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La birra italiana alle prese con la concorrenza low cost

La birra italiana è insidiata dalla concorrenza straniera low cost. Bevande con standard qualitativi inferiori a quelli previstI dalla normativa italiana, ma autorizzate alla commercializzazione in tutta la UE in virtù del principio del mutuo riconoscimento.

Birra italiana, concorrenza low-cost

Secondo la legge italiana, “birra” è una denominazione utilizzabile soltanto se il prodotto è caratterizzato da un grado alcolemico superiore a 3,5% e un grado Plato pari ad almeno 10,5%.

Mentre i birrai italiani garantiscono la qualità nei termini sopra descritti, le imprese di altri Paesi europei inondano il mercato retail della Penisola con fiumi di acqua colorata, pseudo-birre con grado Plato sotto la soglia minima.

La questione fiscale

Ad aggravare lo squilibrio è il sistema fiscale, denuncia Assobirra, associazione italiana dei birrifici.

Oltre a risparmiare sulla quantità di materia prima (soprattutto malto), i produttori esteri ‘low cost’ risparmiano pure sulle accise, che in Italia sono infatti calcolate sul grado Plato.

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Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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