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Birra italiana industriale e microbirrifici. Ostacoli fiscali e opportunità di crescita

L’associazione dei produttori di birra italiana AssoBirra ha pubblicato il proprio Annual Report 2022 che descrive lo scenario produttivo, tra industrie e microbirrifici, i trend di mercato nazionale e di import-export. (1)

Le opportunità di crescita della filiera brassicola Made in Italy sono però frenate da un sistema di accise paradossale. Nonché, a umile avviso di chi scrive, dalla carenza di visione sul fenomeno zero-alcohol e low-alcohol.

1) Birra italiana, una storia industriale e di microbirrifici

La produzione di birra italiana ha avuto inizio a metà del XIX secolo, organizzando a Milano nel 1907 la prima ‘Unione dei Fabbricanti di Birra’, ‘Associazione dei Birrai e Maltatori’, ora AssoBirra. La produzione industriale è cresciuta rapidamente, dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni ‘90. Grazie ai miglioramenti tecnologici, le fusioni e acquisizioni da parte dei grandi birrifici (Peroni, Pedavena-Dreher, Wuhrer), gli investimenti che hanno accompagnato lo sviluppo del mercato nazionale. (2)

 

Fig. 1 – Panorama del settore brassicolo italiano nel periodo 2019-2022 (AssoBirra, 2022)

I birrifici artigianali in Italia hanno preso il via a fine anni ’80, grazie al crescente interesse dei consumatori verso filiere corte e locali e le innovazioni tecnologiche che hanno consentito la creazione di micro-impianti. Verso il 2015, sull’onda del successo delle craft beers in USA e in Europa continentale, sono fioriti anche in Italia i microbirrifici, brewpubs e contract brewering. Al punto da raccogliere le attenzioni dei grandi birrifici, che hanno iniziato a occupare anche questo segmento con varie acquisizioni.

2) Filiera brassicola italiana

CERB – il Centro di Ricerca per l’eccellenza della Birra, a Perugia – è il primo centro di ricerca dedicato alla ricerca e innovazione nel settore brassicolo in Italia. Il prof. Paolo Fantozzi, suo fondatore, ha descritto l’evoluzione della filiera brassicola e la birra italiana sotto diversi aspetti. (3)

2.1) Coltivazioni di orzo in Italia

Le coltivazioni di orzo in Italia sono state diversificate negli ultimi anni, integrando le colture di orzo a uso mangimistico (a elevato tenore proteico) con quelle a per uso brassicolo (con un livello inferiore di proteine).

Una rivoluzione per gli agricoltori che, nelle forniture di orzo rivolte alla produzione di malto per la birra 100% italiana, hanno migliorato la redditività delle colture di questo cereale.

2.2) Acquisizioni

I grandi marchi della birra italiana, nel corso dei decenni, sono stati acquisiti dai colossi che dominano il mercato globale (Anheuser-Busch InBev, Heineken, Diageo, Asahi i primi quattro).

Rimangono di proprietà italiana il leader birra Castello – Pedavena, il gruppo Forst – Menabrea e la Birra Messina (con i marchi Birra dello Stretto e Birra Doc 15), oltre a numerosi microbirrifici.

2.3) Ricerca e formazione

La ricerca sulla filiera brassicola e la birra ha registrato un grande sviluppo nell’università italiana, oggi al terzo posto in Europa per il numero di pubblicazioni sulla materia. La storica scuola birraria di Pedavena è risorta e ha avuto seguito nei corsi di formazione specialistica e universitaria, con appositi corsi di laurea e master dedicati, da Udine a Perugia.

Il terroir – nella birra italiana come in enologia – è pure oggetto di studi (Carbone et al., 2021) che hanno consentito di identificare la cultivar Cascade come un luppolo ideale, a coltivarsi in Italia, per offrire caratteristiche sensoriali proprie e distinte (per sapore amaro e aroma) alla cervogia Made in Italy. (4)

3) Accise sulla birra, il paradosso della fiscalità italiana

Le accise sulle bevande alcoliche sono previste nelle direttive 92/83/CE, 92/84/CE e nella direttiva (UE) 2020/262, recepite in ltalia con il d.lgs. 504/1995 (Testo Unico delle Accise) e successive modifiche. Le imposte sulla produzione e le relative esenzioni si applicano a birra, vino, bevande fermentate di altro tipo, prodotti intermedi, alcol etilico, insieme.

Il paradosso della birra, nella fiscalità italiana, è la determinazione dell’accisa in ragione del livello saccarometrico (grado Plato) anziché del tenore alcolico, per ogni ettolitro di bevanda alla temperatura di 20 gradi Celsius (5,6,7,8).

L’alcol e le bevande alcoliche sono esenti dall’accisa, tra l’altro, quando vengano impiegati nella fabbricazione di:

– prodotti finali che non contengano alcol,
– aromi destinati alla preparazione di alimenti e bevande analcoliche con titolo alcolometrico effettivo <1,2% vol.

Il decreto Milleproroghe 2022 ha applicato una pressoché invisibile riduzione all’accisa (0,67%, da €2,99 a 2,97 per grado-Plato su ettolitro. Oltre a confermare le riduzioni d’imposta per i piccoli produttori di birra italiana (-50% fino a 10.000 ettolitri/anno, – 30% fino ai 30.000, -20% fino a 60.000 ettolitri annui) (10,11).

4) Birra italiana zero-alcohol e low-alcohol, il potenziale inespresso

Si stima (dati Future Market Insights) che il mercato mondiale della birra analcolica sia destinato a raddoppiare il suo valore nell’arco di dieci anni, passando da circa 18,6 miliardi di euro a oltre 38,6 miliardi nel 2032, crescendo con un tasso annuo del 7,8%. All’estero il fenomeno è letteralmente esploso’.

Le birre analcoliche (< 1,2% alc. vol) – oltre a rispondere alle esigenze di guida responsabile e di lavoro senza alcol – raccolgono il crescente interesse dei consumatori più attenti al controllo di peso, gonfiore addominale e salute. (12) E possono fregiarsi, al ricorrere delle relative condizioni, di nutrition and health claims.

4.1) Nutrition and health claims

Il Nutrition and Health Claims Regulation (EC) No 1924/06 vieta di utilizzare indicazioni sulla salute nell’informazione commerciale (e/o in ogni comunicazione riconducibile agli operatori economici, anche sui social network) relativa alle bevande alcoliche (> 1,2% alc. vol). Restringendo le indicazioni nutrizionali ammesse su tali bevande alle sole diciture ‘basso tenore alcolico’, ‘ridotto tenore alcolico’ o ‘ridotto contenuto calorico’.

La gradazione pari o inferiore a 1,2% alc. vol. consente viceversa l’utilizzo in UE di qualsivoglia nutrition claim e health claim, al ricorrere delle condizioni per ciascuno di essi stabilite nel regolamento NHC e in quello di sua attuazione (reg. UE 432/12. V. es. in Figura 2). Senza trascurare l’opportunità di ricerca e innovazione per produrre birre analcoliche funzionali (a es. mediante integrazione con arabinoxilani e altre fibre prebiotiche da estrarsi mediante upcycling delle trebbie).

Fig. 2 – Esempio di birra analcolica con aggiunta di BCAA idonea a riportare i nutrition claims ‘ad alto contenuto di proteine’, ‘senza sodio/sale’, ‘a basso contenuto di zuccheri’, nonché alcuni health claims correlati.

5) Conclusioni provvisorie

La tradizione secolare della birra italiana – abbinata al riconoscimento internazionale del Made in Italy agroalimentare, i suoi terroir e l’attenzione al gusto – potrebbe tradursi in valore aggiunto focalizzando l’attenzione su valori identitari legati ai territori, come l’impiego di acque sorgive (es. Pedavena) e di ingredienti locali (malto, luppoli), nonché al boom globale delle birre zero-alcohol low-alcohol (13,14).

Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna

Note

(1) AssoBirra. Annual Report 2022 https://www.assobirra.it/wp-content/uploads/2023/05/AnnualReport_2022.pdf

(2) Christian Garavaglia (2021). Industry evolution: Evidence from the Italian brewing industry. Competition & Change 0(0):1-21, https://doi.org/10.1177/10245294211007408

(3) Paolo Fantozzi (2017) The Italian Academic Research on Beer: Past, Present and Future. Ital. J. Food Sci. 29(4):565-581, https://doi.org/10.14674/IJFS-1054

(4) Carbone et al. (2021).Tasting the Italian Terroir through Craft Beer: Quality and Sensory Assessment of Cascade Hops Grown in Central Italy and Derived Monovarietal Beers. Foods 10:2085, https://doi.org/10.3390/foods10092085

(5) Direttiva 92/83/CEE, relativa all’armonizzazione delle strutture delle accise sull’alcole e sulle bevande alcoliche. http://data.europa.eu/eli/dir/1992/83/2022-01-01 Testo consolidato all’1.1.22

(6) Direttiva 92/84/CEE, relativa al ravvicinamento delle aliquote di accisa sull’alcole e sulle bevande alcoliche http://data.europa.eu/eli/dir/1992/84/oj

(7) Direttiva (UE) 2020/262, che stabilisce il regime generale delle accise. http://data.europa.eu/eli/dir/2020/262/2022-04-26 Testo consolidato al 26.4.26

(8) D.lgs. 504/1995. Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative https://www.normattiva.it/eli/stato/DECRETO_LEGISLATIVO/1995/10/26/504/CONSOLIDATED

(9) V. d. lgs. n. 504/1994, articoli 17 e 27.3, lettere ‘e’, f’

(10) ADM. Circolare n. 8/2023. D.lgs. N. 504/95. Prodotti alcolici, settore d’imposta della birra. Rideterminazione aliquote di accisa, normale e agevolate. https://www.adm.gov.it/portale/documents/20182/92292784/Circolare+8.2023.pdf/7e137240-ccd0-0ffb-1309-a6b967b16f41?version=1.1&t=1678186462553 Prot. 127929/RU. 7.3.23.

(11) Lollobrigida, ridurre le accise è utile per la competitività. ANSA. 18.5.23 https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/in_breve/2023/05/18/lollobrigida-ridurre-le-accise-e-utile-per-la-competitivita_80eae881-4b12-459c-a31f-e9c010eba92e.html

(12) Dario Dongo. Bollicine di qualità a zero alcol, l’inatteso successo sul mercato UK. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.1.20

(13) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Birra analcolica, salute e benessere. GIFT (Great Italian Food Trade). 22.3.20

(14) Marta Strinati, Dario Dongo. Birra analcolica, 15 prodotti a confronto. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.9.22

Andrea Adelmo Della Penna

Laureato in Tecnologie e Biotecnologie degli Alimenti, tecnologo alimentare abilitato, segue l’area di ricerca e sviluppo. Con particolare riguardo ai progetti di ricerca europei (in Horizon 2020, PRIMA) ove la divisione FARE di WIISE S.r.l. società benefit partecipa.

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