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Vino bio: meno solfiti e tutela delle pratiche italiane

Vino bio: meno solfiti e tutela delle pratiche italiane. In vista della revisione del regolamento sul vino bio a Vinitaly si discute della proposta italiana

In vista della modifica del Regolamento UE 203/2012 sulla produzione dei vini biologici, in vigore da tre anni, l’Italia affina la sua proposta. La richiesta alla Ue è incentrata in particolare su due aspetti:

  • il mantenimento di alcune pratiche enologiche per la produzione di mosti concentrati
  • la riduzione di coadiuvanti e solfiti ammessi nel vino bio, affinché la differenza da quello convenzionale sia sempre più marcata.

La proposta italiana è stata oggetto del convegno ‘La revisione della normativa sul vino biologico. Il comparto si confronta’, organizzato il 23 marzo 2015, nell’ambito di Vinitaly, da FederBio assieme ad AIAB e Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica.

Giacomo Mocciaro del ministero delle Politiche agricole e forestali ha illustrato la proposta di revisione in discussione a Bruxelles. Con le modifiche su alcune pratiche enologiche sui mosti concentrati, il cui utilizzo è di fondamentale importanza per la produzione di vini in Italia.

“In un momento di crescita del vino biologico, che ha visto un incremento del 67,8% di ettari vitati (da 40.480 ettari del 2008 e 67.937 del 2013) è importante che le regole siano chiare e facilmente applicabili dalle aziende del comparto”, sottolinea Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.

Vino bio meno solfiti e coadiuvanti

Il punto di arrivo deve soddisfare due esigenze, secondo Mauro Braidot di UPBIO. Dice il rappresentante dei produttori biologici e biodinamici italiani: “salvaguardare quelle pratiche, come quella del mosto concentrato, di estrema importanza in particolar modo per la produzione nelle regioni a forte tradizione viti vinicola del nord Italia, e ridurre i coadiuvanti, al fine di marcare ulteriormente la differenza tra vino bio e vino tradizionale anche in cantina”. Tra i coadiuvanti sono considerati i solfiti. Per i quali i produttori italiani puntano a una ulteriore riduzione delle quantità ammesse.

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