sono state riempite con acqua fredda di rubinetto, tappate, agitate e vuotate.

Al termine, tutte sono state nuovamente riempite con acqua di rubinetto e conservate per 24 ore a temperatura ambiente (21 °C).

Il risultato

Complessivamente, all’analisi delle acque sono ‘apparsi’ più di 400 composti correlati alla plastica e oltre 3.500 composti relativi al sapone della lavastoviglie.

Il lavaggio nella lavastoviglie ha aumentato la migrazione di sostanze chimiche. Anche dopo il risciacquo con acqua, oltre 400 composti hanno continuato a migrare.

Il livello di contaminazione più elevato è delle borracce usate ricaricate subito dopo il lavaggio in lavastoviglie.

Come prevedibile, in confronto alla plastica, le bottiglie in vetro assorbono meno le sostanze presenti nel detersivo.

Interferenti endocrini e sostanze cancerogene

Nelle borracce nuove, la maggior parte dei composti identificati sono oligomeri di plastificanti.

Per le borracce usate, le sostanze chimiche in migrazione identificate sono come plastificanti, antiossidanti e fotoiniziatori.

Tra i fotoiniziatori identificati spiccano tre sostanze chimiche tossiche:

– Irgacure 369 (CAS 119313-12-1), noto perturbatore endocrino e aggiunto all’elenco di registrazione REACH come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione,

– 4-metilbenozofenone (CAS 134-84-9) un cancerogeno,

– antrachinone (CAS 84-65-1) i cui prodotti di degradazione possono essere cancerogeni.

Conclusioni

Secondo gli autori , ‘lo studio solleva la questione se le bottiglie di plastica siano adatte al riutilizzo, soprattutto quando sono etichettate come plastica biodegradabile’.

L’impiego di plastica biodegradabile non significa infatti che le bottiglie siano necessariamente fatte di composti naturali. ‘Invece, si può ipotizzare che i plastificanti migreranno più facilmente nell’acqua potabile dei consumatori quando le bottiglie di plastica biodegradabile si degraderanno lentamente durante l’uso‘.

Marta Strinati

Note

Selina Tisler, Jan H. Christensen, Non-target screening for the identification of migrating compounds from reusable plastic bottles into drinking water, Journal of Hazardous Materials, Volume 429, 2022, 128331, ISSN 0304-3894, https://doi.org/10.1016/j.jhazmat.2022.128331.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

Articoli correlati

Articoli recenti

Commenti recenti