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Buoni propositi. Vivere senza olio di palma, istruzioni per l’uso

Adottare una dieta senza olio di palma significa votare NO a una filiera che tuttora provoca incendi massivi e deforestazioni tropicali, rapine delle terre e schiavitù anche minorile, malattie gravi e croniche. L’impresa è praticabile anche per chi dedica poco tempo alla cucina o mangia spesso fuori casa. Vediamo come, in una giornata-tipo ‘palm oil free’ (senza olio di palma), dalla prima colazione al dopocena.

Prima colazione

La colazione tipica all’italiana abbina latticini (latte, yogurt) con un prodotto da forno. Un mix che secondo uno studio italiano potrebbe persino ridurre i rischi cardiovascolari. L’aggiunta di proteine, anche solo una porzione di frutta secca, risulta poi utile a raggiungere l’ora di pranzo senza crisi di appetito.

Viva ai dolci fatti in casa e anche al semplice pane. Con confetture di frutta, marmellate di agrumi, miele. Anche una crema spalmabile alle nocciole può andar bene, purché priva di olio di palma. In modo da apportare acidi grassi monoinsaturi e/o polinsaturi, apprezzabili dal punto di vista nutrizionale, e non invece i grassi saturi tipici dell’insostenibile grasso tropicale.

Prodotti da evitare

I prodotti da evitare – per una prima colazione sana e sostenibile, ‘senza olio di palma’ – sono parecchi. Alcuni esempi, nelle varie categorie:

– merendine. Girella e Buondì Motta, tutte le merendine Kinder (Brioss, Colazione Più, etc.) sono sature di palma. Come è emerso nella recente indagine di mercato da noi condotta per commentare la demenziale campagna di Unione Italiana Food, volta a denigrare i dolci fatti in casa per ‘consigliare’ invece le merendine di Ferrero e altri,

– creme spalmabili. A Nutella, campione mondiale di insostenibilità (per il palma e le nocciole, turche o italiane che siano) si aggiungono Carrefour (con la ‘Crema da spalmare alla nocciola’ a suo marchio) e LIDL (con ‘Choco Nussa’ e ‘Crema Speculoos’), TWIX e Bounty (‘Crema spalmabile’),

– biscotti. La linea Kinder Ferrero è rigorosamente con olio di palma. Che si trova anche nei biscotti ‘Birillo – Farciti con crema al cacao’ di Montebovi, Basso indice glicemico con gocce di cioccolato’ di Misura, ‘È il Novellino’ di Campiello, ‘Mcvitie’s Digestive al Cioccolato Fondente’.

La sorpresa, a chi si illuda nella salubrità dei cereali per la prima colazione e le fette biscottate, è rilevare lo scadente grasso tropicale anche in lista ingredienti di:

– fette biscottate Olandesi a marchio San Carlo,

– cereali Kellogg’s (Extra Cioccolato e Nocciole, Krave Dark Choco) e LIDL (Crownfield Ripieni alla Nocciola).

Mono e digliceridi degli acidi grassi

I ‘mono e digliceridi degli acidi grassi’, che spesso si trovano nella lista ingredienti dei cibi ultraprocessati, in molti casi nascondono la presenza dello scadente grasso tropicale. Come uno dei protagonisti della sostituzione del palma con ingredienti di qualità, Massimo Ambanelli di Hi-Food, ha a suo tempo spiegato a GIFT (Great Italian Food Trade).

Gli emulsionanti ‘mono e digliceridi degli acidi grassi’ vengono utilizzati come additivo a basso costo, per risparmiare su ingredienti di qualità come le uova. La loro presenza è quindi una buona ragione per lasciare il prodotto a scaffale. Quando poi l’etichetta vanti l’assenza di olio di palma – come la merendina ‘Tegolino‘ di Mulino Bianco – ci si trova di fronte a emulsionanti derivati da grassi animali anche suini, incompatibili tra l’altro con le diete kosher e halal.

Colazione al bar, senza olio di palma

Maggiore attenzione per evitare lo scadente grasso tropicale è richiesta al bar e in pasticceria. Ove ancora si stenta a trovare in bella vista – com’è invece doveroso –  l’elenco ingredienti dei singoli prodotti esposti in vendita allo stato sfuso.

Gli ingredienti di brioche o ‘cornetti’, paste e altri prodotti da forno spesso comprendono la dicitura ‘margarina/e vegetale/i’ che purtroppo è tuttora seguita da ‘olio di palma’ o ‘grasso di palma’. Meglio chiedere un’alternativa, per stigmatizzare la scarsa qualità dei prodotti, e piuttosto scegliere uno snack confezionato di qualità (es. barretta con frutta secca, senza palma ça va sans dir).

Merende e spuntini

Frutta fresca e secca, yogurt – possibilmente bio, per rinforzare il sistema immunitario – rappresentano l’ideale per merende e spuntini. Bene anche a pane con olio extravergine di oliva o focaccia, spuntini tipici della dieta mediterranea.

Attenzione invece agli snack, la categoria di elezione del cibo-spazzatura. Sale e/o zuccheri e grassi saturi in eccesso sono la regola. Ed è frequente è la presenza di olio di palma tal quale, nella ‘margarina vegetale’ ovvero nascosto dietro la dicitura ‘mono e digliceridi degli acidi grassi’.

Qualche esempio:

– i crackers Schär senza glutine e quelli Doria Doriano a Ridotto Contenuto Di Sale,

– le patatine Crik Crok (‘Le Patatine Originali‘),

– i grissini Forno Lodi Grissino Tipo 0 Sesamo.

Pranzo e cena

Le alternative senza olio di palma per i pasti principali non mancano di certo. In casa, il grasso tropicale entra attraverso alcune categorie di alimenti industriali. I risotti pronti e i dadi, come abbiamo visto nel focus su Knorr. Le basi per la pizza, piadine, sfoglie (ne contengono, per esempio, la pasta brisèe di Carrefour, la Chef Select & You di Lidl e quella di Buitoni, anche nella versione senza glutine). I piatti pronti, le torte dolci e salate, i panini morbidi.

Fuori casa, oltre a verificare la lista degli ingredienti dei cibi ready to eat (tramezzini inclusi) è bene chiedere quale olio venga impiegato per la frittura. Bene arachide, vinacciolo, girasole (meglio ancora se ‘alto oleico’). Nel caso in cui la frittura sia invece realizzata con palma – e i suoi grassi saturi, non necessari – meglio scegliere un piatto diverso. E raccomandare al ristoratore di cambiare ricetta.

Senza olio di palma, quando?

Noi consumAttori siamo gli unici a poter imporre una svolta affinché l’olio di palma, paradigma della globalizzazione dello sfruttamento, venga messo definitivamente fuori gioco. Laddove i suoi consumi sono ancora significativi – anche nell’industria alimentare, il fast-food e la ristorazione – come è emerso anche in un recente rapporto di WWF (2020).

Eliminiamo l’olio di palma dalla nostra dieta per prendere distanza dalla rapina delle terre (land grabbing) e dei domini ancestrali alle comunità indigene, le deforestazioni e gli incendi dolosi, lo sfruttamento del lavoro minorile, l’estinzione di animali rari come gli oranghi, l’emergenza climatica. Abbiamo cura anche così della salute nostra e di tutti, oltreché degli animali e del pianeta.

Buoni propositi

Per ulteriori spunti sui buoni propositi per vivere meglio si richiama il nostro ebook Covid-19, l’ABC. Volume III – Pianeta (anche tradotto in inglese).

Dario Dongo e Marta Strinati

Visione consigliata: Leonardo Di Caprio (2017), Before the Flood, National Geographic. https://www.beforetheflood.com

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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