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#OlivaTaggiascaDOP, lettera aperta al ministro Centinaio

Oliva taggiasca, oliva-di-Taggia e dintorni, province di Imperia e Savona, Liguria, Italia. Così pregiata da venire evocata sempre più, dappertutto, anche nelle ricette. Tanto che alcuni spacciano per taggiasca l’oliva leccina, altri iniziano a coltivarla in altre aree e Paesi.

È indispensabile e urgente la registrazione di una DOP, che è stata chiesta una dozzina d’anni fa ma ha trovato ostacolo nella mala politica e la mala amministrazione. Ci rivolgiamo ora perciò al ministro Gian Marco Centinaio.

Taggiasca DOP, 11 anni di battaglie. Puzza di bruciato

Il Comitato promotore ‘Oliva taggiasca DOP’ si batte da oltre 11 anni per ottenere il riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta). Altrimenti anche in Spagna, Tunisia e altri Paesi si potranno coltivare olive di varietà ‘taggiasca’ e immetterle sul mercato come fossero quelle vere. L’aumento dell’offerta porterà a un calo del prezzo e la produzione locale autentica scomparirà, non essendo certo in grado di affrontare battaglie sui prezzi con impianti nuovi su coltivazioni estensive a raccolta meccanizzata.

Il ministero delle politiche agricole, alimentari forestali e del turismo (MiPAAFT) è purtroppo responsabile dei ritardi e incertezze che ancora gravano sul progetto ‘oliva Taggiasca DOP’. Il dicastero agricolo ha infatti il compito di verificare l’esistenza dei requisiti di tradizione legata al territorio e promuovere la registrazione della DOP presso la Commissione europea. In questo caso invece i burocrati di Roma – oltre a disattendere i propri doveri – sono giunti a violare lo stesso regolamento europeo, pur di ostacolare la procedura. (1) Hanno così negato la registrazione, con lettera 3.11.08 che è stata impugnata mediante ricorso al TAR.

Il dirigente ministeriale ha avuto la sfacciataggine di asserire che la DOP non possa venire registrata in quanto esiste un’omonima varietà vegetale. Falso. Va subito chiarito che la varietà in questione è proprio quella riconducibile alla popolazione delle olive liguri taggiasche, e non a pere o zucchine. Proprio perciò:

– nessun conflitto può verificarsi tra la denominazione d’origine che deve venire protetta e la varietà in questione,

– nessun errore può venire indotto nel consumatore sull’origine di un prodotto che riferisce esattamente all’area geografica di sua provenienza.

La battaglia prosegue e i sospetti non mancano. L’ostacolo frapposto, come si è visto, rappresenta una distorsione inaccettabile di regole che vigono da decenni. È vergognoso oltretutto che l’illegittimo diniego abbia colpito una Regione, la Liguria, che tuttora si fregia di due sole DOP registrate. (2) Ma è proprio il valore della Taggiasca in salamoia – 3,50 €/kg, a fronte di 1,50 € per l’oliva nazionale e 1€ per quella estera – a suggerire l’esistenza di soggetti controinteressati. Come i vivaisti, che già forniscono milioni di piantine ai primi Paesi produttori d’olio, Spagna in primis, e con la varietà taggiasca possono realizzare una fortuna. I vivaisti sono concentrati tra l’altro in una Regione, la Toscana, da cui provengono diversi politici che si sono avvicendati al governo negli ultimi anni e tuttora si trovano all’opposizione. Curiose coincidenze.

Oliva taggiasca DOP, la via da seguire

Se la guerra dovrà proseguire, il Comitato promotore non si tirerà indietro. E noi saremo sempre al loro fianco, fino a rendere insopportabile anche alla Commissione europea e alla Corte di Giustizia UE l’olezzo di illegalità e abusi d’ufficio che aleggia su questo dossier. I liguri sono come gli ulivi, si flettono ma resistono, sempre. Con la mala politica e la mala amministrazione dei passati governi, oltretutto, hanno un conto in sospeso di ben altra gravità, 14.8.18.

Il ministro Gian Marco Centinaio potrà fare la cosa giusta nel tempo più rapido, prima che i contraffattori globali mettano definitivamente in crisi l’oliva taggiasca della Riviera dei Fiori. La strada da seguire è semplicissima, basta annullare in autotutela la lettera 3.11.08 mediante la quale è stata negata la doverosa registrazione della DOP richiesta. Tale atto farà cessare la materia del contenzioso amministrativo e dovrà venire subito accompagnato dal via libera alla pratica che ormai si attende da 11 anni. Un solo anno è trascorso sotto questo governo, ed è tempo di dimostrare il cambiamento.

Fiduciosi nel rapido riscontro di questo accorato appello, segnaliamo quale ipotesi subordinata la possibilità di sostituire il nome della varietà vegetale con un altro nome, dei vari impiegati per gli ulivi da taggiasca. (3) A seguito di tale variazione tuttavia il Comitato promotore dovrebbe presentare una nuova istanza e così perdere tempo prezioso in vista dell’urgente definizione della pratica. (4)

#OlivaTaggiascaDOP, avanti tutta!

Dario Dongo

Note

(1) ‘Un nome non può essere registrato come denominazione di origine o indicazione geografica qualora sia in conflitto con il nome di una varietà vegetale o di una razza animale e possa indurre in errore il consumatore quanto alla vera origine del prodotto’. (Cfr. reg. UE 1151/12, articolo 6.2. Previsione identica a quella già stabilita dal previgente reg. CE 510/06, art. 3.2, citato dal ministero delle Politiche agricole nella propria lettera di diniego

(2) Olio extravergine d’oliva di riviera ligure e basilico genovese, protagonista del pesto alla genovese 

(3) Taggiasca era un sinonimo varietale di una varietà d’olivo definita sul registro nazionale delle varietà vegetali come Giuggiolina, Gentile, Pignola d’Oneglia. Fino a quando, nell’autunno 2016, la Regione Liguria ne ha chiesto l’iscrizione come varietà vegetale specifica. Il significato della DOP è infatti quello di garantire la continuità e la tutela di produzioni che si caratterizzano per una serie di elementi – pedologici, climatici e umani – tipici del territorio di riferimento

(4) Tale percorso venne seguito con il Prosecco, che era già il nome di una cultivar poi modificata in ‘glera’, in vista della registrazione della DOP di successo, nel 2009

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