Troppo sale nei prodotti vegani e vegetariani. Quanto già dimostrato un’indagine di mercato di GIFT (Great Italian Food Trade), trova conferma dall’altra parte del mondo, in uno studio scientifico australiano.(1)
Un attentato alla salute, considerato che al consumo eccessivo di sale – che in Europa è doppio rispetto alla soglia raccomandata dall’OMS (5 g/die) – è associata la prevalenza di malattie cardiovascolari, prima causa di mortalità prematura a livello planetario. Come acclarato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), nel proprio parere scientifico 26.2.08 sui profili nutrizionali. L’eccesso di sodio favorisce inoltre l’insorgenza di tumori e diabete.
Eccesso di sale nei cibi confezionati per la dieta vegetariana e vegana. Lo studio australiano
I prodotti ‘alternativi alla carne’ imitano l’aspetto e talvolta anche il sapore dei prodotti per carnivori. In molti casi si tratta di alimenti ultraprocessati, talora anche con ricorso all’ingegneria genetica. Spesso presentati con nomi che richiamano quelli delle carni (c.d. meat sounding), come ‘hamburger’, ‘polpette’, ‘hot-dog’, etc.
Le intenzioni originarie dei fautori di stili di vita vegetariani e vegani – promuovere consumi rispettosi della vita animale, improntate alla ricerca di nuovi equilibri dietetici – hanno ceduto alla moda. E così, alle politiche industriali e commerciali più aggressive e furbesche. Al punto da tradire completamente, nella gran parte dei casi, i precetti della macrobiotica resa celebre nel mondo da George Oshawa. Il quale appunto predicava un preciso equilibrio tra i diversi gruppi di alimenti, rigorosamente bio, da consumare allo stato grezzo o minimamente processato. I cibi per vegetariani e vegani che ora affollano gli scaffali sono perciò, in non pochi casi, carichi di additivi alimentari e soprattutto di sale.
Lo studio scientifico condotto in Australia ha misurato i livelli di sodio presenti negli alimenti meat-free in commercio nel 2019. E lo ha comparati con i livelli registrati sulla stessa categoria di prodotti, a partire dal 2010. Con l’obiettivo di valutare la coerenza di tali produzioni con l’obiettivo di sanità pubblica universalmente condiviso, ridurre drasticamente il consumo di sale nella dieta. A tal fine sono stati considerati i target definiti dal Regno Unito nel 2017 e quelli stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS o WHO, World Health Organization). La quale ultima, nel 2006, ha stabilito in 5 grammi al giorno la dose massima di sale. Un obiettivo mancato, in Australia (ove l’apporto medio è di 10,1 g/die negli uomini, 7,3 g nelle donne) come in Italia. Ed è stato tuttavia rilanciato, nel 2013, raccogliendo l’impegno di tutti gli Stati membri – tuttora inevaso – di ridurre del 30% l’apporto medio di sale della popolazione entro il 2025.
Ridurre il sale si può. Basta scegliere con attenzione i prodotti a scaffale
I ricercatori australiani dimostrano poi come la riformulazione dei prodotti (cioè il cambio di ricetta), verso un miglior equilibrio nutrizionale, sia del tutto possibile. La comparazione di prodotti simili di marca diversa mostra infatti l’esistenza di un gap straordinario nel tenore di sodio/sale. Alcuni esempi a seguire.
– Tofu. Alimento base nella dieta vegetariana e vegana, il tofu ha tenori di sodio estremamente variabili. Il Nutrisoy Tempeh Tasty contiene 320 mg di sodio per 100g. Oltre 300 volte di più del TLY Lite Firm Tofu TLY Silken Tofu, che ne contiene appena 1mg/100g. Differenze significative si riscontrano anche nel tofu aromatizzato (flavoured). Il B J Sliced Garlic Tofu contiene il triplo del sodio presente nel Nutrisoy Tofu Spicy (688mg contro 224, su 100g di prodotto).
– Falafel. La quantità massima riscontrata ammonta a 1260 mg/100g e si trova nei Monjay Mezza Traditional Falafel and Spinach Falafel. Basta cambiare marca per ridurre a meno di un decimo il carico di sodio. Nei falafel di Naturally, infatti, la concentrazione di sodio precipita a 124mg/100g.
– Meat-free bacon. Nella ‘pseudo-pancetta’ la differenza nella concentrazione di sodio è meno marcata. Tuttavia, ammonta a oltre 200 mg tra i 924mg/100g della Vegie Delights Bacon Style Rashers e i 712mg/100g delle Quorn Bacon Style Pieces.
– Meat-free burger. Anche tra i ‘burger’ vegetali bisogna scegliere con attenzione. I 682 mg/100g di sodio dei Fry’s Family Burgers Quinoa & Brown Rice Protein contengono quasi 6 volte il sodio presente nei Unreal Co. Italian Beefy Burger with Onion (119mg/100g).
– Meat-free sausages. I ‘salsicciotti senza carne’ Vegie Delights Classic Hot Dogs contengono quasi il doppio del sodio presente nelle Syndian Cheezy Kale & Cashew Vegan Sausages (685mg contro 271 mg per 100g).
L’adozione obbligatoria del NutriScore sulle etichette degli alimenti preimballati – come richiesta a viva voce dai cittadini europei – risparmierebbe i consumAttori dalla difficoltà nella ricerca di alimenti squilibrati per eccesso di sale. Oltre a stimolare le industrie di produzione a migliorare i profili nutrizionali dei loro alimenti, come è infatti già avvenuto in Francia.
A buon intenditor, poche parole!
Marta Strinati e Dario Dongo
Note
(1) Salt levels in meat alternatives in Australia (2010-2019), Report prepared for the Vichealth Salt Partnership, by Emalie Rosewarne and Clare Farrand, World Health Organization Collaborating Centre on Population Salt Reduction, The George Institute for Global Health https://www.georgeinstitute.org.au/sites/default/files/meat_alternatives_key_findings_report.pdf