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Barilla, pratiche commerciali sleali?

Barilla, pratiche commerciali sleali? Esposto di Great Italian Food Trade all’Antitrust. Troppi claim comparativi ingannevoli

Barilla impiega claim comparativi ingannevoli? Great Italian Food Trade ne è convinto ed ha perciò chiesto l’intervento dell’Antitrust. Da oltre un anno il gruppo Barilla ha inserito su almeno 42 etichette dichiarazioni nutrizionali che vantano riduzioni di grassi saturi spesso prive di rilievo rispetto alla media dei prodotti sul mercato.

Un messaggio così efficace da avere consentito al gruppo di Parma il recupero delle quote di mercato perdute a causa della precedente ostinazione a mantenere l’olio di palma nelle ricette.

Queste pratiche commerciali hanno però ingannato i consumatori sulle effettive caratteristiche dei prodotti, oltre a danneggiare i concorrenti che invece rispettano le regole.

Barilla, l’esposto all’Antitrust

Nel ricorso all’Antitrust, Great Italian Food Trade denuncia l’ampio impiego da parte di Barilla di indicazioni nutrizionali di tipo comparativo – riferite al ridotto contenuto di grassi saturi – che risultano ingannevoli poiché il paragone è riferito ‘alla precedente ricetta’ degli stessi alimenti, non più disponibili a scaffale. Anziché – come prescritto dalle regole europee e dal codice di condotta dell’associazione di categoria AIDEPI (che Paolo Barilla presiede) – alla media dei prodotti attualmente più venduti in Italia.

A causa di tale pratica commerciale, i consumatori vengono indotti erroneamente a credere che i prodotti Barilla siano effettivamente più leggeri rispetto agli alimenti della concorrenza. Ma spesso non è così. Ed è perciò che i vari enti chiamati a interpretare il c.d. regolamento claims (reg. CE 1924/06) si sono già premurati di chiarire come il confronto debba venire eseguito con la media degli alimenti più venduti nella relativa categoria merceologica di appartenenza.

Inganno ai consumatori già denunciato

Avevamo già denunciato, nei mesi scorsi, l’illegittimità dei claim comparativi realizzati sui pop-corn di Cric Crok nonché da Barilla sulle Macine di Mulino Bianco e i biscotti Ringo (Pavesi, gruppo Barilla). Evidenziando la violazione delle norme anzidette.

L’indagine è proseguita su ben 42 prodotti a marchio Mulino Bianco, Gran Cereale, Pavesi, Ringo. Biscotti, merendine, fette biscottate, grissini, cracker, bruschette e altri. Sulle cui etichette – fotografate in vari supermercati tra giugno e agosto 2017 – campeggia in caratteri cubitali il vanto della riduzione di quote significative di grassi saturi, salvo rinviare con un asterisco al termine di paragone non ammesso, in area meno visibile della confezione.

Danni alla concorrenza leale

L’esposto riporta altresì una decina di esempi del corretto operato di altre primarie industrie dolciarie italiane, le quali riferiscono il paragone alla media dei prodotti più venduti sul mercato. A quanto sembra perciò il colosso di Parma sarebbe l’unico, tra i grandi operatori, a disattendere i criteri stabiliti. Con quale illecito vantaggio sui concorrenti ligi alle regole?

La stessa Antitrust aveva a suo tempo chiarito che in caso di indicazioni nutrizionali comparative l’etichetta deve sempre riferire alla fonte dei dati (es. Nielsen, Symphony IRI, associazione industriale di categoria) utilizzati per elaborare il parametro di confronto. Mentre i dettagli dell’analisi possono invece venire specificati sul sito internet dell’operatore.

Il Ministero della Salute e le Associazioni dei consumatori, per il tramite della Consulta Nazionale Consumatori e Utenti, sono stati a loro volta informati sull’esposto. Con l’obiettivo di fare chiarezza sulle modalità di applicazione delle regole comuni, e porre fine a comportamenti che arrecano pregiudizio sia ai consumatori che alla concorrenza.

Dario Dongo

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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