HomeEtichetteFLIS - FLOP. Il database europeo sull'etichettatura degli alimenti delude le aspettative

FLIS – FLOP. Il database europeo sull’etichettatura degli alimenti delude le aspettative

FLIS, Food Labelling Information System, è il database europeo sulla etichettatura dei prodotti alimentari finanziato dalla Commissione europea. Atteso a lungo da consumatori e operatori dell’agroalimentare, delude le aspettative. E suscita qualche domanda.

Commissione europea, obiettivi encomiabili

Secondo la Commissione europea, il sistema di informazione sull’etichettatura degli alimenti (FLIS) ‘fornirà una soluzione informatica di facile utilizzo, consentendo ai suoi utenti di selezionare un alimento e quindi recuperare automaticamente le indicazioni obbligatorie europee sull’etichettatura in 23 lingue dell’UE‘.

Il database, continua l’Esecutivo comunitario, ‘è progettato per aiutare gli operatori del settore alimentare (FBO) a identificare le indicazioni di etichettatura obbligatorie che dovrebbero apparire sui loro prodotti. Mira a migliorare la corretta attuazione della legislazione pertinente da parte degli OSA (Operatori del settore alimentare, ndr) e ad agevolare il lavoro delle autorità nazionali di contrasto. Contribuirà inoltre a fornire informazioni chiare ai consumatori e li aiuterà a fare scelte alimentari informate‘. (1)

FLIS, dalle stelle alle stalle

A dispetto della presentazione, il database delude gravemente le aspettative. Risolvendosi in una matrice delle informazioni obbligatorie previste dal reg. UE 1169/11, con riferimenti ad alcune normative europee verticali (applicate cioè a singole filiere o categorie di alimenti) neppure aggiornate. (2) Con un approccio per categorie di alimenti che trascura del tutto le normative orizzontali (es. nutrition and health claimsfood improvement agents package, etc.).

Le PMI dimenticate dai tempi della Strategia di Lisbona (AD 2000), i professionisti e le autorità di controllo perdano ogni speranza, nella pessima copia di una banca dati seria come quella offerta in Italia da Alimenta Lex. Compilare un’etichetta riferendosi al FLIS nella sua concezione attuale è praticamente impossibile, oltreché pericoloso come si vedrà.

FLIS FLOP, pericolo cadute

La totale assenza di riferimenti alle normative nazionali e locali applicabili nei 27 Stati membri è la più grave carenza di FLIS. Che fa FLOP, nell’azzardarsi a citare 87 diverse categorie di alimenti senza neppure avvisare dell’assoluta necessità di verificare le misure legislative, regolamentari e amministrative eventualmente stabilite nei luoghi ove i prodotti vengano distribuiti.

Il mercato interno non esiste, come chi scrive (Dongo) denuncia da una ventina d’anni. E i rischi di incorrere in contestazioni amministrative e criminali, oltreché in azioni di responsabilità civile e danni reputazionali, sono concreti. Ignorantia legis non excusat. 

Tre anni di ritardo, inaccettabili carenze

Il progetto FLIS, vale la pena ricordare, venne annunciato a marzo 2016 in vista della sua pubblicazione nel secondo semestre 2017. Poiché il FLOP è stato realizzato con risorse pubbliche, qualcuno a Bruxelles deve rendere conto dei tre anni di ritardo, oltreché di un lavoro del tutto inutile rispetto agli obiettivi prefissati. (3)

Le carenze sono inaccettabili. Basti guardare alla voce ‘birra’, bevanda nazionale belga. Per annotare un paio di norme statali del tutto ignorate da FLIS-flop:

– in Francia è obbligatorio dal 2006, per esigenze di tutela della salute pubblica, inserire in etichetta l’avvertenza che ne sconsiglia il consumo durante la gravidanza, (4)

– in Italia, per garantire la qualità delle produzioni e la corretta informazione al consumatore, dal 1962 sono definiti i requisiti a cui le varie birre devono rispondere per venire designate in quanto tali. (5)

Lavoro da (ri-)fare

L’idea di un database pubblico – sulle norme da applicare, a livello UE e di Stati membri, all’informazione al consumatore sui prodotti alimentari – venne proposta da chi scrive (Dongo) all’allora direttrice generale della DG Sanco Paola Testori Coggi. Nel 2004, a esito di un lavoro di raccolta delle norme UE e Italiane che avrebbe potuto costituire un modello di approccio. (6)

‘Sotto il coordinamento della Commissione europea, bisogna raccogliere sia le regole comuni (CEE, CE, UE), sia quelle che appartengono alla c.d. legislazione concorrente, di livello statale e locale (Regioni, Province, Comuni), ove applicabili’. (3,6)

Questo lavoro è indispensabile a milioni di operatori in UE, from farm to fork, e va (ri-)fatto da contractor competenti. La Commissione europea deve altresì coinvolgere gli Stati membri, i quali devono presentare i testi consolidati delle norme locali ulteriori rispetto al diritto comune, in lingua inglese oltreché in quella propria. Con onere di mantenere aggiornati i database delle norme nazionali, sotto pena di loro inapplicabilità. (7)

Dario Dongo e Marta Strinati

In copertina disegno di Marcel de la Gare, http://dessinacteurs.org/index.html

Note

1) Commission launches IT tool on food labelling, e-News 21.12.20 https://ec.europa.eu/newsroom/sante/newsletter-specific-archive-issue.cfm?newsletter_service_id=327&lang=default

Food Labelling Information System  https://ec.europa.eu/food/safety/labelling_nutrition/labelling_legislation_en/food_labelling_information_system/start/select-language
2) Si riferisce ad esempio al reg. CE 110/08, per le bevande spiritose, anziché al reg. UE 2019/787 che lo ha già in parte abrogato, con applicazione completa a decorrere dal 25.5.21

3) Dario Dongo. Food Labelling Information System, il database ufficiale sulle regole di etichettatura. FARE (Food and Agriculture Requirements). 30.3.16 l, https://www.foodagriculturerequirements.com/approfondimenti_1/food-labelling-information-system-il-database-ufficiale-sulle-regole-di-etichettatura

4) Decreto 2.10.06. Informazione obbligatoria su tutte le bevande alcoliche, 6 mila euro di multa in caso di violazioni. V. https://solidarites-sante.gouv.fr/IMG/pdf/questions_reponses-2.pdf

5) I requisiti delle birre previsti dalla legge 1354/92 valgono oggi a disciplinarne la denominazione usuale, a seguito di abrogazione del d.lgs. 109/92. Non perciò da trascurare. V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/birra-italiana-nuove-norme

(6) Dario Dongo. Etichette e pubblicità, principi e regole. Edagricole-Il Sole 24 Ore, Bologna, 2004

(7) Potrà a tal uopo bastare il richiamo al reg. UE 1169/2011, articolo 45, e alla dir. UE 2015/1535/UE

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

Articoli correlati

Articoli recenti

Commenti recenti