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Italia. Il ‘decreto siccità’ diventa un cavallo di Troia per i nuovi OGM. La società civile protesta

In Italia, i senatori agli ordini delle lobby di Coldiretti e Big Ag trasformano il ‘decreto siccità’ in un cavallo di Troia per nascondervi un emendamento che non ha nulla a che vedere con la crisi idrica e introdurre invece la sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM.
La Coalizione Italia Libera da OGM  chiede il ritiro dell’emendamento e annuncia battaglia legale in Unione Europea, per costringere il Parlamento italiano a rispettare le regole comuni, a partire dal principio di precauzione.

Il ‘decreto siccità’, nuovo cavallo di Troia per liberalizzare i nuovi OGM in Italia

Le Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato della Repubblica italiana, il 30 maggio 2023, hanno approvato all’unanimità un emendamento al ‘decreto siccità’ volto a liberalizzare la sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM, senza alcun riguardo ai rischi per la salute umana, la biodiversità e gli ecosistemi.

Il beffardo acronimo TEA – ‘Tecniche di Evoluzione Assistita’ (dall’ingegneria genetica, i cui protagonisti aspirano alla deregulation su scala globale) – sottende le varietà vegetali note come NGT (New Genomic Techniques), che la Corte di Giustizia UE nel 2018 ha equiparato a tutti gli effetti agli organismi geneticamente modificati.

Le vuote promesse di perseguire la sovranità alimentare

La società civile – attraverso la Coalizione Italia libera da OGM – sottolinea come questo emendamento muova in direzione opposta alla sovranità alimentare che proprio questo governo dichiara di voler promuovere, con cognizione di causa purtroppo scarsa come si è visto.

Le biotecnologie di cui trattasi infatti, con il pretesto di ‘adattare’ i sistemi agroalimentari all’emergenza climatica, la aggravano riproponendo un modello di agricoltura industriale basato sull’abuso di pesticidi ed erbicidi a cui i soli OGM – vecchi e nuovi – sono progettati per resistere, secondo scuola Monsanto.

Gli agricoltori italiani che si ostinano a seguire questo ‘modello’, del resto – al di là delle favole sulle maggiori rese – non hanno registrato alcuna variazione positiva sulle quotazioni dei loro prodotti, salvo affrontare i sempre maggiori costi degli input in agricoltura (pesticidi, erbicidi, fungicidi, e i fertilizzanti azotati necessari a compensare la sterilità dei suoli provocata dall’agrochimica).

Un fulmine a ciel sereno in un’Italia da sempre non-OGM

Il voto unanime del Parlamento italiano mette in evidenza un “pensiero unico” autolesionista dei nostri decisori politici su cosa dovrebbe essere la transizione ecologica dei sistemi agroalimentari, dimenticando le potenzialità ed opportunità offerte dall’agroecologia, che ha il ‘difetto’ di non garantire la concentrazione dei profitti nelle mani di pochi soggetti e di offrire agli agricoltori soluzioni economiche efficaci’, spiegano le associazioni.

Con questo voto l’Italia fa un passo verso l’abbandono della sua ventennale linea rigorosamente contraria agli OGM, aprendo ad una sperimentazione in campo che rappresenta la premessa per portare sulle tavole degli italiani cibo geneticamente modificato’. Oltreché per disperdere la straordinaria biodiversità che da sempre caratterizza l’agricoltura e le produzioni agroalimentari in Italia, alla base del Made in Italy acclamato nel mondo.

Violazioni del diritto europeo

L’emendamento approvato in Senato costituisce una manifesta violazione del diritto europeo che disciplina con regole uniformi la valutazione scientifica dei rischi quale premessa delle autorizzazioni UE alla deliberata immissione nell’ambiente degli OGM (vecchi e nuovi) e al loro utilizzo nella produzione di alimenti e mangimi. Gli Stati membri non hanno perciò alcun margine di manovra, al di fuori della facoltà – già espressa da Italia, Austria e vari altri Paesi – di vietare le colture OGM sui loro territori.

La proposta di deregulation dei nuovi OGM annunciata a Bruxelles non produrrà alcun effetto giuridico, d’altra parte, fino a quando il relativo testo non verrà eventualmente adottato mediante procedura di codecisione – cioè tramite accordo di Parlamento europeo, Consiglio e Commissione – ed entrerà in vigore a seguito di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ed è improbabile che ciò si verifichi a breve, tra una legislatura e l’altra, con la vivace opposizione dei cittadini europei.

L’appello della Coalizione Italia Libera da OGM

La prospettiva di avere presto cibo OGM ‘Made in Italyè fuori discussione, poiché in contrasto con il diritto UE. Ma le espressioni di voto dei rappresentanti di un elettorato sempre meno incline a recarsi alle urne aumentano la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica. La Coalizione Italia Libera da OGM chiama perciò i politici italiani ad assumere responsabilità verso i territori e le popolazioni che da sempre hanno espresso ed esprimono contrarierà verso la mutazione genetica del patrimonio agroalimentare.

L’appello è rivolto a tutti i parlamentari, ma anche ai presidenti delle Regioni e Province Autonome. Su questo tema, che riguarda i sistemi agroalimentari, la sicurezza alimentare e l’ambiente, i citati enti locali hanno giurisdizione concorrente a quella statale, grazie alla riforma costituzionale del 2001. Ed è bene che tutti rimettano i piedi nella terra ove poggiano le loro poltrone, con il dovuto rispetto della terra stessa.

Per conto della Coalizione Italia Libera da OGM:

Acu, Agorà, Aiab, AltragricolturaBio, Ari, Asci, AssoBio, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Centro Internazionale Crocevia, Civiltà Contadina, Coltivare Condividendo, Coordinamento Zero OGM, Cub, Deafal, European Consumers, Egalité, Equivita, FairWatch, Federbio, Firab, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace, Isde, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Ries – Rete Italiana Economia Solidale, Ress, Terra!, TerraNuova Onlus, Transform! Italia, Navdanya International, Seed Vicious, Slow Food, Usb, Vas, WWF.

Dario Dongo e Marta Strinati

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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