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Etichette delle bevande alcoliche, la Commissione conferma le deroghe su elenco ingredienti e tabella nutrizionale

La Commissione europea ha finalmente presentato il rapporto sulle etichette delle bevande alcoliche, confermando le deroghe su elenco ingredienti e tabella nutrizionale. L’esecutivo di Bruxelles segue con scrupolo gli ordini della lobby dell’alcol, ma è un autogol. Anzi, un alcool-goal! Vediamo perché.

Il regolamento UE 1169/11 (1) aveva delegato la Commissione a pubblicare, entro dicembre 2014, un rapporto sui drink con un tenore di alcol superiore all’1,2%. Per valutare se oggi abbia ancora senso mantenere le storiche esenzioni riservate a tali prodotti. Tenuto conto del crescente interesse dei consumAttori a conoscere la composizione dei cibi. E dall’esigenza di sapere quante calorie sono apportate dai vari alimenti. In linea, tra l’altro, con la recente applicazione della tabella nutrizionale obbligatoria su quasi tutte le etichette.

Il rapporto (2) è stato pubblicato con oltre due anni di ritardo, il 13 marzo 2017. Si ricorda anzitutto che è obbligatorio indicare il tenore di alcol, in volume, sulle bevande ove esso superi l’1,2%. È altresì doveroso comunicare gli ingredienti allergenici eventualmente presenti. Ed è possibile citare il valore energetico, su base facoltativa. A livello internazionale tra l’altro, il Codex Alimentarius non prevede deroghe di sorta a favore degli alcolici.

Una larga maggioranza dei consumatori europei intervistati, tra l’altro, ha espresso il desiderio di conoscere sia le proprietà nutrizionali, sia gli ingredienti delle bevande che contengono alcol. In linea con le informazioni prescritte sulle etichette della generalità degli alimenti. Di diverso parere, come in parte comprensibile, i produttori e i distributori. Oltre ai pubblici esercenti.

Alcune associazioni di categoria hanno frattanto rivisto le loro posizioni. I birrai europei sono a favore di un’informazione trasparente. (3) I produttori di vini e bevande alcoliche hanno espresso una prima apertura sul fronte nutrizionale. (4) Mentre i consumatori e le ONG dedite alla tutela della salute insistono su una full disclosure. Come del resto invocata dall’OMS. (5)

Il Parlamento europeo a sua volta aveva già chiesto all’esecutivo di Bruxelles di introdurre entro fine 2016 una proposta di etichettatura obbligatoria di valore energetico e ingredienti sui prodotti in esame. (6) Più moderato il pur simile avviso del Consiglio degli Stati membri. (7) I quali ultimi avevano altresì rilevato l’incongruenza delle etichette dei c.d. alcopops rispetto ai soft drink.

La Commissione conclude perciò il suo papello – con buona pace delle premesse e dei mandati ricevuti – senza alcuna proposta. Limitandosi a richiedere alle associazioni di categoria di presentare entro un anno un rapporto sulle iniziative di auto-regolazione adottate. Un alcool-goal, che esprime la visione miope di chi ancora reputa conveniente nascondere la composizione dei suoi prodotti. Non a caso intanto, le vendite in Italia dei vini biologici sono aumentate del 25,7% nell’ultimo anno.

Dario Dongo

Note

  1. FIR, Food Information Regulation, articolo 16.4

  2. http://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/fs_labelling-nutrition_legis_alcohol-report_en.pdf

  3. Come già espressa anche in Italia da Assobirra, non avendo nulla da nascondere su malti e luppolo

  4. Mentre i colossi Diageo e Pernod Ricard hanno già assunto impegni specifici, ndr

  5. World Health Organisation’s European Action Plan to reduce the harmful use of alcohol 2012–2020, http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0008/178163/E96726.pdf?ua=1

  6. European Parliament resolution of 29 April 2015 on Alcohol Strategy, http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P8-TA-2015-0174+0+DOC+XML+V0//EN

  7. http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-15050-2015-INIT/en/pdf

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