Uova Coop, meglio scegliere le bio o quelle senza antibiotici? Il quesito si pone, con l’arrivo a scaffale delle uova Origine, nuovo traguardo del progetto “Alleviamo la salute”.
Vediamo le differenze tra i due prodotti.
Uova Coop senza antibiotici
Le galline da cui provengono le uova Coop senza antibiotici (linea Origine) sono allevate a terra, nutrite con mangimi privi di proteine animali, senza Ogm e senza aggiunta di coloranti (utilizzati da altri per rendere il tuorlo più rosso).
La provenienza delle galline è rigorosamente italiana ed è garantita, appunto, l’assenza di trattamenti antibiotici.
Uova bio
Le uova bio sono ottenute secondo uno schema di allevamento codificato dal regolamento CEE 2092/91. A raffronto con gli altri metodi consentiti (in gabbia, a terra, all’aperto), il biologico offre più attenzione al benessere animale. Le galline ovaiole hanno più spazio a disposizione, mangime biologico (senza Ogm) e cure sanitarie a ridotto impiego di farmaci di sintesi. Non è tuttavia vietato ricorrere agli antibiotici in caso di necessità.
Uova Coop bio
Oltre a rispettare quanto previsto dal regolamento sugli alimenti da agricoltura biologica, le uova bio Coop sono ottenute secondo ulteriori criteri, previsti dal capitolato che i fornitori devono rispettare.
In merito ai trattamenti di cura ammessi, “è esplicitamente escluso il ricorso agli antibiotici”, dichiara a Great Italian Food Trade Antonella Donato, responsabile qualità grocery dei prodotti a marchio Coop.
Quale scegliere
Tornando al quesito iniziale, sappiamo quindi che in entrambi i tipi di uova Coop è garantita la provenienza da galline italiane, l’assenza di antibiotici e di Ogm.
Le uova bio di Coop tuttavia prevalgono per la maggiore attenzione al benessere animale. Sono un po’ più care, ma i pochi centesimi di differenza di prezzo valgono a concedere alle galline ovaiole più spazio, anche all’aperto, e una dieta rigorosamente biologica. Oltre a contribuire allo sviluppo della filiera bio, per il bene del pianeta.
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".