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Le nuove abitudini alimentari in era Covid-19. Sondaggio EIT Food in 10 Paesi UE

Le abitudini alimentari in era Covid-19 sono decisamente cambiate. Il sondaggio realizzato da EIT Food, a settembre 2020, su 5mila consumatori in 10 Paesi UE.

Più ecommerce nelle nuove abitudini alimentari

Il ricorso all’ecommerce alimentare è aumentato in modo generalizzato. Lockdown e misure di contenimento – con conseguenti code ai supermercati – hanno indotto il 45% degli intervistati, in media, a ricorrere al web. Addirittura il 60% dei rispondenti, in Grecia.

La quota di consumatori convertita alla spesa online è inversamente proporzionale alla fascia d’età. Il 41% tra i giovani (18-35 anni), il 33% in età media (36-55), il 24% degli over-55. La scelta favorita è la spesa con consegna a domicilio (+41%), seguita dall’ordine online con ritiro in negozio (+32%).

Le falle dell’online

L’ecommerce alimentare in Italia è andato in tilt a seguito dell’impennata di ordini, durante il primo lockdown. Passata la fase critica, alcuni operatori (es. easycoop, everli,) hanno perciò potenziato le infrastrutture digitali.

Persistono tuttavia le violazioni dei doveri d’informazione al consumatore e altre pratiche ingannevoli, come abbiamo più volte segnalato alle autorità competenti.

Acquisti pianificati

L’organizzazione della spesa alimentare ha smorzato l’impulsività tipica della visita in negozio (-28% in media, -40% in Grecia). Il 45% dei consumatori intervistati, il 53% in Spagna, dichiara infatti di eseguire acquisti pianificati e razionalizzati.

In controtendenza, il 23% degli intervistati ha invece aumentato le spese non ponderate. Una modalità più spiccata in Romania (39%).

Redditi in calo verticale

La forbice delle diseguaglianze economiche si è ulteriormente allargata durante la pandemia. Esercenti e artigiani costretti alla chiusura, lavoratori precari o autonomi o irregolari, in ogni caso privi di tutele. Oltre un terzo dei consumatori (34%) afferma di avere perso una parte o l’intero reddito. Oltre la metà ammette la difficoltà di arrivare alla fine del mese.

La compressione reddituale si riflette inevitabilmente anche sui consumi alimentari. Secondo il sondaggio, il 29% dei consumatori (35% in Spagna) è sempre più attento ai prezzi e si rivolge ad alimenti e marchi più economici. I prodotti più cari restano a scaffale in oltre il 30% dei casi, soprattutto  in Spagna, Polonia e Grecia. In controtendenza il 15% degli intervistati, francesi in testa. E ancora, il 22% ha acquistato più spesso marchi minori ‘sconosciuti’. Il 18% ha viceversa aumentato l’acquisto delle marche più note.

Gli alimenti più ricercati

La spesa alimentare è aumentata nel complesso, poiché spuntini e pranzi in pausa lavoro – come pure aperitivi e cene conviviali –  sono stati quasi azzerati e sostituiti dai consumi domestici.

A seguire, le oscillazioni dei consumi delle varie categorie di alimenti durante la prima fase della pandemia. L’elenco  indica rispettivamente le quote di consumatori che dichiarano di avere aumentato o diminuito i consumi di ogni categoria di cibi):

– frutta e verdura, +32%, -9%,

– verdura e legumi, +27%, -8%,

– farina, +27%, -9%. In Italia quasi la metà dei consumatori (49%) ne ha utilizzata più del solito,

– prodotti lattiero-caseari, +24%, -6%. In Spagna il 33% degli intervistati ne ha consumati di più,

– cioccolato e dolci +28%, -13%,

– patatine e snack +28%, -16%,

– pollame, +21%, -10%,

– pesce +19%, -15%. Si evidenzia comunque un’importante contrazione dei consumi, forse legata ai prezzi elevati,

– carne +19%, -15%. Consumi più elevati in Francia e Germania.

In calo alcol e cibi pronti

L’alcol mostra un calo generale dei consumi. Il 24% degli intervistati ha riferito di consumare meno bevande alcoliche, il 20% di più. Consumi sempre più elevati in Regno Unito, Finlandia e Svezia, e in generale nella fascia di età 18-35.

Calo complessivo del consumo anche per i cibi pronti, come già riferito dal Rapporto Coop. Complessivamente, il 26% dei consumatori li ha ridotti, mentre il 22% li ha aumentati. Il dato è piuttosto polarizzato. In Grecia il 46% degli intervistati li ha ridotti (rispetto al 21% che ne ha acquistati più di prima) mentre il consumo è aumentato nel Regno Unito, Finlandia, Germania e Romania.

Qualità globale

Tra le nuove abitudini alimentari dichiarate dai consumatori, cresce l’attenzione al modo in cui l’alimento è confezionato e alle informazioni sulla confezione relative a igiene, freschezza, additivi e sostenibilità. In sintesi emerge:

– privilegio verso i prodotti preconfezionati a causa di timori sull’igiene. 33% in più rispetto al 14% in meno (con picco in Romania  49% contro 11%),

– ricerca meno marcata (in confronto al desiderio del packaging protettivo) per i prodotti alimentari sfusi o confezionati in imballaggi biodegradabili/riciclabili. 29% in più contro il 15% in meno,

– più attenzione alla freschezza e durabilità dell’alimento  data di scadenza o TMC. 36% in più contro il 9% in meno (Spagna +46% contro -5%),

– aumentata tendenza a evitare prodotti con additivi e conservanti artificiali (clean label). 34% in più vs 12% in meno (Romania +47% vs -14%).

I cuochi del lockdown

Costretti a trascorrere più tempo più tempo a casa, in tutti i Paesi si assiste a un aumento significativo delle persone che sperimentano la cucina casalinga con pasti più regolari.

Emergono le seguenti tendenze:

– il tempo dedicato a cucinare è aumentato ovunque. Il 36% degli intervistati si è dedicato di più ai fornelli, contro un 13% che invece ne ha ridotto la frequenza. La nuova passione è più decisa nella fascia di età 18-35 anni, +il 43%, sebbene il 17% abbia invece affermato il contrario. (36-55 anni 39% vs 12%; 55+ 29% vs 12%).

– il piacere di cucinare, diverso dal mero dovere di preparare i pasti, emerge dalla quantità di persone che hanno sperimentato nuove ricette: il 39%, contro l’11% che lo ha fatto meno. Gli chef domestici vivono soprattutto in Spagna, Italia e Grecia. Meno in Svezia e Germania.

– meno spuntini e più pasti a orari prestabiliti ovunque (tranne che nel Regno Unito), secondo il 30% del campione. Trend opposto per i più giovani (18-35 anni), dei quali il 30% ha aumentato gli spuntini rispetto ai pasti fissi (vs 25% in meno),

– i consumatori ritengono che mangiare sia diventata una parte più importante nella loro vita sociale (nel complesso il 29% concorda, mentre il 17% pensa il contrario).

Focus Italia

‘Italy had a long lockdown and 63% of consumers report struggling financially during the pandemic, with 80% having more time than usual. Overall we see big behaviour shifts, including some of the largest rises in online shopping, planning and bulk buying, as well as checking prices and use by dates and avoiding additives
 
Italian consumers report the second largest rise in vegetable consumption and the largest in flour (49% using more), plus a strong decrease in buying expensive foods but also the biggest increase in buying brands. Italy is in the top three for more time cooking and dining together, with over half trying new recipes and the biggest drop in ready meals’ (EIT-Food, Pandemic impacts on consumer food behaviour).

Segnali di fumo alla filiera alimentare

Il sondaggio conferma alcune delle tendenze già emerse in Italia nel rapporto Coop 2020, con una più spiccata e diffusa attenzione (60%) verso il risparmio. Gli intervistati dichiarano inoltre l’idea di consolidare alcune delle nuove abitudini alimentari acquisite nella prima fase della pandemia. Così:

– il 32% dei consumatori afferma la priorità di accedere al cibo a prezzi ‘abbastanza bassi’,

– il 30% ritiene importante variare l’alimentazione,

– il 28% considera necessario spendere il meno possibile per il cibo,

– il 27% confida di avere tempo per cucinare i pasti anche dopo la pandemia,

– il 21% ritiene utile la disponibilità di prodotti facili e veloci da preparare.

Spendere meno per mangiare meglio

Risparmiare è un obiettivo da coniugare con la salubrità della dieta, secondo i desiderata dei consumatori. I quali così si esprimono:

– il 35% considera più importante l’acquisto di cibo da filiera corta,

– il 34%) afferma che una dieta sana sarà più importante dopo la pandemia,

– il 29% intende evitare additivi alimentari e conservanti,

– il 29% prevede di concentrarsi maggiormente sul controllo del peso attraverso scelte alimentari,

– il 24% (35% in Italia) crede nell’utilità di una buona conoscenza della nutrizione,

– il 28% ha aumentato l’acquisto di prodotti non confezionati o con imballaggi biodegradabili / riciclabili.

Approfondimenti

Il rapporto di EIT Food sulle nuove abitudini alimentari degli europei è disponibile a questo link.

Per approfondire scenari, tendenze e opportunità di filiera, si richiama l’ebook ‘Covid-19, l’ABC. Volume II – Società’.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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