La terra è una risorsa sempre più preziosa perché sempre più limitata. Questo spinge fondi di investimento statali e privati ad acquisizioni fondiarie su larga scala che possono diventare veri e propri accaparramenti, come nel fenomeno del cosiddetto land grabbing: la “rapina delle terre” nei Paesi in via di sviluppo – spesso realizzata con la complicità dei governi locali – significa strappare la terra a famiglie e comunità che vi hanno vissuto per generazioni. Si tratta di usurpazioni violente, senza preavviso, consenso e neanche risarcimento.
È fondamentale che le imprese attive nella filiera alimentare chiedano ai propri fornitori un impegno vincolante all’utilizzo sostenibile della terra contribuendo a prevenire il saccheggio delle risorse naturali e a evitarne il degrado. Dovrebbe esserci anche la certezza che le materie prime non vengano da terra ottenuta in violazione dei diritti delle comunità locali. Tutto questo ha almeno due ricadute positive sull’atività economica delle aziende alimentari: mantenere le qualità nutritive del suolo per manternere la produttività deI terreni nel lungo periodo e costruire un rapporto trasparente e duraturo con le comunità locali.