HomeSicurezzaCoccodì, 3 milioni di uova polacche e spagnole vendute come italiane

Coccodì, 3 milioni di uova polacche e spagnole vendute come italiane

Tre dirigenti di Coccodì, sedicente leader italiano ‘nella produzione di uova fresche da allevamenti biologici, all’aperto e a terra’, sono sotto indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cremona. 3 milioni di uova polacche e spagnole risultano essere state artefatte e vendute come italiane. Frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. (1)

La notizia, apparsa su Il Resto del Carlino l’11.8.20, non è stata però ripresa da nessuno. (2) La stampa italiana è incline a sbattere in prima pagina i rubagalline, ma non anche i grandi investitori pubblicitari e i loro amici. (3) Vergogna al quadrato.

Coccodì, 3 milioni di uova di origine ‘100% italiana’. Anzi polacca, o iberica

Il marchio Coccodì è storicamente legato alla produzione di uova fresche in Lombardia. Il sito web della Nuova Coccodì S.r.l. riferisce a:

– ‘alta qualità (…) che prevede produzione limitata, alimentazione controllata e rigido rispetto delle norme igienico-sanitarie’,

– ‘produzione interna dei mangimi destinati all’alimentazione delle galline. Solo materie prime 100% italiane e OGM free’.

L’Arma dei Carabinieri, attraverso i NAS (Nucleo Anti-Sofisticazioni), ha però messo in luce un’altra verità sull’operato di Coccodì:

– importazione da Polonia e Spagna di circa 3 milioni di uova (dieci autoarticolati),

– timbratura o comunque etichettatura e rivendita delle predette merci, anche attraverso Carrefour Italia, come fossero ‘100% italiane’.

I Carabinieri dei RAC (Reparti Tutela Agroalimentare), durante il lockdown, avevano a loro volta condotto l’indagine ‘Tuorlo 3’. A esito della quale sono state sequestrate 175 mila uova, dai RAC di Torino, Roma e Messina. (4)

Frode in commercio

Coccodì avrebbe provato a difendersi adducendo di avere venduto a Carrefour uova polacche a marchio ’San Faustino’ per ‘stato di necessità’, a fronte dell’impennata della domanda durante l’emergenza Covid-19. Una giustificazione del tutto ridicola. La domanda di uova fresche è effettivamente aumentata nel primo mese di lockdown, se pure compensata dal blocco del canale HoReCa (hotel, ristoranti, catering).

Ma la dinamica del mercato non può certo legittimare falsificazioni di timbri ed etichette che risultano invece strumentali alla realizzazione di un profitto ingiusto, a danno dei consumatori e del mercato.

Le informazioni sugli alimenti non inducono in errore, in particolare, per quanto riguarda le caratteristiche dell’alimento e, in particolare, la natura, l’identità, le proprietà, la composizione, la quantità, la durata di conservazione, il paese d’origine o il luogo di provenienza, il metodo di fabbricazione o di produzione’ (reg. UE 1169/11, articolo 7.1.a).

Made in Italy tradito

Il valore effettivo delle uova in arrivo da Polonia e Spagna è evidentemente inferiore a quelle italiane. Altrimenti non verrebbero acquistate a un paio di migliaia di chilometri di distanza, affrontando i costi economici e ambientali del trasporto su gomma, anziché nel Bel Paese. Tanto più ove si consideri che l’avicoltura italiana è autosufficiente, vale a dire pienamente in grado di assolvere alla domanda nazionale.

I consumatori a loro volta attribuiscono ai prodotti alimentari ‘100% Made in Italy’ un valore superiore. Come dimostra la continua crescita della loro richiesta, periodicamente registrata dall’Osservatorio Immagino di GS-1 Italy e Nielsen. (5) In particolare per quanto attiene ai prodotti di origine animale, essendo ben noti:

– i livelli di efficacia ed efficienza dei controlli pubblici veterinari in Italia, senza pari in UE,

– i fenomeni di dumping sociale realizzati in Germania come in altri Paesi europei, nelle filiere zootecniche soprattutto,

– i problemi di sicurezza alimentare spesso riscontrati sulle uova di altri Paesi UE. A causa di frodi (es. Fipronil, 2017) e carenze igieniche (es. Salmonella enterica ser. Gallinarum, v. allerta nel sistema RASFF 2020.2910 su uova da Polonia distribuite in Italia, 16.7.20).

Nuova Coccodì, l’etica di carta

Nuova Coccodì S.r.l. viene costituita nel 2016 per il salvataggio finanziario della storica Coccodì (1962), grazie a un’iniezione di capitale da parte di nuovi soci tra cui almeno una società fiduciaria. Il suo fatturato, oltre 50 milioni di euro, vale ad esprimere una produzione di circa 400 milioni di uova e rappresenta una quota pari al 3% del mercato nazionale (12,6 miliardi).

Il ‘codice etico riporta quanto segue:

– nei ‘rapporti con i clienti’, ‘Coccodì si propone di conseguire il successo aziendale attraverso il (…) più assoluto rispetto delle rilevanti normative, in primis quelle di ordine sanitario e volte a garantire la salubrità dei prodotti alimentari, nonché nell’osservanza dei principi di corretta concorrenza di mercato.
Coccodì pertanto, nei rapporti con i clienti, si adopera affinché i Collaboratori osservino le seguenti regole:
– rispettare le leggi e le normative vigenti; (…)
– divulgare informazioni sui servizi/prodotti offerti quanto più complete ed esaurienti;
– astenersi dal ricorrere a messaggi pubblicitari ingannevoli o comunque fuorvianti’ (Codice etico, pagina 9).

Concorrenza sleale

I fatti accertati dai NAS evidenziano come Nuova Coccodì S.r.l. abbia ‘bruciato’ la concorrenza, immettendo sul mercato a ‘prezzi imbattibili’ prodotti derivati da attività criminose (che avrebbero compreso la falsa timbratura delle uova. Con buona pace del suo Codice etico che nella parte relativa ai rapporti con i fornitori indica quanto segue:

– nei ‘rapporti con i concorrenti’, ‘Coccodì riconosce l’importanza fondamentale di un mercato competitivo e, nel rispetto delle normative nazionali e comunitarie in materia di antitrust, nonché delle linee guida e delle direttive dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, non assume comportamenti, né sottoscrive accordi con altre società che possano influenzare negativamente il regime di concorrenza tra i vari operatori del mercato di riferimento’ (Codice etico, pagina 10).

Organizzazione inadeguata

Le due S.r.l. Nuova Coccodì e Società Agricola Nuova Coccodì sono altresì dotate di un Modello di Organizzazione Gestione e Controllo, ai sensi del d.lgs. 231/01, adottato il 27.3.18 dal CdA.

‘Le contenute dimensioni aziendali e la semplicità del ciclo produttivo consentono efficaci controlli anche con una struttura non particolarmente gerarchizzata’ (modello organizzativo, capitolo 3.5, principi generali del sistema gestionale interno).

Il modello di organizzazione, nel capitolo 5.1 dedicato alla Identificazione delle attività a rischio – indica la sola ‘vendita di beni a soggetti terzi’, non anche l’approvvigionamento delle uova, quale attività a rischio di Commissione di delitti contro l’industria e il commercio (frode in commercio e altri).

In attesa di conoscere l’esito delle indagini, è facile evincere dalle notizie riportate come il modello organizzativo non abbia funzionato. Ed è altrettanto difficile immaginare come l’importazione di dieci autotreni di uova da Polonia e Spagna – un’operazione straordinaria, da parte di impresa che venda uova ‘100% italiane’ – possa essere sfuggita ai vertici, e al controllo di gestione, di un’organizzazione descritta come ‘semplice’.

Responsabilità

Le responsabilità penali dei dirigenti d’impresa, nella fattispecie in esame, appaiono idonee a fare scaturire la responsabilità amministrativa d’impresa per i delitti contro l’industria e il commercio. Ai sensi del d.lgs. 231/01. (6)

L’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM, c.d. Antitrust) potrà altresì considerare l’ingannevolezza delle pratiche commerciali poste in essere dal professionista, in violazione del Codice del consumo (d.lgs. 206/05).

Le autorità dovranno altresì valutare le eventuali responsabilità della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), per non avere garantito il rispetto delle regole vigenti – ivi comprese le norme che prescrivono l’obbligo di indicare l’origine e provenienza dell’ingrediente primario, ove diverse dal luogo di produzione o imballaggio (reg. UE 2018/775) – da parte del fornitore Nuova Coccodì S.r.l. (7,8).

Il ruolo della GDO

Gli operatori della GDO, i quali a loro volta sono in genere provvisti di codici etici e modelli organizzativi aziendali di cui al d.lgs. 231/01, non potranno sottrarsi dal rivedere la posizione di Nuova Coccodì S.r.l. nei propri elenchi fornitori. Valutando ove del caso la sospensione del fornitore fino a quando non verranno offerte idonee garanzie in merito alla sua affidabilità. Vale a dire, la rimozione di tutti i soggetti responsabili di quanto accaduto, ivi compresi gli organi deputati al controllo di gestione e i membri dell’organo di vigilanza. Oltre a doversi procedere ad appositi audit.

L’integrità della filiera è legata indissolubilmente a quella di ogni suo singolo partecipante e le uova marce devono venire rimosse al più presto. Senza illudersi nel silenzio di una stampa connivente con i grandi inserzionisti e i loro compagni di merende.

Dario Dongo

Note

(1) Codice penale, articoli 515 e 517
(2) Federica Orlandi. Le uova marchiate Italia arrivavano dalla Polonia. Il Resto del Carlino. 11.8.20,
(3) Il servilismo dei media italiani ai poteri forti ha raggiunto il culmine nel silenzio sull’inchiesta della BBC sullo sfruttamento minorile nella raccolta di nocciole destinate a Ferrero, in Turchia. V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/ferrero-nocciole-e-lavoro-minorile-inchiesta-bbc-in-turchia
(4) Ed è ‘curioso’, un eufemismo, che la notizia del sequestro di 175 mila uova presso aziende agricole non identificate abbia avuto un’eco ben maggiore rispetto a quella di una frode su una quantità di merci 17 volte superiore da parte di un unico colosso. V. https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/cibo_e_salute/2020/07/03/alimentare-sequestrate-175mila-uova-mancanza-tracciabilita_6df443fe-4222-435f-800f-9c1405e690c1.html
(5) Osservatorio Immagino, rapporto sui consumi in Italia 2019. V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/consumi-alimentari-in-italia-il-rapporto-di-immagino-2019
(6) Dario Dongo. Responsabilità amministrativa d’impresa nella filiera alimentare. GIFT (Great Italian Food Trade). 21.6.18
(7) Dario Dongo. Le responsabilità della GDO. GIFT (Great Italian Food Trade). 17.3.18
(8) Dario Dongo, Pier Luigi Copparoni. Responsabilità del distributore, approfondimenti. GIFT (Great Italian Food Trade). 22.5.18

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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.

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