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Ecommerce alimentare, l’informazione latitante

La vendita ecommerce alimentare è soggetta a doveri di informazione al consumatore tuttora ampiamente disattesi. Le regole sono state introdotte da oltre sei anni, ma pochi le rispettano. Perché, come è possibile? Breve analisi e commenti a seguire.

Il regolamento UE 1169/11, c.d. Food Information Regulation, prescrive che tutte le informazioni previste come obbligatorie in etichetta (1) siano sempre fornite al consumatore. Anche in caso di vendita a distanza, come appunto l’ecommerce. In questi casi, le notizie devono venire rese disponibili prima del fatidico ‘clic’ per l’ordine di acquisto. (2)

La gran parte degli operatori in Italia tuttavia, si ostina a disapplicare le prescrizioni di cui sopra. Ci siamo iscritti ai siti web più noti per la vendita online di prodotti alimentari, per verificare il loro livello di ‘compliance’. A seguire, la classifica dell’illegalità. Dai siti fuorilegge a quelli più vicini al rispetto delle regole per l’ecommerce alimentare.

Ecommerce alimentare, la classifica dell’illegalità

Amazon. Il modulo informativo si basa su due voci, ‘Descrizione’ e ‘Funzionalità e dettagli’. Quest’ultima talora riferisce a ‘Caratteristiche’ e ‘Dettagli prodotto’. I quali tuttavia sono raramente (quando mai) compilati come invece doveroso. Mancano quindi le notizie essenziali. (3)

Auchan – Simply. Il sito www.auchan.it non è altro che un volantino in formato web. Nessuna informazione al di là del nome e prezzo per unità di vendita, salva a volte la quantità. La spesasimply.it aggiunge ‘Info complementari’ e ‘Ingredienti’ (con citazione degli allergeni spesso carente e priva di evidenza). A volte compare una dichiarazione nutrizionale, magari
incompleta.

Conad. Il sito www.conadacasa.it consente l’acquisto online e la consegna, in alcuni limitati distretti, delle merci acquistate. Non sono tuttavia disponibili le informazioni sui prodotti alimentari, al di là di nome del prodotto e prezzo, per unità di vendita e al kg. È solo presente un’immagine – a basso livello di definizione e perciò inservibile – del fronte etichetta.

I più attenti

Esselunga. Il portale www.esselungaacasa.it presenta un nucleo base di informazioni sui prodotti. ‘Caratteristiche’ (denominazione di vendita e garanzia ‘soddisfatti o rimborsati’), ‘Ingredienti’ (con allergeni evidenziati in grassetto’), ‘Consigli d’uso’ (‘dettagli di conservazione’). L’indicazione precauzionale sulla possibile presenza di ingredienti allergenici è peraltro priva di alcuna utilità, poiché riferisce indistintamente all’intera lista di sostanze prevista dal reg. UE 1169/11. (4)

Carrefour. Il gruppo francese, su https://myshop.carrefour.it, introduce ciascun prodotto con un gruppo articolato di notizie. ‘Ingredienti / Allergeni’, ‘Informazioni nutrizionali’, ‘Consigli d’uso e avvertenze’, ‘Denominazione di vendita’, ‘Altre informazioni’. Insoddisfacente l’informazione sulla presenza di ingredienti allergenici, spesso riferiti con riferimento a categorie non ammesse, come ‘frutta a guscio’.

Coop Italia. Il sito https://www.easycoop.com/ offre informazioni di dettaglio su tutti i prodotti alimentari in vendita tramite il proprio sito web. ‘Dettagli’, ‘Ingredienti’, ‘Allergeni’, ‘Valori nutrizionali’, ‘Conservazione’, ‘Maggiori informazioni’. Le notizie su allergeni sono talora imprecise. (5)

Nessuna sanzione a chi ignora i consumatori

Come è possibile che alcuni tra i principali operatori della distribuzione vìolino le regole più basilari? Gli strumenti tecnici non mancano. GS1-Italy (Global Standard Italia, un tempo nota come Indicod-ECR) ha sviluppato da anni il sistema Immagino, per catalogare tutti i cibi con le notizie di legge. Ma in Italia, ove pur si chiacchiera di ‘responsabilità sociale d’impresa’, (6) si trascura il rispetto delle leggi fino a quando la loro contravvenzione non sia punita. E il regolamento UE 1169/11 è a tutt’oggi privo di sanzioni.

A farne le spese sono i consumatori, come sempre. Gli allergici e i celiaci in particolare, per i quali il servizio di ecommerce alimentare è di fatto indisponibile a causa di informazione latitante o inidonea. (7) Ma le loro associazioni non paiono avvedersene, e chi scrive è purtroppo l’unico a denunciare questa gravissima inadempienza del governo italiano. Latitanza diffusa.

Note

(1) Al di fuori di quelle sole notizie che distinguono la singola unità di vendita, quali il termine minimo di conservazione o la data di scadenza, e il codice di lotto
(2) Ai sensi del reg. UE 1169/11, le informazioni ‘sono disponibili prima della conclusione dell’acquisto e appaiono sul supporto della vendita a distanza o sono fornite mediante qualunque altro mezzo adeguato chiaramente individuato dall’operatore del settore alimentare’ (articolo 14)
(3) Ci si sente anzi presi per i fondelli nel leggere le immancabili ‘Informazioni importanti – Avvertenze’ ove si legge che ‘I produttori possono modificare la composizione dei loro prodotti. Pertanto, la confezione del prodotto può contenere informazioni diverse rispetto a quelle mostrate sul nostro sito.

Si prega di leggere sempre l’etichetta, gli avvertimenti e le istruzioni fornite sul prodotto prima di utilizzarlo o consumarlo.’ Ma quale etichetta leggere e dove?
(4) Il sito di Esselunga riferisce che ‘Tutti i prodotti di gastronomia possono contenere, come ingrediente o in tracce (in quanto lavorati presso lo stesso stabilimento), le seguenti sostanze e loro prodotti derivati:

cereali contenenti glutine (grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o loro ceppi ibridati), crostacei, pesce, molluschi, arachidi, soia, lupino, uova, latte (compreso lattosio), frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci comuni, noci di acagiù, noci pecan, noci del Brasile, pistacchi, noci del Queensland), sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 10 mg/kg (espressi in SO2)’. E l’autocontrollo dove sta?
(5) Un paio di esempi dal sito di Coop Italia. ‘Bibanesi farro e quinoa’, allergeni ‘cereali’ (?), ‘Crackers Coop con olio extravergine di oliva e rosmarino’, allergeni ‘cereali contenenti glutine’
(6) CSR, Corporate Social Responsibility
(7) Paradossalmente in Italia la discriminazione di ogni forma di disabilità è amplificata anziché ridotta dal web. Esemplare in tal senso Trenitalia, che non consente ai disabili di acquistare online i biglietti (e così di accedere alle offerte)

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