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Tipi di confettura, storia italiana

Il Belpaese produce un numero elevatissimo di tipi di confettura italiana, ogni regione è specializzata nella  conservazione e trattamento dei propri frutti autoctoni (dalle fragole alle albicocche), coltivati seguendo la rigida linea che impone il minore utilizzo possibile di fitofarmaci.

La direttiva comunitaria europea 2001/113/CE stabilisce che per realizzare una “confettura” sono utilizzabili tutti i tipi di frutta, eccezion fatta per gli agrumi, che danno al prodotto finale il nome di “marmellata“. Pellegrino Artusi nel suo trattato preferiva evitare i due termini ed unificarli sotto “tipi differenti di conserve“. I primi tipi di confettura realizzati con metodo moderno vengono fatte risalire all’opera del pasticcere francese del XVIII secolo Nicolas Appert, ma le leggende italiane chiamano in causa Maria de’ Medici e Caterina d’Aragona.

L’eccellenza, delineata da un aroma armonico e mai troppo intenso si profonde in tipi peculiari di prodotti agroalimentari tradizionali certificati, come la “cotognata” in Abruzzo, la conserva di castagne nel Lazio, quella di mirtilli rossi a Bolzano o ancora di rosa canina nelle Marche.

Gli italiani amano la confettura di fragole, spalmata sul pane toscano o accompagnata da tipi diversificati di formaggi.

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