Se i mercati dei paesi mediterranei sono saturi, quelli emergenti promettono tassi di crescita a doppia cifra per i prossimi cinque anni. La previsione è della Rabobank, che ha dedicato un rapporto proprio alle esportazioni di olio di oliva. Come riporta Teatro Naturale, secondo la banca olandese la domanda nei mercati emergenti è cresciuta ad un tasso di oltre il 13% dal 2007, in una pronunciata tendenza al rialzo destinata a continuare, con gli stessi ordini di grandezza, almeno per un altro lustro. I nuovi paesi ricchi sono un’opportunità per le esportazioni dei prodotti di qualità, visto che attualmente rappresentano il 41% del mercato globale in termini di valore. Occhi puntati soprattutto su Cina e Brasile, che di recente hanno incrementato i volumi di importazione di olio di oliva. Pechino ha importato 45.000 tonnellate nel 2012 e potrebbe diventare uno sbocco sempre più importante per le imprese che sappiano praticare una filosofia di partnership. Come con il vino, la prassi più diffusa tra i buyers della Repubblica popolare è acquistare olio sfuso da imbottigliare ed etichettare in patria, per sfruttare la forza di distribuzione dei marchi locali, in particolare statali.