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Frutti tropicali Made in Italy, è boom

Frutti tropicali Made in Italy, la nuova frontiera dell’agroalimentare italiano. Il cambiamento climatico e l’innalzamento della temperatura favoriscono la ‘naturalizzazione’ di banane, mango, avocado e altre colture tipiche tropicali nel Bel Paese. Soprattutto al Sud, Sicilia e Calabria in testa.

In soli 5 anni, i pochi ettari piantati con frutti tropicali sono diventati oltre 500, con un incremento di 60 volte‘, evidenzia il rapporto di Coldiretti.

Coldiretti, primo rapporto sui frutti tropicali Made in Italy

La Sicilia è la prima regione italiana a distinguersi per le coltivazioni di diverse varietà di avocado e mango nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale. Ma anche frutto della passione, zapote nero (simile al cachi, di origine messicana), sapodilla (da cui si ottiene anche il lattice) e litchi, il piccolo frutto cinese che ricorda l’uva moscato.

I giovani agricoltori sono i protagonisti di questa innovazione, che vale anche a riconvertire i terreni abbandonati ove un tempo si raccoglievano agrumi. Le arance e i limoni vittime della globalizzazione, sempre in attesa di nuove misure di sostegno.

La Calabria è la seconda regione italiana vocata alla coltivazione di frutti e ortaggi tropicali. Qui, oltre a mango, avocado e frutto della passione si coltivano la melanzana ‘thay’ (variante thailandese della cultivar mediterranea), macadamia (frutta secca di pregio, il cui sapore ricorda entrambi i frutti mandorla e nocciola) e addirittura la canna da zucchero. L’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica, è ormai così diffuso sulle coste da venire utilizzato anche per produrre confetture.

Frutti tropicali Made in Italy, i consumatori apprezzano

Il successo dei frutti tropicali Made in Italy sembra garantito. La predilezione per l’origine italiana degli alimenti e la maggior fiducia verso i controlli pubblici ufficiali nostrani – che sempre più caratterizza le scelte dei consumatori – favorisce anche le vendite di questi frutti.

I consumi di frutta esotica, del resto, sono aumentati anche in Italia. + 17% nel decennio 2007-2016, fino a raggiungere le 840mila tonnellate/anno. In cima alla classifica rimangono le banane, che l’Italia importa da secoli e tuttora rappresentano quasi l’80% della domanda complessiva.

Mango e avocado, che nel 2018 sono entrati nel paniere Istat, sono la nuova promessa. In Europa la domanda cresce a doppia cifra con incremento, in 10 anni, del 146% (avocado) e del 56% (mango). (1)

L’origine Italia sui frutti tropicali potrebbe fungere da volano. Secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè, oltre sei italiani su 10 (61%) acquisterebbero banane, manghi, avocado italiani invece che stranieri, se li avessero a disposizione. E il 71% dei cittadini sarebbe disposto a riconoscerne il maggior valore, tenuto conto delle maggiori garanzie in termini di sicurezza alimentare (con peculiare riguardo ai residui di pesticidi, qualità e freschezza, impatto sociale.

La preferenza per il tropical-italiano – secondo la prima confederazione degli agricoltori in Europa – si spiega anche con la minore distanza delle coltivazioni dai luoghi di consumo e la raccolta dei frutti in fase più prossima alla maturazione naturale. Senza trascurare la maggior fiducia nella qualità delle produzioni agricole nazionali, anche per ragioni legate alla loro sostenibilità.

L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%), quota inferiore di 1,6 volte alla media dell’Unione Europea (1,3%) e ben 7 volte a quella dei Paesi extracomunitari (5,5%)‘, precisa Coldiretti.

Qualche nube, tuttavia, offusca l’orizzonte. La capacità innovativa delle imprese italiane ‘troppo spesso viene però ostacolata da un ritardo organizzativo, infrastrutturale e diplomatico che ha impedito all’Italia di agganciare la ripresa della domanda all’estero, con un crollo nell’ortofrutta fresca esportata nel 2018 dell’11% in quantità e del 7% in valore, rispetto all’anno precedente‘, dichiara il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

Sono necessari investimenti pubblici in infrastrutture e logistica, servono ‘trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente da nord a sud del Paese e poi in ogni angolo d’Europa e del mondo‘.

Note

(1) V. https://www.ilsole24ore.com/art/tutti-pazzi-i-frutti-tropicali-e-cosi-mango-e-avocado-entrano-paniere-istat-AENVVUlE

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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