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L’erba medica italiana per foraggi virtuosi

Con i rincari post Covid delle materie prime, il valore dell’erba medica italiana si fa più comprensibile. Al SANA 2021, il 10.9.21, i produttori di foraggi ne hanno ricordato i punti di forza. Facilmente sintetizzabili in uno schema: riconnettere la zootecnia con l’agricoltura e garantire la sostenibilità.

Erba medica italiana, il progetto Medi-C-A-Rbonio

Le virtù dell’erba medica le ha riepilogate il presidente di AIFE/Filiera Italiana Foraggi, Gianluca Bagnara, illustrando il progetto Medi-C-A-Rbonio, di cui avevamo riferito. (1)

Il progetto è realizzato nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Emilia Romagna e coinvolge 40 aziende produttrici di erba medica (socie AIFE/Filiera Italiana Foraggi e del CRPA  di Reggio Emilia (Centro Ricerche Produzioni Animali) nel ruolo di partner scientifico.

I plus ambientali dell’erba medica italiana

‘Il progetto vuole evidenziare e documentare i plus di sostenibilità ambientale dei foraggi da prati di erba medica valutando il contributo che le foraggere poliennali possono fornire al sequestro di carbonio nel suolo. Questo avverrà raccogliendo gli elementi di sostenibilità che saranno poi documentati anche a supporto di una certificazione ecologica: il made green in Italy’, spiega Gianluca Bagnara.

L’Italia importa circa il 90% di alimenti proteici destinati alla zootecnia. ‘Si tratta di un dato che deve farci riflettere soprattutto oggi alla luce dei rincari che mais e soia, in gran parte di importazione, stanno registrando e che sono quantificabili in un +60%; questo significa che i costi  della mangimistica superano il 50% del valore di produzione con una inevitabile ricaduta negativa su quelli delle aziende zootecniche che vedono annientare di fatto il loro margine di redditività’.

Erba medica, verso la certificazione ecologica

I conti sono presto fatti. La produzione italiana di erba medica produce un cinquantesimo di CO2 equivalente rispetto alla soia importata. Svolge quindi un ruolo strategico in termini di sostenibilità, oltre che di redditività e competitività.

Un ulteriore grande vantaggio sarebbe (come prevede il progetto Medi-C-A-Rbonio e richiesto ad agosto) l’ottenimento della certificazione ecologica di prodotto made green in Italy, rilasciata dal ministero della Transizione Ecologica (che calcola l’impatto o impronta ambientale, Product environmental footprint, Pef, di beni e servizi).

Utile al recupero dei suoli

Negli ultimi 60 anni l’Italia ha perso 12 milioni di ettari di superfici coltivabili, pari a Piemonte, Lombardia e Sicilia messe insieme. I terreni collinari e montani sono i primi a venire abbandonati, con le conseguenze ambientali ormai note.

La montagna e la collina rappresentano invece un patrimonio da difendere e valorizzare, dove la produzione di coltivazioni foraggere rappresenterebbe un grande plus in termini produttivi e paesaggistici’, sottolinea Duccio Caccioni, direttore del Centro Agroalimentare di Bologna.

Senza perdere di vista il potente plus – anche di marketing – degli alimenti Made in Italy ottenuti con impiego di foraggio italiano certificato green.

Quest’anno supereremo la quota di 50 miliardi di euro di export agroalimentare, una cifra che solo una ventina di anni fa non superava la metà e che, a mio avviso, ha tutti i connotati per raddoppiare nel giro di pochi anni.
Ma l’interessante fenomeno a cui stiamo assistendo proprio in questi ultimi tempi riguarda la crescente richiesta di prodotto italiano anche da parte del mercato nazionale. L’esempio più eloquente arriva dai pastai che con sempre maggiore insistenza richiedono grano made in Italy. Anche per questo la produzione di colture foraggere, e di erba medica in particolare, va incentivata, per affermare un valore indiscutibile facendone una questione strategica e non di puro marketing‘, dice Caccioni.

L’erba medica oggi

Sono circa 30 gli impianti di trasformazione dove viene conferita l’erba medica prodotta su 90mila ettari di superficie distribuiti tra Emilia Romagna, Marche, Veneto, Lombardia, Lazio, Umbria, Toscana e Abruzzo.

AIFE/Filiera Italiana Foraggi rappresenta il 90% della totalità dei foraggi essiccati e disidratati con una produzione che si aggira intorno a 800.000tonnellate/anno, pari al 10% del totale nazionale, seconda in Europa dopo la Spagna che tocca 1,3 milioni di tonnellate.

Circa il 60% della produzione di AIFE/Filiera Italiana Foraggi è destinata all’estero e il trend è in costante crescita; il fatturato aggregato dell’Associazione si aggira intorno ai 250milioni di euro/annuo ma con il giro di affari dell’intera filiera e dell’indotto la cifra raggiunge i 450 milioni. Circa 13.500 sono le persone che vi lavorano: 1.500 dipendenti, 8.000 agricoltori e 4.000 tra terzisti e fornitori. Numeri che da soli parlano dell’importanza del settore.

Note

(1) Medi-C-A-Rbonio è l’acronimo di contabilizzazione delle emissioni e sequestri del carbonio nel processo produttivo del foraggio da prato di erba medica per valutarne il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Del progetto avevamo riferito nel precedente articolo di Marta Strinati, L’erba medica amica dell’ambiente. Il progetto MEDI-C-A-RBONIO. GIFT (Great Italian Food Trade), del 13.4.21 https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/l-erba-medica-amica-dell-ambiente-il-progetto-medi-c-a-rbonio

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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