Il coronavirus non comporta alcun rischio negli alimenti. La circolare del ministero della Salute (poi mutuata da EFSA) integra i provvedimenti e le raccomandazioni adottate dal governo italiano con misure specifiche che attengono alla filiera agroalimentare. Con l’obiettivo di garantire la continuità degli approvvigionamenti, in condizioni di assoluta sicurezza, anche nelle zone soggette a restrizioni.
Alimenti sicuri, NO ai certificati ‘virus-free’
La circolare del ministero della Salute 2.3.20 – ‘emergenza da coronavirus, sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare’ – è volta anzitutto a chiarire che il virus non è trasmissibile all’uomo né dagli animali domestici (e ‘domesticati’, da allevamento), né attraverso gli alimenti.
‘Anzitutto occorre ribadire che allo stato attuale non risulta alcuna evidenza scientifica della trasmissione del virus SARS-CoV-2, agente eziologico della malattia COVID-19, dagli animali domestici all’uomo e attraverso gli alimenti. La sicurezza alimentare continua a essere garantita dalle norme vigenti e pertanto eventuali richieste di certificazioni in tal senso e non previste sono da considerarsi inappropriate’.
I certificati ‘virus-free’ sui prodotti alimentari sono perciò del tutto privi di significato tecnico e legale. Aggiungiamo a tale riguardo alcune considerazioni:
– gli Stati membri non possono ostacolare né tollerare ostacoli alla libera circolazione delle merci nel Mercato interno (salvo dimostrare scientificamente l’esistenza di un rischio e adottare misure di salvaguardia a esso proporzionate),
– gli operatori privati che adottino misure discriminatorie nei confronti di derrate che provengano dal territorio italiano si espongono alla censura e sanzione delle autorità nazionali ed europea deputate a vigilare sulla concorrenza (antitrust),
– la Commissione europea ha responsabilità di vigilare il corretto funzionamento del Mercato interno. E le omissioni di doverosi atti di ufficio, come si è annunciato in altri casi di rilievo, non saranno prive di effetti.
Filiere alimentari e controlli pubblici
La continuità d’esercizio nelle filiere agroalimentari in Italia è essenziale a garantire l’approvvigionamento di beni primari (food security) e il benessere animale, nonché l’economia e l’occupazione sui territori. Il ministero della Salute ha quindi previsto apposite misure da applicarsi ai controlli pubblici veterinari e alle produzioni alimentari nelle aree soggette a restrizioni legate all’emergenza Covid-19 (‘zone rosse’).
Attività pubblica veterinaria
Le attività dei servizi pubblici veterinari possono venire modulate in relazione alle priorità di controllo. Possono quindi venire differiti, fino a 30 giorni:
• controlli programmati per profilassi di stato e piani di sorveglianza,
• operazioni di affido degli animali da parte dei canili sanitari e dei rifugi,
• attività di front-office non strettamente connesse alle attività ritenute essenziali.
Sono indifferibili viceversa, in ragione del rischio (sanitario e di benessere animale) e dell’elevato impatto economico:
• sopralluoghi in allevamento in caso di sospetto, e attività di gestione correlate, delle malattie soggette a denuncia obbligatoria, (1)
• controlli veterinari previsti dai Piani su influenza aviaria e peste suina africana,
• controlli legati a notifiche di allerta su alimenti e mangimi (RASFF),
• visite domiciliari degli animali morsicatori, (2)
• ispezioni veterinarie previste per le macellazioni, ivi incluse quelle speciali d’urgenza.
Attività produttive e zootecniche
Esigenze di benessere animale e di gestione postulano la continuità senza interruzione né differimento delle attività che seguono:
• raccolta del latte,
• raccolta delle uova dagli allevamenti e dai centri di imballaggio,
• fornitura di alimenti per animali,
• fornitura di prodotti di origine animale e materiale germinale, ivi inclusi quelli provenienti da altri Paesi UE,
• raccolta e lavorazione dei sottoprodotti di origine animale,
• fornitura di farmaci veterinari,
• ricevimento e lavorazione delle carcasse derivate da macellazioni speciali d’urgenza, anche nell’ambito delle ‘zone rosse’,
• trattamento dei reflui zootecnici,
• gestione impianti di lavorazione e confezionamento di alimenti, quelli deperibili in primis,
• l’accudimento e gestione degli animali presenti in impianti zootecnici e di ricovero.
Movimentazioni degli animali
La garanzia di condizioni adeguate di benessere animale impone altresì di non differire le movimentazioni di animali da e verso le zone in restrizione. In particolare nei seguenti casi:
• spostamenti di animali da vita e da macello, onde evitare il sovraffollamento delle strutture,
• movimentazione di pulcini dagli incubatoi,
• cattura di cani vaganti e recupero di cani, gatti e altri animali feriti,
• macellazioni di animali, comprese quelle speciali d’urgenza.
Specifiche procedure validate dalle Asl vengono stabilite per la movimentazione e la tracciabilità del personale addetto a carico e scarico, degli automezzi e dei percorsi effettuati.
La lezione dei veterinari italiani
Ai veterinari pubblici e privati anzitutto si deve il primato dell’Italia, a livello di planetario, nella garanzia della sicurezza alimentare. Consideriamo utile condividere una nota di carattere generale su come affrontare l’emergenza in atto, dei professori Sergio Rosati e Luigi Bertolotti del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. (3)
‘Il virus non è la peste nera ma non è neanche una banale influenza’. Questo perché non abbiamo memoria immunologica o immunità di gregge. E se da un lato – come lo stesso Nobel per la medicina Luc Montagnier raccomanda, è necessario rafforzare il proprio sistema immunitario – ciò comporta che, ‘anche in assenza di forme gravi, una gran parte della popolazione in età lavorativa, sarebbe bloccata per settimane con immaginabili ripercussioni sull’economia nazionale. Quindi ben vengano le misure di restrizione attualmente in uso per arginare almeno i principali focolai epidemici’.
‘L’appello che facciamo agli studenti che hanno già maturato una sensibilità e coscienza sulle misure di lotta alle malattie degli animali è quella di fare tesoro delle vostre conoscenze ed essere parte attiva nella comunicazione del rischio, senza allarmare eccessivamente ma senza sottovalutare il problema.’
La verità è che nessuno conosce come andrà a finire. Il principio di precauzione, se applicato bene, non sarà mai apprezzato abbastanza, se il problema sanitario poi non si verifica. Mentre una sottovalutazione del pericolo, in presenza di un’epidemia fuori controllo, farebbe scoppiare la rivoluzione. La difficoltà di prendere la giusta decisione è un sottile filo che lega questi due estremi.’
Dario Dongo e Martina Novelli
Note
(1) Ai sensi del regolamento di polizia veterinaria di cui al DPR n. 320/1954
(2) Le visite domiciliari degli animali morsicatori possono venire temporaneamente sostituite da interviste telefoniche volte ad acquisire informazioni su vaccinazione antirabbica, luoghi di soggiorno dell’animale, eventuale presenza di sintomi riconducibili a tale zoonosi
(3) Il sottile filo che lega principio di precauzione e sottovalutazione del pericolo. Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI), 27.2.20