Il 13.11.20 la Commissione europea ha presentato al Parlamento e al Consiglio il programma 2020-2025 per la tutela dei consumatori. (1) Covid-19 ha imposto un’accelerazione straordinaria agli acquisti online di beni e servizi, esacerbando le discrasie tra fantomatiche promesse e forniture effettive. In un mercato digitale tuttora inquinato da frodi e inganni sistematici, come GIFT (Great Italian Food Trade) ha più volte denunciato, anche all’Antitrust e all’ICQRF (Ispettorato Centrale per il controllo della Qualità degli Alimenti e la Repressione delle Frodi).
La ’Nuova agenda dei consumatori. Rafforzare la resilienza dei consumatori per una ripresa sostenibile’ considera quattro aree di intervento prioritarie:
1) transizione green,
2) trasformazione digitale,
3) riparazione e rafforzamento dei diritti dei consumatori,
4) esigenze specifiche di determinati gruppi di consumatori,
5) cooperazione internazionale.
La spesa dei consumatori incide sul 54% del PIL europeo, la sua tutela uniforme ed effettiva nell’intero mercato UE non può attendere oltre. E deve venire integrata con ulteriori misure per proteggere le categorie più vulnerabili.
Consumatori in era Covid
La pandemia Covid-19 ha anzitutto stimolato la ricerca di dispositivi di protezione individuale (mascherine e guanti), integratori alimentari e farmaci, kit per i test rapidi. Ne è seguita l’esplosione di offerte di dispositivi non certificati, falsi rimedi miracolosi, oggetti inutili ma presentati come salvifici per disinfettare e sanificare. Oltre a un’impennata dei prezzi di quanto effettivamente utile ma difficile a reperirsi. Le autorità di controllo degli Stati membri hanno rimosso centinaia di migliaia di offerte e pubblicità illegali, in prevalenza su piattaforme online. Il rischio di raggiri rimane elevato e andrà facilmente a estendersi ai vaccini, tanto più pericolosi in ipotesi di contraffazioni poiché destinati a venire iniettati.
I modelli di consumo sono a loro volta variati sensibilmente. La spesa alimentare – come mostra il rapporto 20.9.20 di Coop Italia – è spiccatamente rivolta verso i prodotti biologici, sostenibili e salutari. E le restrizioni a più riprese della vendita tradizionale di beni considerati ‘non essenziali’ ha drasticamente penalizzato i negozi fisici a vantaggio delle grandi piattaforme di ecommerce. In tale contesto si inseriscono l’abuso di posizione dominante e le pratiche commerciali sleali che la Commissione europea ha di recente contestato ad Amazon.
Le politiche fiscali degli Stati membri, aggiungiamo noi, costituiscono la premessa della concorrenza sleale delle piattaforme online rispetto al retail fisico, laddove le prime – nella migliore delle ipotesi – vengono assoggettate a una ridicola web tax (3%) per i profitti realizzati in Paesi ove gli esercizi commerciali sono soggetti a imposte spesso dieci volte superiori, se non più. La Commissione europea non si esprime al riguardo, sebbene in passato abbia censurato il Lussemburgo per il caso Amazon. Ma in Italia – ove tutt’oggi si dibatte tra ‘contributi di solidarietà’ a dipendenti pubblici ed eventuali imposte patrimoniali – nessuno avanza alcuna proposta al riguardo. Una semplice vergogna.
Consumi e Green Deal
La teoria economica di Keynes deve fare i conti con la limitatezza delle risorse naturali. L’economia circolare serve perciò anzitutto a ridurre l’impiego di materiali, il consumo di energia, le emissioni in atmosfera. L’Unione Europea ha adottato il Pacchetto Economia Circolare, che in Italia ha già trovato attuazione e incentivi finanziari d’interesse anche per la filiera agroalimentare.
Il 56% dei cittadini europei considera la protezione dell’ambiente molto importante, il 38% dei cittadini europei ‘soggettivamente importante’ (Eurobarometro, rapporto speciale 501, sondaggio svolto il 6-19.12.19). In termini concreti, i consumatori europei sono stufi di prodotti irreparabili, packaging sovradimensionati – che comportano anche maggiori sforzi di smaltimento da parte dei consumatori stessi, si noti bene – e prodotti usa-e-getta. L’obsolescenza programmata e gli oggetti monouso non sono più accettabili. Bisogna invece rendere accessibili a tutti, a prescindere dalle capacità di spesa, beni e servizi realmente integrati nella transizione verde. Senza dimenticare l’obiettivo ‘zero emissioni’ fissato nel Green Deal.
Scelte alimentari consapevoli, Farm to fork
I consumi alimentari contribuiscono a loro volta in misura significativa alle emissioni di gas serra. Le Strategie UE Farm to Fork (f2f) e Biodiversity aspirano perciò, a parole, a ridurre l’impatto climatico e ambientale della filiera agroalimentare. Salvo tradirne gli obiettivi nella riforma grigio fumo anziché verde della PAC (Politica Agricola Comune) post-2020.
La Commissione in ogni caso ambisce a favorire l’offerta di alimenti ‘sostenibili’ a prezzi accessibili per tutti. Tra le misure previste nella strategia f2f, si ricordano:
– obbligo di indicare sul fronte etichetta i profili nutrizionali degli alimenti, con un sistema quale il NutriScore,
– estensione dell’obbligo delle indicazioni di origine o provenienza degli ingredienti primari degli alimenti preimbballati,
– introduzione di norme uniformi per indicare il livello di sostenibilità dei prodotti,
– individuazione di nuovi CAM (Criteri Ambientali Minimi) obbligatori negli appalti pubblici, con favore a produzioni locali, bio e sostenibili,
– interventi fiscali, come la riduzione delle aliquote IVA sui prodotti sostenibili (es. filiera biologica). Nella prospettiva di rispecchiare, nel prezzo finale degli alimenti, i costi reali in termini di consumo delle risorse naturali, emissioni di gas-serra e inquinamento, altre esternalità ambientali.
Economia circolare, stop all’obsolescenza programmata e riparabilità
Il nuovo action plan sull’Economia Circolare relativa ai prodotti sostenibili prende di mira l’obsolescenza programmata. La direttiva sull’efficienza energetica dei P-Er (Products-Energy related) viene sottoposta a revisione radicale in nome della circolarità, la quale impone di adottare norme tecniche di design che garantiscano durabilità, resistenza, riparazione, reimpiego e riciclo. La sharing economy ha permesso di riflettere sul un nuovo modello di approccio ai beni, product as a service, senza avere bisogno a tutti i costi della loro proprietà. Ma l’innovazione può anche esprimersi in attività sociali come i repair café, spazi ove la praticità vince sullo spreco.
Il ‘diritto alla riparazione’ deve venire altresì sostenuto da una protezione normativa che contempli tutele effettive come l’estensione del periodo di garanzia per i beni nuovi e quelli usati. E l’affermazione inequivocabile dell’avvio di un nuovo periodo di garanzia a seguito delle riparazioni (come già previsto, in termini non chiarissimi, nella direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali). Gli studi comportamentali del resto mostrano l’attitudine dei consumatori a riconoscere il maggior valore di beni più resistenti, a condizione che le notizie siano chiare e comprensibili, affidabili e comparabili. Solo così l’atto di acquisto può innescare un modello di responsabilizzazione. Bisogna perciò sviluppare strumenti uniformi di calcolo e comunicazione in etichetta del Life Cycle Assessment – cioè dell’impronta ecologica nell’intero ciclo di produzione e consumo – di ogni prodotto.
Intelligenza artificiale e diritti
Il 53% della popolazione europea nel 2019, già prima di Covid, ha concluso almeno un acquisto online. Più di sette acquisti in Danimarca, Germania e Paesi Bassi, più di sette. Ma il consumatore digitale continua a subire un livello di protezione scadente, sfibrato tra le opache maglie del web che da strumento accessorio ha raggiunto un ruolo essenziale nella quotidianità di ciascuno. La raccolta dei dati personali, l’analisi dei comportamenti (pagine visualizzate, contenuti selezionati e condivisi) e la loro elaborazione mediante Artificial Intelligence (AI) possono venire utilizzate per indurre il consumatore ad adottare decisioni anche contrarie ai propri interessi, anche approfittando dei bias cognitivi e dei momenti deboli. La metamorfosi continua del neuromarketing è del resto inconoscibile ai legislatori e alle autorità di controllo. Uno scenario distopico che le norme vigenti non sono in grado di ostacolare, mentre i consumatori vengono sedotti (o circonvenuti) dalle più subdole strategie di interazione.
La protezione dei consumatori deve perciò passare attraverso una riforma delle direttive sulle pratiche commerciali sleali e i diritti dei consumatori. Una nuova versione del Digital Service Act dovrebbe altresì rafforzare obblighi e responsabilità in capo a intermediari e piattaforme online, per quanto attiene in particolare alla rimozione di prodotti illegali, contenuti e attività illecite. La Commissione sta poi lavorando a una proposta legislativa volta a definire i requisiti dei programmi di intelligenza artificiale, per garantire un elevato livello di protezione dei consumatori e dei loro diritti fondamentali. Oltre a definire una responsabilità civile per i danni cagionati dall’AI, con una possibile revisione della direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti (2001\95\CE).
Tutela dalle frodi e cooperazione tra le autorità degli Stati membri
Il Consumer Protection Cooperation Regulation (CPC Regulation), aggiornato dalla Commissione europea il 17.1.20, rafforza il potere di controlli online delle autorità di controllo e i meccanismi di cooperazione tra le autorità dei vari Stati membri. Gli operatori ad esempio possono riferirsi alla sola autorità dello Stato ove essi hanno sede (c.c. one stop shop).
Uno UE e-Lab – vale a dire, una piattaforma costruita come una ‘cassetta degli attrezzi’ ove le autorità nazionali possano attingere strumenti per condurre le indagini sul web (es. soluzioni IT, AI, tecniche di estrazione dei dati e motori di ricerca) è in corso di elaborazione, a Bruxelles, per sostenere il lavoro delle autorità nazionali. Questo strumento potrebbe venire accompagnato da una piattaforma comune per la segnalazione di allerta e notifica, sul solco del RASFF (Rapid Alert System on Food and Feed).
Tutela dei consumatori vulnerabili
Per una volta finalmente la Commissione ricorda l’esistenza di vulnerabilità, in una crescente quota della popolazione europea. Circostanze di svantaggio legate a età e livello di alfabetizzazione digitale, salute fisica e psichica, genere e situazione finanziaria. Senza l’intervento di opportune misure, persone anziane e disabili rischiano di subire ulteriori esclusioni e limitazioni. Si deve perciò migliorare, ad esempio, il grado di compatibilità tra le tecnologie assistive e quelle mainstream. Belle parole che devono venire accompagnate da apposite norme cogenti, aggiungiamo noi.
La più grave lacuna, nel diritto europeo come in quello italiano, è proprio il difetto di considerazione delle fasce più deboli di popolazione, Ci si riferisce a coloro che versano in condizioni di povertà, la cui prevalenza è spiccata proprio tra anziani e disabili. Fasce di popolazione che complessivamente rappresentano un terzo della popolazione europea e sono tuttavia prive di garanzie su un livello minimo di dignità. In termini di prestazioni reddituali e sociali, inclusione, diritto a ricevere ausili e dispositivi per integrare svantaggi fisici e sensoriali. Rivendichiamo oggi, giornata internazionale delle persone con disabilità, il dovere pubblico di colmare questo inaccettabile vuoto di diritto.
Dario Dongo e Giulia Orsi
Note
(1) Commissione europea, comunicazione al Parlamento europeo e al Consigio. Nuova agenda dei consumatori. Rafforzare la resilienza dei consumatori per una ripresa sostenibile. COM(2020) 696 final. 13.11.2020, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52020DC0696&from=EN